Il futuro del lavoro passa da formazione e competenze

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Alfredo Magnifico

L’orientamento strutturato deve diventare sempre più la chiave di volta del futuro, serve una riforma della scuola, che deve lottare non solo contro gli abbandoni, ma deve coinvolgere anche le imprese.

Con l’anno scolastico 2023/24 sono diventate obbligatorie 30 ore dedicate all’orientamento, pertanto il ruolo delle aziende è diventato imprescindibile, visite aziendali e incontri con esperti devono diventare attività frequenti nelle scuole secondarie di I° e di II° grado per dimostrare l’attaccamento ad un approccio “tradizionale” delle azioni intraprese che necessita di un’evoluzione innovativa e futuristica.

Nel 2022 i giovani che in Italia hanno abbandonato la scuola, prematuramente, sono stati 465mila, pari all’11,5% della popolazione presente nella fascia di età compresa tra i 18-24 anni, mentre, i cosiddetti “cervelli in fuga” che se ne sono andati dal nostro Paese per trasferirsi all’estero sono stati 55.500. In buona sostanza i primi, che sono un numero otto volte superiore ai secondi, vanno ad aumentare il bacino dei Neet, ossia chi non studia e non lavora. La dispersione scolastica sta diventando una piaga educativa con un costo sociale spaventoso, la “fuga” all’estero di tanti giovani invece lo è già, se si aggiunge la crisi demografica in corso e la “rivoluzione digitale” ormai alle porte, si avranno ricadute pesantissime per le imprese.

Con sempre meno giovani, per una parte importante di essi con un livello di istruzione insufficiente, per tantissime piccole medie imprese trovare del personale preparato da inserire nei processi produttivi sarà una missione impossibile.

L’Italia, rispetto ai principali Paesi dell’Unione Europea, nel campo dell’istruzione/formazione scolastica presenta due grossi problemi:

1) un basso numero di diplomati e di laureati, soprattutto in materie scientifiche.

2) una elevata povertà educativa che, secondo gli esperti, va di pari passo con la povertà economica.

Se in tempi ragionevolmente brevi non riusciremo a recuperare il divario, corriamo il pericolo di un impoverimento generale del sistema Paese. Le cause che determinano la “fuga” dai banchi di scuola sono; culturali, sociali ed economici i ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e da famiglie con un basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità.

L’abbandono scolastico può essere causato da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile, quindi andrebbe valorizzato il lavoro inclusivo degli Istituti di istruzione e formazione professionale, diventati un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti, che, grazie allo straordinario lavoro “antidispersivo” svolto, andrebbero sostenute con maggiori risorse di quante ne sono state messe a disposizione finora.

Le regioni del Sud sono quelle che presentano i livelli di abbandono scolastico più elevati, tra la dispersione scolastica e la “fuga di cervelli” è la Campania a presentare il gap più elevato (la prima è numericamente 16 volte più grande della seconda), seguono la Puglia, la Sicilia con 14, la Toscana e la Sardegna con otto.

Sebbene la “fuga” dai banchi di scuola sia in calo in tutta Europa, tra i 20 Paesi dell’Eurozona nel 2022 l’Italia era al terzo posto per abbandono scolastico dei giovani tra i 18 e i 24 anni (11,5% sulla popolazione corrispondente). Solo la Spagna (13,9%) e la Germania (12,2%) presentavano un risultato peggiore del nostro, la media dell’Area Euro era il 9,7%.

La dispersione scolastica e il fenomeno dei Neet sono strettamente correlati poiché entrambi riguardano i giovani che si trovano al di fuori del sistema educativo e lavorativo. Allo stesso tempo, i giovani Neet possono essere a rischio di dispersione scolastica se non sono adeguatamente supportati nel reinserimento nel sistema educativo o nell’accesso al mercato del lavoro. Secondo i dati Eurostat riferiti al 2022, in Italia la percentuale di Neet, giovani tra i 15 e i 29 anni che non si formano, non studiano e non lavorano, è la più alta in Europa per quanto riguarda la popolazione maschile. Per le donne, invece, si registra il secondo peggior risultato.

Questi due fenomeni creano un circolo vizioso in cui la mancanza di istruzione e formazione può portare alla disoccupazione o alla precarietà lavorativa, mentre l’assenza di occupazione o formazione può aumentare il rischio di abbandono scolastico, serve fornire sostegno educativo, formazione professionale e opportunità di lavoro per i giovani vulnerabili, al fine di rompere questo ciclo e facilitare una transizione positiva verso l’occupazione e l’istruzione». Attraverso un impegno costante e coordinato tra istituzioni, docenti, famiglie e comunità si può sperare di creare un sistema educativo più inclusivo, equo e orientato al successo di tutti gli studenti, contribuendo così a ridurre le disuguaglianze socio-economiche e culturali presenti nel Paese.

Per affrontare efficacemente la dispersione scolastica serve un approccio personalizzato e orientato al successo degli studenti, integrato con la promozione della formazione continua e la creazione di opportunità concrete nel mondo del lavoro. E’ nella scuola che le nuove generazioni si stanno formando e sarà nelle aziende di domani che troveranno lavoro e continueranno a crescere e imparare, occorre entrare nello specifico per vagliare le opportunità formative, lavorative e universitarie post-diploma con cui poter valorizzare il talento e le passioni di ognuno, dando ai partecipanti uno stimolo concreto per iniziare fin da subito a costruire il proprio domani con maggior consapevolezza.

Il passaggio dalla scuola superiore al futuro post-diploma rappresenta un momento di scelta fondamentale nella vita dei giovani, che proprio per questo devono disporre di tutti gli strumenti e tutto il supporto necessari per compiere una scelta consapevole L’obiettivo deve essere quello di dare vita ad un percorso di formazione strutturato che faciliti la trasmissione delle competenze tra i lavoratori senior e i giovani colmando la distanza che esiste tra i percorsi scolastici e il mondo del lavoro. L’impegno dovrà essere quello di affiancare le diverse generazioni favorendo la contaminazione e allo stesso tempo valorizzando chi in azienda ha dato un contributo fondamentale attraverso il proprio lavoro.

Un’attività efficace e personalizzata sarà il fattore chiave nel sostegno alle condizioni sociali e occupazionali dei giovani e nel contrasto al fenomeno dell’abbandono e dei Neet.

Alfredo Magnifico