(Adnkronos) – Cortei pro Palestina in tutta Italia oggi, sabato 27 gennaio, nonostante la richiesta di rinvio avanzata dal Ministero dell'Interno per la concomitanza con il Giorno della Memoria. La richiesta era stata fatta al Viminale dalle Comunità ebraiche. Come da programmi, invece, ci sono state manifestazioni a Milano, Roma e Napoli. Al grido “Palestina libera” anche gli studenti e gli attivisti dei collettivi sono scesi in piazza Vittorio Emanuele a Roma per la manifestazione pro Palestina. “Hanno provato a criminalizzarci”, affermano, “hanno provato a negare il genocidio che da 70 anni c’è in Palestina. Siamo qui per ricordare che in Palestina ci stanno studenti che lottano come noi. Hanno tentato di andare contro la manifestazione, ma noi studenti siamo qui”. “Gli studenti sanno da che parte stare – sottolinea uno dei manifestanti – noi siamo antisionisti e contro il genocidio in Palestina”. “Quello che accade in Palestina è la storia che si ripete – prosegue un’altra attivista – e non possiamo accettare che un genocidio venga portare avanti con la complicità dell’Italia”. Sventolano bandiere della Palestina, di ‘Cambiare rotta’ e di Osa. ‘Manifestare contro Israele non è reato’ è uno dei manifesti che campeggia in piazzale Loreto a Milano, all’angolo con via Padova, dove centinaia di persone – che sventolano bandiere della Palestina – si stanno radunando dopo la decisione del governo di fermare i cortei nella Giornata della memoria. ‘Fateci manifestare’, ‘Palestina libera’ sono le richieste urlate a gran voce. “Nella giornata della memoria mi avete ricordato che la vita di un bambino palestinese vale quanto quello di un bimbo ebreo durante l’Olocausto” è un cartellone sorretto da una donna. A un altro angolo della piazza gli organizzatori ricordano di aver avuto richiesta di spostare il corteo di 27 gennaio (sono più sabati che si svolgono cortei pro Palestina) che coincide con la Giornata della Memoria. “Questa richiesta è stata presa ieri, l’abbiamo accettata con amarezza, ma non è corretta: non è la comunità ebrea che deve comandare e decidere. Noi abbiamo accettato per rispetto, ma con amarezza. Non volevamo creare problemi, domani faremo la nostra manifestazione. Anche oggi abbiamo dimostrato il nostro senso di responsabilità nei confronti della questura e del governo”. Un altro organizzatore della comunità palestinese sottolinea come “non possiamo dimenticare la sofferenza di nessun popolo, aver fatto la manifestazione oggi non avrebbe superato il ricordo della Memoria, ma se il genocidio degli ebrei richiama l’attenzione di tutti, questo non avviene per il genocidio dei palestinesi. Fino a quando il nostro popolo soffre saremo in piazza, nessuno di noi e antisemita. Siamo sempre stati antifascisti, siamo contro il razzismo e la discriminazione. Serve il cessate il fuoco”. Un manichino con la faccia del premier israeliano Benjamin Netanyahu, vestito da deportato con la stella di David, le mani incatenate e insanguinate, viene esposto da un manifestante al sit-in pro Palestina in piazza Vittorio a Roma. Un’iniziativa estemporanea contro la quale si è levata anche la protesta di qualche manifestante che ha protestato contro il ragazzo che esponeva il manichino: “Ora sui giornali si parlerà di quello invece che della piazza”, ha criticato una donna. Nonostante la richiesta di rinvio avanzata dal Ministero dell'Interno per la concomitanza con il Giorno della Memoria, questa mattina il centro sociale "Mezzocannone occupato" è sceso in piazza, precisamente in piazza San Domenico Maggiore, al centro storico di Napoli. Questo è il messaggio che si legge sulla pagina Facebook del centro sociale: "Il mondo non potrà mai dimenticare l’orrore dell’Olocausto, il genocidio perpetrato dal regime nazista che portò alla morte sei milioni di ebrei ed altre 10 milioni di persone, tra cui le popolazioni slave dell’est Europa, rom, minoranze etniche, gruppi religiosi, dissidenti e prigionieri politici, omosessuali, persone con disabilità. Oggi come allora sentiamo viva e fortissima la necessità di onorare la memoria delle vittime del nazismo – continua il messaggio su Fb – la nostra coscienza di antifascisti, infatti, ci impone di contrastare quotidianamente qualsiasi reminiscenza antisemita, razzista e di estrema destra. La 'memoria' non può essere un concetto vuoto e rituale, ma è anzitutto uno strumento potentissimo che dobbiamo utilizzare per impedire ed impedirci di ripetere gli orrori del passato". Si legge ancora: "Rigettiamo l’equiparazione tra antisemitismo ed antisionismo, poiché in nessun caso criticare il progetto sionista può corrispondere ad un sentimento di odio nei confronti della popolazione ebraica. Non possiamo accettare un uso strumentale della giornata della memoria, che non può adeguarsi alla propaganda del governo israeliano a sostegno del progetto sionista, perché ontologicamente è una giornata antifascista, antinazista e, di conseguenza, antisionista. E non parliamo solo di quanto sta accadendo a Gaza ed in Cisgiordania dal 7 ottobre di quest’anno (che ha portato all’uccisione di più di 30mila persone, di cui 12mila bambini, in cento giorni di assedio), ma ci riferiamo ad un regime di oppressione e pulizia etnica che dura da quasi un secolo, un “genocidio al rallentatore”. "Ieri il tribunale dell’Aja, con una decisione storica, nella causa per genocidio presentata dal Sud Africa, ha ordinato ad Israele di porre fine agli atti genocidari di far arrivare gli aiuti umanitari a Gaza.Ciò racconta che è possibile stracciare il velo di Maya della propaganda sionista a senso unico. L’unico modo che riteniamo opportuno per onorare la giornata della memoria è fermarl’attuale genocidio e gli omicidi di massa diretti dallo stato, a partire dalla Palestina. Abbiamo detto mai più nel 1945 ed oggi lo diciamo con più forza", si chiude il messaggio. Questa mattina il centro sociale "Mezzocannone occupato" è sceso in piazza, precisamente in piazza San Domenico Maggiore, al centro storico di Napoli. Questo è il messaggio che si legge sulla pagina Facebook del centro sociale: "Il mondo non potrà mai dimenticare l’orrore dell’Olocausto, il genocidio perpetrato dal regime nazista che portò alla morte sei milioni di ebrei ed altre 10 milioni di persone, tra cui le popolazioni slave dell’est Europa, rom, minoranze etniche, gruppi religiosi, dissidenti e prigionieri politici, omosessuali, persone con disabilità. Oggi come allora sentiamo viva e fortissima la necessità di onorare la memoria delle vittime del nazismo – continua il messaggio su Fb – la nostra coscienza di antifascisti, infatti, ci impone di contrastare quotidianamente qualsiasi reminiscenza antisemita, razzista e di estrema destra. La 'memoria' non può essere un concetto vuoto e rituale, ma è anzitutto uno strumento potentissimo che dobbiamo utilizzare per impedire ed impedirci di ripetere gli orrori del passato". Si legge ancora: "Rigettiamo l’equiparazione tra antisemitismo ed antisionismo, poiché in nessun caso criticare il progetto sionista può corrispondere ad un sentimento di odio nei confronti della popolazione ebraica. Non possiamo accettare un uso strumentale della giornata della memoria, che non può adeguarsi alla propaganda del governo israeliano a sostegno del progetto sionista, perché ontologicamente è una giornata antifascista, antinazista e, di conseguenza, antisionista. E non parliamo solo di quanto sta accadendo a Gaza ed in Cisgiordania dal 7 ottobre di quest’anno (che ha portato all’uccisione di più di 30mila persone, di cui 12mila bambini, in cento giorni di assedio), ma ci riferiamo ad un regime di oppressione e pulizia etnica che dura da quasi un secolo, un “genocidio al rallentatore”. "Ieri il tribunale dell’Aja, con una decisione storica, nella causa per genocidio presentata dal Sud Africa, ha ordinato ad Israele di porre fine agli atti genocidari di far arrivare gli aiuti umanitari a Gaza.Ciò racconta che è possibile stracciare il velo di Maya della propaganda sionista a senso unico. L’unico modo che riteniamo opportuno per onorare la giornata della memoria è fermarl’attuale genocidio e gli omicidi di massa diretti dallo stato, a partire dalla Palestina. Abbiamo detto mai più nel 1945 ed oggi lo diciamo con più forza", si chiude il messaggio. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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