Autovelox non omologato, quando si può contestare la multa?

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(Adnkronos) –
Una raffica di ricorsi per richiedere l'annullamento di multe per eccesso di velocità registrati con autovelox non omologati. E' quella che si attendono i Comuni dopo la sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di un automobilista stabilendo l’esistenza di una differenza tra omologazione e approvazione degli autovelox. La sentenza, tuttavia, secondo il Codacons rischia di alimenta false speranze su possibili annullamenti di massa. “Va chiarito subito che la sentenza della Cassazione non porta affatto ad una raffica di ricorsi e al conseguente annullamento delle multe elevate dagli autovelox", spiega infatti il presidente Carlo Rienzi.   Ma quindi d'ora in avanti cosa devono fare gli automobilisti che ricevono un verbale per eccesso di velocità elevato tramite autovelox? "La prima cosa da fare -spiega ad Adnkronos/Labitalia l'avvocato Dario Giordano, ufficio legale Udicon- è leggere il verbale ricevuto e vedere se c'è traccia della mera approvazione oppure dell'omologazione del dispositivo, perché ci serve per capire se siamo in presenza di un dispositivo valido o meno. Non escludiamo quindi di fare un accesso agli atti per capire se c'è un'omologazione", continua.   "Se l'omologazione non dovesse essere presente allora il cittadino può ragionevolmente impugnare il verbale o presso il Giudice di pace o presso il Prefetto. Attenzione perché come sempre ci sono dei pro e contro: il giudice di pace ha dei tempi più stringenti ma offre le garanzie del giudizio ordinario, il prefetto invece ha tempi più ampi per il ricorso, 60 giorni, ma si tratta di un procedimento amministrativo", sottolinea. Per il Prefetto il ricorso è gratuito ma determina il pagamento del doppio della sanzione qualora l’istanza venga respinta. Per il giudice di pace è necessario pagare il contributo unificato. 
Nessuna speranza invece per quanti hanno già pagato le multe ricevute. "Per i verbali già pagati -spiega l'esperto- non c'è più nulla da fare perché si genera acquiescenza". Di certo per Udicon la sentenza della Cassazione deve rappresentare uno spartiacque. "Noi auspichiamo che questa sentenza della Cassazione faccia riflettere sul sistema delle sanzioni del Codice della strada in generale, perchéa volte sono poche proporzionali e quindi da ridisegnare complessivamente", conclude.   Nella sua sentenza, la Cassazione ha respinto il ricorso del Comune di Treviso che affermava la validità del verbale con il quale era stato accertato un eccesso di velocità da parte i un automobilista che viaggiava a 97 km orari in una strada con limite a 90. A "fotografare" l'infrazione era stato un apparecchio Red & Speed-Evo-L2, non omologato ma approvato, così come non lo sono altre migliaia di autovelox sulle strade d'Italia. Per il Tribunale di Treviso, che in prima battuta aveva escluso l'equipollenza tra omologazione e approvazione, l'accertamento non era valido.  Come spiega l'esperto, "la sentenza della Cassazione fa una distinzione tra approvazione e omologazione dell'autovelox. Sembra il classico cavillo giuridico ma in realtà di stratta di una questione molto importante: questi termini infatti non devono essere affatto essere confusi, dice la Cassazione. L'approvazione è un procedimento preliminare, un presupposto. Ma deve essere finalizzato, deve arrivare a un'omologazione che è un procedimento ben più puntuale sul macchinario e che garantisce -sottolinea l'esperto- che quest'ultimo rileva in maniera giusta la velocità.  "Il codice della strada dice che solo i macchinari omologati possono elevare in maniera corretta delle multe. Se il macchinario è solo approvato e non omologato come nel caso di Treviso la multa è stata elevata in modo irregolare. E tutti questi verbali possono essere potenzialmente quindi contestati", sottolinea l'avvocato Dario Giordano.   “Va chiarito subito che la sentenza della Cassazione non porta affatto ad una raffica di ricorsi e al conseguente annullamento delle multe elevate dagli autovelox", spiega il presidente del Codacos Carlo Rienzi. “Siamo da sempre contrari all’uso indiscriminato degli autovelox come strumento per alimentare le casse comunali, ma il rischio è che la decisione della Cassazione sia interpretata come una bocciatura degli strumenti di rilevazione automatica della velocità e come un via libera al superamento dei limiti sulle strade, con conseguenze negative sul fronte della sicurezza stradale", prosegue Rienzi. "Per questo chiediamo ai comuni di fare chiarezza, pubblicando sui siti delle amministrazioni le omologazioni degli apparecchi installati sul territorio, in modo da evitare contenziosi e garantire massima trasparenza agli automobilisti”, conclude.   —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)