Confcommercio: italiani ottimisti tra vecchi e nuovi timori

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Indagine Confcommercio-Format sulle aspettative per il 2011. Cauto ottimismo per la situazione economica personale o della famiglia. Quasi otto italiani su dieci si aspettano nel 2011 una stabilità o un miglioramento rispetto a quella dello scorso anno.

Per il 18,9% degli italiani la situazione economica del Paese sarà migliore rispetto a quella del 2010, per il 48,0% sarà simile mentre per il 33,1% peggiorerà. In sostanza, poco meno di sette italiani su dieci ritengono che la situazione del paese sarà uguale o migliore rispetto a quella dell’anno appena trascorso, inoltre aumenta la quota di ottimisti (per lo più uomini, giovani, residenti al Nord) e si riducono i pessimisti (prevalentemente donne, giovanissimi e anziani, residenti al Sud). Aspettative di cauto ottimismo, dunque, che si ritrovano anche in relazione alla situazione economica personale o della propria famiglia: quasi otto italiani su dieci, infatti, si aspettano nel 2011 una stabilità o un miglioramento rispetto a quella dello scorso anno, mentre solo due italiani su dieci prevedono un peggioramento. E, tra i timori degli italiani per l’anno appena iniziato, si confermano le “paure” di sempre – in particolare l’incertezza verso il futuro (per il 53,3% delle famiglie), la salute (41,9%), le difficoltà a fronteggiare economicamente le proprie esigenze (32,6%) – quelle che oggi, a causa della crisi, hanno spesso a che fare con la serenità economica di molte famiglie, in particolare nelle regioni del Sud Italia. Paure e timori dei quali gli italiani tengono conto, tuttavia, senza cedere né ad uno sterile senso di rassegnazione né ad un ottimismo ingenuo, ma guardando al futuro con senso della realtà e con il desiderio di allungare il passo. Questi, in sintesi, i dati più significativi della ricerca Confcommercio-Format sul sentiment degli italiani per il 2011.

La situazione economica e sociale del paese
Il 2010 è stato un anno durissimo per il paese, ma nonostante tale riconoscimento l’atteggiamento degli italiani verso il 2011 è migliore rispetto alle attese: per il 18,9% degli italiani la situazione economica e sociale del paese nel 2011 sarà migliore rispetto a quella del 2010 (mentre solo per il 2,9% il 2010 è stato migliore del 2009), secondo il 48,0% non sarà differente rispetto a quella del 2010, mentre soltanto per il 33,1% sarà peggiore rispetto a quella dell’anno che lo ha appena preceduto (e per ben il 73,1% il 2010 è andato peggio del 2009). Gli italiani che ritengono che il nuovo anno sarà migliore rispetto al 2010, dunque, sono il 16% in più rispetto a coloro che ritenevano che il 2010 fosse stato un anno migliore rispetto al 2009, mentre gli italiani che ritengono che il 2011 sarà un anno peggiore rispetto al 2010 sono il 40% in meno rispetto a quelli che ritenevano che il 2010 fosse stato un anno peggiore rispetto al 2009. Sale quindi la percentuale degli italiani disposti a scommettere sul buon andamento della situazione economica e sociale del paese. I più critici nel giudicare l’andamento della situazione economica del paese nel 2010 e che meno degli altri prevedono che il 2011 potrà rivelarsi un anno migliore rispetto a quello appena trascorso sono stati gli individui di sesso femminile, i giovanissimi (meno di 24 anni) e le persone più avanti negli anni (oltre 54 anni), coloro che risiedono nelle regioni del Meridione, i pensionati, le casalinghe, gli studenti.
Hanno giudicato meno severamente il 2010 e sono risultati più ottimisti per quanto concerne il 2011 gli uomini, coloro che appartengono alle fasce centrali del campione con riferimento all’età: 25-44 anni, coloro che risiedono nelle regioni del Nord Italia, coloro che hanno un titolo di studio medio/alto o alto e coloro che sono occupati e che fanno parte delle cosiddette forze di lavoro.

La situazione economica delle famiglie
Il giudizio degli italiani riguardo la situazione economica della propria famiglia per il 2011 è migliore rispetto al giudizio dato sull’andamento della situazione economica del paese per il 2011: il 13,8% degli intervistati ritiene che la situazione della propria famiglia nel 2011 sarà migliore rispetto a quella del 2010, il 63,1% ritiene che la situazione economica della propria famiglia resterà la stessa del 2010, mentre soltanto il 23,0% ritiene che la situazione economica della propria famiglia peggiorerà nel 2011 rispetto al 2010.
Le persone che più delle altre si sono dimostrate pessimiste riguardo la situazione economica della propria famiglia nel 2011 sono risultate quelle più avanti negli anni (oltre 54 anni), residenti per lo più nelle regioni del Sud Italia, con un basso titolo di studio.

Il 2011 e le paure degli italiani
Le paure degli italiani per il nuovo anno, sono forse per tanti versi paure antiche, avendo a che fare con tematiche quali la salute o le difficoltà economiche nel fare fronte alle esigenze proprie o della propria famiglia.

Salute – Il timore per il proprio stato di salute, o per lo stato di salute di una persona della propria famiglia, interessa il 41,9% degli italiani. La paura riguardo il proprio stato di salute prevale presso le donne, presso gli individui più avanti negli anni (oltre 64 anni), presso i pensionati e presso coloro che risiedono nelle regioni del Nord-Est.
Incertezza verso il futuro – Il 53,3% degli italiani manifesta disagio a causa dell’incertezza del futuro (incertezza per sé stessi o per i propri figli, o comunque per la propria famiglia). Coloro che più di altri manifestano un certo timore a causa dell’incertezza del futuro sono risultati i giovanissimi (sotto i 24 anni), coloro che hanno tra i 45 ed i 54 anni e coloro che risiedono nelle regioni del Meridione.
Fare fronte alle proprie esigenze economiche – Il 32,6% degli italiani ha paura di non riuscire a fare fronte interamente alle esigenze economiche proprie o della propria famiglia. La “paura” in questione prevale presso gli uomini di età compresa tra i 35 ed i 44 anni, residenti nelle regioni del Centro e del Sud Italia.
Perdere il posto di lavoro – Il 16,4% degli intervistati ha manifestato il timore di perdere il proprio posto di lavoro o, per coloro che stanno studiando, il timore di non riuscire a portare a termine gli studi. Tali “paure” prevalgono presso coloro che hanno tra i 18 ed i 45 anni e naturalmente presso gli occupati e gli studenti.
Perdita di rapporti affettivi consolidati – Il 14,5% degli italiani esprime la propria paura con riferimento alla possibile perdita, o al possibile venire meno, di rapporti affettivi consolidati (separazioni, divorzi) che potrebbe caratterizzare la propria condizione, o quella di altre persone care della propria famiglia. Tale sentimento prevale presso gli individui che hanno tra i 35 ed i 44 anni, residenti nelle regioni del Nord-Est, occupati nell’ambito di professioni quali, a titolo di esempio, imprenditori, liberi professionisti, dirigenti, commercianti.
Non ricevere riconoscimenti/gratificazioni professionali – Il 9,9% degli italiani teme di non ricevere i riconoscimenti professionali dei quali invece è certo di avere diritto. Gli individui che più altri manifestano un timore del genere sono in prevalenza i giovani tra i 18 ed i 34 anni, con un alto titolo di studio (laurea) o in procinto di laurearsi (sono ancora studenti).
Criminalità – Il 9,9% degli italiani teme di essere vittima di un atto criminale. Tale “paura” è risultata più accentuata presso coloro che hanno oltre 55 anni, presso le donne, spesso casalinghe, residenti più frequentemente nelle regioni del Nord-Est.

La mappa delle “paure” degli italiani
Disegnando la mappa delle “paure” e delle ansie che gli italiani hanno manifestato nel corso dell’indagine, è stato possibile identificare quattro gruppi socio-demografici. Tali gruppi sono stati costruiti aggregando i rispondenti in funzione delle risposte fornite, di modo da ottenere dei cluster il più possibile omogenei al proprio interno ed eterogenei tra di loro. In altre parole tutti coloro che hanno manifestato le medesime paure, che hanno dato all’incirca le stesse risposte, sono stati messi insieme nel medesimo gruppo e sono stati studiati dal punto di vista socio-demografico: chi sono, che età hanno, dove risiedono, ecc. Nell’ambito di ciascun gruppo vale il principio dell’accentuazione statistica: il fatto che un determinato gruppo sia connotato da determinati tratti caratterizzanti (in termini di comportamento o di caratteristiche sociali e demografiche), non vuol dire che i medesimi tratti non possano essere rinvenuto anche in altri gruppi, sia pure in misura non altrettanto significativa. A ciascun cluster inoltre è stato dato un nome per facilitarne il riconoscimento in sede di analisi.
I cluster identificati:

– Cluster 1 – “Categorie deboli” (33,6% del campione)
– Cluster 2 – “Famiglie del Centro/Sud” (30,9% del campione)
– Cluster 3 – “Famiglie del Nord” (21,8% del campione)
– Cluster 4 – “Giovani cervelli” (10,0% del campione)

Cluster 1: “Categorie deboli” (l’incertezza del futuro)
Le categorie cosiddette “deboli” sono quelle formate dai giovanissimi con meno di 24 anni, dagli individui di sesso maschile di età compresa tra i 45 ed i 54 anni, da coloro che risiedono nelle regioni del Centro Italia, nelle regioni del Meridione ed in alcune delle grandi aree metropolitane del paese.
Questo cluster ha una dimensione pari al 33,6% del campione e non è caratterizzato geograficamente, essendo diffuso ovunque in Italia, pur presentando una accentuazione nelle regioni del Sud Italia.
Presso tali individui prevale l’incertezza verso il futuro (per sé stessi o per la propria famiglia, ad esempio per un figlio senza un’occupazione stabile) la paura di perdere il proprio posto di lavoro, anche quando si tratta di un lavoro precario, e presso coloro che studiano, la paura di non riuscire a portare a termine gli studi.
Gli individui di questo gruppo, ed in particolare coloro che risiedono nel Meridione, tendono ad essere meno fiduciosi rispetto alla media dell’intero campione nazionale sia con riferimento all’andamento della situazione economica e sociale del paese nel 2011, sia con riferimento alla situazione economica della propria famiglia nel corso del prossimo anno. Manifestano una minore propensione rispetto al campione nazionale ad acquistare nel 2011 beni, quali, a titolo di esempio, elettrodomestici, automobili, telefoni cellulari, ecc. ed una minore propensione al risparmio.

Cluster 2: “Famiglie del Centro/Sud” (prevalgono le paure che rientrano nella sfera dell’economia)
Questo gruppo è formato in prevalenza da nuclei famigliari con un “capo famiglia” di sesso maschile, di età compresa tra i 35 ed i 44 anni, occupati stabilmente, e residenti per lo più nelle regioni del Centro Italia e del Sud Italia.
Questo cluster ha una dimensione pari al 30,9% del campione ed è caratterizzato geograficamente, essendo diffuso in prevalenza nelle regioni del Centro e del Sud Italia.
Presso costoro prevale la “paura” di non riuscire a fare fronte interamente alle esigenze economiche della propria famiglia ed in qualche caso la paura di perdere il posto di lavoro.
Gli individui di questo gruppo, in particolare coloro che risiedono nel Meridione, tendono ad essere meno fiduciosi rispetto alla media dell’intero campione nazionale sia con riferimento all’andamento della situazione economica e sociale del paese nel 2011, sia con riferimento alla situazione economica della propria famiglia nel prossimo anno. Manifestano una propensione all’acquisto di beni durevoli nel corso del 2011 ed una propensione al risparmio per il prossimo anno simile a quella fatta registrare dall’intero campione.

Cluster 3: “Famiglie del Nord” (prevalgono le paure che rientrano nella sfera del sociale, dei valori e del “privato”)
Presso coloro che risiedono nelle regioni del Nord, con particolare riferimento a quelle del Nord Est le paure che prevalgono sono quelle che hanno a che fare con la salute (la propria salute o quella di una persona cara), con la perdita o il dissolvimento dei rapporti affettivi e con la criminalità.
Questo cluster ha una dimensione pari al 21,8% del campione ed è caratterizzato geograficamente, essendo diffuso in prevalenza nelle regioni del Nord Italia, con particolare riguardo a quelle del Nord-Est.
Per quanto concerne la salute, tale motivo di preoccupazione è stato rilevato in particolare presso le donne, presso i pensionati e presso coloro che hanno un’età superiore ai 64 anni.
La perdita o il venir meno di rapporti familiari o affettivi consolidati (separazioni, divorzi) è motivo di preoccupazione in particolare presso coloro che hanno un’età compresa tra i 35 ed i 44 anni, e che sono occupati in attività come quella, a titolo di esempio, dell’imprenditore, del libero professionista, del commerciante, dell’artigiano.
Il timore di resterà vittima di un atto criminale è risultato piuttosto diffuso infine presso le famiglie, presso le donne (spesso casalinghe) di età superiore ai 55 anni.
Gli individui di questo gruppo hanno manifestato un livello di fiducia superiore rispetto a quello fatto registrare dell’intero campione per il prossimo anno con riferimento sia all’andamento della situazione economica del paese sia con riferimento alla situazione economica della propria famiglia. Nonostante il livello di fiducia alto questo gruppo ha manifestato una propensione all’acquisto di beni durevoli ed una propensione al risparmio in linea o leggermente inferiore rispetto a quella fatta registrare dall’intero campione.

Cluster 4 “Giovani cervelli” (il timore di vedere riconosciuti i propri meriti)
Il timore di impegnarsi invano, di non fare carriera o di non ricevere i riconoscimenti professionali che ci si aspetta interessa in prevalenza i giovani, ovvero coloro che hanno tra i 18 ed i 34 anni, spesso con un alto titolo di studio (laurea), che sono ancora all’università prossimi alla laurea, o già inseriti nel mondo del lavoro come liberi professionisti e giovani imprenditori.
Questo cluster ha una dimensione pari al 10,0% del campione e non è caratterizzato geograficamente, essendo diffuso ovunque in Italia.
Il livello di fiducia degli individui di questo gruppo per il 2011 è risultato superiore o in linea rispetto a quello fatto registrare dell’intero campione con riferimento sia all’andamento della situazione economica e sociale del paese sia con riferimento alla situazione economica della propria famiglia. Costoro hanno manifestato inoltre una propensione all’acquisto di beni durevoli ed una propensione al risparmio per il prossimo superiore a quella fatta registrare dall’intero campione.
Il nuovo anno si apre quindi nell’immaginario degli italiani tra sentimenti divisi e diversi. Sentimenti “divisi” perché sembrerebbero essere il prodotto di paure vere ed antiche amalgamate ad un ottimismo della volontà, altrettanto vero e reale; sentimenti “diversi” perché differenti sembrerebbero essere le cause delle “paure” degli italiani a seconda della latitudine e dell’età.
Pensando alla “latitudine” le paure degli italiani al Nord sembrerebbero essere originate in prevalenza da ragioni di tipo sociale, valoriale, privato: il timore del disgregarsi di alcune delle componenti del connettivo sociale, come la famiglia, o il timore di restare vittima di un atto di microcriminalità; mentre nel Centro/Sud le “paure” sembrerebbero essere originate più da ragioni di carattere economico, ad esempio dalla paura di non farcela, dal timore di non riuscire ad assicurare alla propria famiglia quanto gli occorre.
Con riferimento all’età le paure degli anziani sono spesso originate dalla preoccupazione per la propria salute, mentre presso i giovanissimi sono originate dalla precarietà del lavoro o dal timore di non vedere riconosciuti i propri meriti o i propri sforzi nello studio o nella professione.

Nota metodologica
Indagine effettuata con il metodo Cati tra il 16 e il 22 dicembre 2010 su un campione rappresentativo dell’universo della popolazione italiana.