Il lavoro c’è, ma non ci sono i lavoratori, una tendenza sempre più diffusa, non solo in Italia, la Commissione Europea ha individuato 42 settori in difficoltà.
Le imprese, prima della pandemia, lamentavano la carenza di almeno il 25% della forza lavoro richiesta, oggi si è al 50% e per alcuni profili più specializzati si arriva al 60% o anche al 70%, generato dalla mancata risposta alle proposte di selezione delle imprese e dalla mancata corrispondenza dei requisiti dei candidati che si presentano alle selezioni.
I profili scientifico-tecnologici continuano a essere carenti dal lato dell’offerta anche a causa di denatalità, abbandono scolastico e Neet (giovani che non studiano e non lavorano) in crescita.
L’anno scorso le aziende hanno inutilmente richiesto oltre 47mila diplomati degli Its-Istituti tecnici superiori Academy, trovandone solo poche migliaia.
I profili difficilmente reperibili sono quelli dell’area elettronica, informatica e meccanica e l’area geografica con la maggiore richiesta è il Nord-Ovest, mancano in particolare le competenze digitali trasversali.
Nonostante l’88% dei laureati in tecnologie dell’informazione e della comunicazione sia occupato, solo il 2% di studenti sceglie questi indirizzi e una percentuale ancora minore opta per gli Its Academy come istruzione terziaria.
Istruzione e mondo del lavoro devono collaborare in modo sempre più sinergico, anche per consentire alle donne parità di accesso al lavoro, di retribuzione e di carriera.
La pubblica amministrazione nel prossimo quinquennio avrà bisogno di circa 3,8 milioni di lavoratori, ai quali si aggiungeranno le richieste dovute agli effetti “traino” degli investimenti del Pnrr- nei settori “costruzioni e infrastrutture” (21%), “turismo e commercio” (18%), “servizi avanzati” (16%) e“formazione e cultura” (13%).
Nove su dieci di questi saranno una sostituzione per turnover, la maggior parte (quasi 310mila in 5 anni) troverà impiego nei Servizi generali della Pa, la metà di queste professionalità saranno profili altamente specializzati, con competenze elevate in ambito digitale e tecnologico.
L’Italia avrà circa otto milioni di persone in età da lavoro in meno entro il 2050 per effetto dell’andamento demografico e dell’invecchiamento della popolazione, inoltre, nell’ultimo anno gli italiani che si sono trasferiti all’estero, dati Censis, sono stati oltre 82 mila, di cui trentaseimila giovani tra i 18 e i 34 anni.
Per rinnovare la Pa e consentirle di svolgere il ruolo di volano della nostra economia e della nostra società, occorre «renderla più attrattiva per i giovani, innestando la marcia su formazione continua e digitale.
Risultano carenti anche le figure di artigiani, in particolare nel settore tessile e per la manutenzione ordinaria presso i privati,
Un giovane su due (55%) teme il cosiddetto skill mismatch, ovvero il disallineamento tra formazione universitaria, titoli di studio e competenze richieste dal mercato del lavoro.
L’obiettivo è quello di proporre un nuovo metodo di formazione volto a preparare i giovani ad approcciarsi con successo alla vita professionale, valorizzando le competenze e le attitudini del singolo studente, serve una grande lotta all’esclusione e all’abbandono scolastico, e con il rafforzamento dei percorsi di formazione sul lavoro.
Alfredo Magnifico