Gaza, Hamas: “Impossibile dire quanti ostaggi siano ancora vivi”

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(Adnkronos) –
Hamas non sa quali e quanti ostaggi siano ancora vivi nella Striscia di Gaza. Lo ha dichiarato alla Bbc Basim Naim, membro del Politburo di Hamas, sostenendo che è ''praticamente impossibile'' fornire a Israele una lista degli ostaggi che sono sicuramente ancora in vita. "Fino ad ora non abbiamo presentato alcuna lista – ha spiegato Naim -Ma tecnicamente e praticamente in questo momento è praticamente impossibile sapere esattamente chi è ancora vivo e chi è stato ucciso a causa dei bombardamenti israeliani o chi è stato ucciso per fame a causa dell'assedio israeliano''. Inoltre gli ostaggi ''si trovano in zone diverse con gruppi diversi e quindi abbiamo chiesto un cessate il fuoco per poter raccogliere i dati'', ha aggiunto il funzionario di Hamas. Naim ha ribadito che il gruppo non accetterà un accordo senza la fine della guerra e il ritiro completo delle Forze di difesa israeliana (Idf) da Gaza. Un alto funzionario di Hamas ha inoltre dichiarato che il gruppo ha consegnato ''i criteri sui detenuti palestinesi da liberare'' e quindi ora ''la palla è nel campo di Israele''. Non sono stati indicati nomi precisi e che almeno una ventina di detenuti sono stati condannati all'ergastolo. Hamas, ha aggiunto la fonte, non ha chiesto un ritorno immediato degli abitanti di Gaza nel nord della Striscia per il rischio di sovraffollamento. Il gruppo è infatti a favore di un ritorno ordinato e graduale di oltre 500 famiglie al giorno durante il periodo del cessate il fuoco, con la partecipazione della Mezzaluna Rossa e dell'Unrwa. Secondo quanto sostiene un funzionario di Hamas citato a condizione di anonimato dal Wall Street Journal, il primo fine settimana di Ramadan, il mese sacro all'Islam che inizierà sabato 10 marzo, potrebbe essere l'occasione propizia per il raggiungimento di una tregua e per lo scambio tra ostaggi e detenuti palestinesi. Secondo la fonte è improbabile che si raggiunga un accordo prima dell'inizio del Ramadan, ovvero in questa settimana. I mediatori e gli inviati di Hamas hanno fatto ''progressi significativi'' verso una tregua nella Striscia di Gaza, riferisce la televisione statale egiziana mentre i colloqui al Cairo entravano nel secondo giorno. Egitto, Qatar e Stati Uniti hanno spinto per un cessate il fuoco nella guerra durata quasi cinque mesi tra Israele e Hamas. Israele non ha inviato una squadra di negoziatori al Cairo dopo aver ricevuto una risposta non soddisfacente da Hamas sulla bozza elaborata a Parigi lo scorso fine settimana.  
Ha rassegnato le sue dimissioni il portavoce delle Forze di difesa israeliane (Idf) Daniel Hagari, l'uomo che quotidianamente e più volte al giorno, attraverso i social, ha aggiornato sull'andamento della guerra contro Hamas dal 7 ottobre scorso. Lo riporta Channel 14 sottolineando che Hagari avrebbe deciso di lasciare l'incarico per ''questioni professionali e personali''. 
Insieme a Hagari avrebbero annunciato le loro dimissioni molti altri funzionari dell'unità di informazione dell'Idf, tra cui il suo vice, il colonnello Butbul, il colonnello Moran Katz e il portavoce internazionale delle Forze di difesa israeliane, il tenente Richard Hecht. L'ultimo tweet di Hagari riguarda un incontro tra il Capo di Stato Maggiore, il Rabbino dello Shin Bet e il Commissario ieri sera per una valutazione congiunta della situazione in vista del Ramadan al fine di rafforzare il coordinamento tra gli organismi e la prontezza operativa per tutti gli scenari. Tutto questo con la volontà, aveva scritto Hagari, di consentire la libertà di culto agli arabi israeliani ed ebrei con restrizioni che riguardano la sicurezza e la protezione.  Sale intanto ad almeno 30.534 il numero di palestinesi uccisi nell’offensiva militare israeliana su Gaza dal 7 ottobre. Quasi 72mila i feriti. Lo afferma in una nota il ministero della Sanità di Gaza. Nelle ultime 24 ore sono state uccise 124 persone e 210 sono state ferite, prosegue la nota.  Sempre secondo il Wall Street Journal, funzionari di Egitto e Qatar ritengono che almeno da una settimana si siano persi i contatti con i leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar. Secondo fonti citate a condizione di anonimato da Channel 12 e Ynet, invece, Sinwar non ha alcuna intenzione di raggiungere un accordo sul cessate il fuoco con Israele nei prossimi giorni e spera in una escalation di violenza durante il Ramadan.  Il presidente americano Joe Biden si è rifiutato di parlare al telefono con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dopo l'attacco delle Forze di difesa israeliane (Idf) ai palestinesi in fila per ricevere aiuti umanitari a nord di Gaza. Lo riporta Sky News Arabiya citando una propria fonte, secondo la quale la distanza tra i due leader si sta acutizzando in quanto Biden ritiene che Netanyahu non stia rispettando gli impegni sugli aiuti garantiti alla popolazione palestinese. 
La notizia è però stata smentita dall'ufficio del primo ministro israeliano. ''Si tratta di una notizia falsa'', ha detto l'ufficio di Netanyahu a Times of Israel. Netanyahu, ha aggiunto la fonte, ''non ha chiesto un colloquio telefonico con Biden dopo l'incidente e gli americani, che non stanno incolpando Israele per quanto accaduto, a loro volta non hanno chiesto di poter parlare al telefono con il primo ministro'' israeliano.   Un uomo di circa 30 anni è morto e altre sette persone sono rimaste ferite in seguito a un attacco missilistico proveniente dal Libano che ha colpito un frutteto vicino alla comunità di confine di Margaliot. Lo riferiscono medici del servizio di ambulanze Magen David Adom spiegando che due persone sono ferite gravemente. Le vittime sono tutti lavoratori stranieri, probabilmente provenienti dalla Thailandia.  Oggi Kamala Harris, vicepresidente degli Stati Uniti, dovrebbe incontrare Benny Gantz, ministro del Gabinetto di guerra israeliano. I due interlocutori dovrebbero discutere in particolare dell'accordo che potrebbe garantire un cessate il fuoco di 6 settimane nella Striscia di Gaza e consentire il ritorno a casa degli ostaggi rapiti il 7 ottobre. Gantz è arrivato a Washington per una visita cruciale, senza l'l'autorizzazione del primo ministro Benjamin Netanyahu: un chiaro segnale di divergenze ai vertici dell'esecutivo. Il ministro incontrerà martedì il segretario di Stato americano Antony Blinken e nel corso della sua missione vedrà anche il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, nonché membri repubblicani e democratici del Congresso degli Stati Uniti.  "È imperativo intensificare il flusso di aiuti a Gaza per alleviare la terribile situazione umanitaria. La popolazione ha urgentemente bisogno di più cibo, acqua e altri aiuti. Ecco perché gli Stati Uniti stanno lavorando per garantire maggiore assistenza attraverso ogni mezzo disponibile, compresi i lanci aerei". A scriverlo, in un post su X, è stato il segretario di stato americano, Antony Blinken.   —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)