Scuole di Specializzazione Area Sanitaria: necessario riequilibrio tra categorie

0
373

Tra le tante disparità di trattamento presenti in Italia ve n’è una in particolare che merita di essere evidenziata e che riguarda la situazione tra categorie di laureati che accedono a seguito di pubblico concorso nelle Scuole di Specializzazione di Area Sanitaria.
In tali scuole di specializzazione possono infatti entrare per concorso pubblico i laureati specialisti in Medicina, Biologia, Biotecnologie Mediche, Farmacia, e Chimica, che pur lavorando fianco a fianco, per esempio nel medesimo laboratorio di microbiologia, seguendo le stesse procedure di apprendimento con un unico tutor, utilizzando le strumentazioni in comune, osservando gli stessi orari di impegno e uguali obblighi di frequenza (come espressamente previsto nei bandi di concorso), subiscono sostanziali differenze sul piano del trattamento giuridico ed economico: da una parte, infatti, ci sono i laureati in medicina che godono di un “contratto annuale di formazione specialistica” (stipulato tra medico specializzando e università) con regolare retribuzione e tutela previdenziale, e dall’altra ci sono i non-medici (biologi, biotecnologi, farmacisti, chimici) che inspiegabilmente e ingiustamente non godono di nulla di tutto ciò (anzi, meno di nulla, visto che devono pagare le tasse universitarie e sostenere i costi del vivere fuori casa).
Il Decreto Ministeriale 1° agosto 2005 (Riassetto scuole di specializzazione area sanitaria) unitamente al Decreto Legislativo 17 agosto 1999 n. 368 (art. 34 e seguenti) che costituiscono le principali fonti normative della materia, hanno di fatto confermato tali gravissime disparità di trattamento che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene debbano essere sanate attraverso una nuova normativa che parifichi le varie condizioni tra gli specializzandi con ciò garantendo la piena realizzazione dell’art. 3 della Costituzione, tanto più che risulterebbe che alcuni ricorsi amministrativi abbiano in parte riequilibrato la situazione con ciò colmando le lacune normative esposte.
Per queste ragioni l’IDV avvierà tutte le più opportune azioni parlamentari a partire da un’interrogazione in materia nei confronti del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca e di quello del Lavoro a cui seguirà una proposta di legge riequilibratrice del settore.