(Adnkronos) – Nuova strage di bambini a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Secondo quanto riferiscono fonti sanitarie, ci sono almeno 18 minori tra le 22 vittime di una serie di attacchi aerei e di artiglieria condotti nella notte dalle forze israeliane nella città palestinese. In uno dei raid, secondo fonti ospedaliere, sono rimasti uccisi 13 bambini e due donne appartenenti alla stessa famiglia. In un altro raid sulla città sono rimasti uccisi una coppia e il loro bambino di tre anni. Nella notte tre civili erano rimasti uccisi in un raid contro un'abitazione nel campo profughi di Shaboura. E salgono a 34.097 gli abitanti della Striscia di Gaza rimasti uccisi dal 7 ottobre scorso. Ad aggiornare il bilancio delle vittime è stato il ministero della Salute dell'enclave palestinese. I feriti, ha aggiunto, sono stati 76.980. Lo riporta il Times of Israel. Due palestinesi sono stati uccisi dopo un tentato attacco a soldati israeliani a Hebron, in Cisgiordania. Secondo quanto riferito, un assalitore ha tentato di accoltellare un militare, mentre il secondo ha aperto il fuoco. Le Forze di difesa israeliane hanno risposto all'attacco uccidendo i due palestinesi. Nessun soldato è rimasto ferito. "Le sanzioni non devono essere imposte alle forze di difesa israeliane!", ha scritto in un post su X, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, commentando le indiscrezioni secondo cui il segretario di Stato americano Antony Blinken dovrebbe annunciare entro pochi giorni sanzioni contro il battaglione delle forze di difesa israeliane "Netzah Yehuda" per violazioni dei diritti umani nella Cisgiordania occupata. A scriverlo, citando tre fonti statunitensi a conoscenza della questione, è stato Axios. "Nelle ultime settimane ho lavorato contro l’imposizione di sanzioni ai cittadini israeliani, anche nelle mie conversazioni con alti funzionari del governo americano. In un momento in cui i nostri soldati combattono i mostri del terrore, l’intenzione di imporre sanzioni a un’unità dell’Idf è il massimo dell’assurdità e un basso livello morale. Il governo da me guidato agirà con tutti i mezzi contro queste mosse". Le Forze di difesa israeliane, dal canto loro, non sono al corrente delle notizie secondo cui gli Stati Uniti intendono sanzionare il battaglione Netzah Yehuda, che sarebbe responsabile di violazioni dei diritti umani, ma "se sarà presa una decisione, la valuteremo". Lo ha scritto in un post su X il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, sottolineando che, per quanto riguarda gli incidenti 'controversi', le Idf "stanno lavorando e continueranno a lavorare per indagare su ogni evento insolito in modo mirato e in conformità con la legge". Hagari ricorda che i militari inquadrati in quel battaglione "partecipano ora alla guerra nella Striscia di Gaza, con coraggio e professionalità, mantenendo i valori e lo spirito dell'Idf e i principi del diritto internazionale. Negli ultimi anni, le truppe del battaglione sono state al centro delle attività operative 24 ore su 24, per mantenere la sicurezza dei cittadini dello Stato di Israele, oltre ad essere un battaglione leader nell'integrazione delle truppe ultraortodosse nell'Idf". "Colloqui sono in corso tra Turchia e Hamas per trasferire il quartier generale dell'organizzazione dal Qatar alla Turchia". Lo scrive il sito saudita al-Sharq, all'indomani dell'incontro a Istanbul tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, mentre si fanno più insistenti le voci secondo cui la leadership politica del gruppo sta valutando l'ipotesi di lasciare Doha. Ieri il Wall Street Journal aveva scritto che Hamas ha contattato almeno due Paesi, uno dei quali sarebbe l'Oman. "Questo sostegno, che viola il diritto internazionale, è una licenza e una luce verde a governo sionista estremista (israeliano) per continuare la sua brutale aggressione contro il nostro popolo". Così in una nota Hamas ha commentato il via libera arrivato ieri sera dalla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti a nuovi aiuti militari a Israele. Una sorella del leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è stata incriminata con l'accusa di istigazione al terrorismo. L'atto d'accusa contro Sabah al-Salem Haniyeh, 57 anni, residente nella città meridionale di Tel Sheva, si basa su due messaggi WhatsApp inviati a decine di suoi contatti, tra cui lo stesso Haniyeh, in cui "loda, incoraggia e sostiene" le azioni di Hamas del 7 ottobre. Il 10 ottobre, la donna ha inviato un messaggio a due gruppi WhatsApp, uno dei quali aveva 116 membri e l'altro con nove membri, dicendo loro di far girare una preghiera che avrebbe aiutato a "distruggere il nemico". Per questo messaggio e per un altro messaggio inviato il 9 ottobre sono stati formulati due capi d'accusa per identificazione con un'organizzazione terroristica, che comporta una condanna a tre anni di carcere, e tre capi d'accusa per incitamento al terrorismo che comporta una pena detentiva di cinque anni. L'atto d'accusa è depositato presso la Corte del Magistrato di Beersheba. Lo riporta il 'Times of Israel'. Israele convoca oggi gli ambasciatori di sei paesi che hanno votato a favore della risoluzione delle Nazioni Unite per il pieno riconoscimento di uno stato palestinese. Giappone, Francia, Corea del sud, Malta, Slovenia ed Ecuador hanno sostenuto il testo sul quale gli Stati Uniti giovedì hanno posto il veto. Il portavoce del ministero degli Esteri, Oren Marmorstein, ha annunciato che i loro ambasciatori riceveranno una "forte protesta" oggi. Il messaggio privo di ambiguità che verrà consegnato, ha anticipato, è che "un gesto politico nei confronti del palestinesi e l'appello a riconoscere uno stato palestinese a sei mesi dal massacro del 7 ottobre equivale ad un premio per il terrorismo. Israele non accoglierà la nascita di uno stato terroristico che metterà in pericolo i suoi cittadini". Quei paesi, ha aggiunto, dovrebbero invece concentrarsi sul premere su Hamas affinché rilasci gli ostaggi sequestrati il 7 ottobre. Una "protesta identica" verrà poi formulata anche nei riguardi di altri paesi che hanno sostenuto l'iniziativa, ha ancora annunciato. In sede di votazione, Regno Unito e Svizzera si erano astenuti, mentre avevano appoggiato il testo – oltre ai primi sei destinatari della protesta – anche Russia, Cina, Algeria, Sierra Leone, Mozambico e Guyana. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)