(Adnkronos) – Il pesciolino Nemo, protagonista dell'omonimo film d'animazione, e tutti i 'colleghi' della famiglia dei pesci pagliaccio hanno anche un'altra dote, oltre quella di ispirare tenerezza ed entusiasmare il pubblico con le loro avventure sottomarine. Si tratta di inaspettate capacità matematiche. Secondo un team di ricercatori che li ha studiati approfonditamente, "sanno contare" e proprio facendo caso al numero delle strisce di chi gli si presenta davanti riescono a distinguere gli amici da nemici e intrusi. Nemo è un'icona ed è entrato nell'immaginario dei più piccoli, rannicchiato insieme al papà in un anemone di mare. Con questo iniziale scenario idilliaco la Pixar potrebbe indurre lo spettatore a credere che la vita dei pesci pagliaccio sia pacifica e tranquilla. Ma questo mito è smentito dalla realtà. I pesci pagliaccio (o pesci anemone) sono piccole creature esuberanti, che difendono con entusiasmo le loro case di anemoni dagli intrusi. E anche se a volte va bene condividerle con alcuni pesci anemone di altre specie, non trovano bello invece convivere con quelli che reputano gli 'intrusi' per eccellenza, i pesci della propria specie. Questi ricevono sempre l'accoglienza più gelida. Ma gli scienziati si sono chiesti: come fanno i pesci pagliaccio a distinguere i membri della loro specie dagli altri pesci a strisce? Secondo Kina Hayashi del giapponese Okinawa Institute of Science and Technology e colleghi, gli esemplari di Amphiprion ocellaris – questo il nome scientifico del pesce pagliaccio comune – sarebbero appunto in grado di contare il numero di bande bianche sul corpo di altri pesci. Gli scienziati spiegano come sono arrivati a questa conclusione sul 'Journal of Experimental Biology'. Per scoprire il talento matematico dei pesciolini in questione, Hayashi, Noah Locke e Vincent Laudet hanno allevato un banco di giovani 'Nemo', fin dalle uova, per assicurarsi che non avessero mai messo gli occhi su altre specie di pesci pagliaccio. Una volta che i piccoli avevano circa 6 mesi, Hayashi filmava le loro reazioni ad altre specie di pesci pagliaccio, tra cui il pesce pagliaccio di Clark (A. clarkii), il pesce pagliaccio puzzola arancione (A. sandaracinos) e il pesce pagliaccio a sella (A. polymnus), così come agli intrusi della loro stessa specie. Come previsto, il pesce pagliaccio comune ha messo in maggiore difficoltà proprio i membri della propria specie, con tre bande bianche, affrontandoli e mantenendo una situazione di stallo. Al contrario, ci è andato più leggero con gli intrusi di altre specie: il pesce pagliaccio puzzola arancione – senza barre laterali e con una linea bianca lungo il dorso – si è trovato a malapena affrontato, mentre il pesce pagliaccio di Clark e il pesce pagliaccio a sella – con 2 e 3 barre bianche, rispettivamente – venivano solo lievemente 'bullizzati'. In un secondo esperimento il team ha poi isolato piccoli banchi (da 3) di giovani pesci pagliaccio comuni in vasche individuali e ha filmato le reazioni a un semplice modello di pesce arancione o a modelli dipinti con una, due o tre bande bianche, tenendo un conteggio di quanto spesso il pesce inseguiva o attaccava l'intruso. I pesci pagliaccio prestavano poca attenzione al semplice modello arancione, di tanto in tanto si interessavano e inseguivano il modello con una sola striscia, mentre aumentavano nettamente la pressione sui modelli a 3 strisce. A loro non piaceva condividere lo spazio con estranei a tre barre con cui si assomigliavano. E anche i modelli a due righe sono finiti nel mirino, probabilmente, ipotizza Hayashi, perché durante lo sviluppo i pesci pagliaccio comuni inizialmente formano solo due strisce bianche, a circa 11 giorni d'età, e acquisiscono la terza solo 3 giorni dopo. Il sospetto è dunque che possano vedere anche i pesci con due barre bianche come concorrenti da scacciare. Di conseguenza però, tutto questo suggerisce anche che il popolo dei Nemo sa discriminare in base al numero di strisce bianche sui lati, le sa contare, e questo consente di difendere la propria dimora dagli intrusi che potrebbero tentare di sfrattarli, prestando meno attenzione ai pesci di altre specie che hanno poco interesse a stabilirsi nella loro residenza di anemoni. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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