Istat: aumento del Pil dello 0,1% nel quarto trimestre 2010

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Nel quarto trimestre del 2010 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,1 per cento rispetto al trimestre precedente e dell’1,5 per cento nei confronti del quarto trimestre del 2009. A renderlo noto è l’Istat che pubblica i dati relativi ai conti economici trimestrali del 2010. Secondo l’analisi dell’Istituto, la stima preliminare diffusa il 15 febbraio scorso aveva rilevato un aumento congiunturale dello 0,1 per cento e una crescita tendenziale dell’1,3 per cento.
Il quarto trimestre del 2010 ha avuto due giornate lavorative in meno del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative del quarto trimestre del 2009. La crescita acquisita per il 2011 è pari allo 0,4 per cento.
Nel 2010 il Pil corretto per gli effetti di calendario è aumentato dell’1,2 per cento. Il Pil non corretto per gli effetti di calendario, come comunicato l’1 marzo, è aumentato, invece, dell’1,3 per cento.
Nel quarto trimestre, il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,7 per cento negli Stati Uniti, dello 0,4 per cento in Germania, dello 0,3 per cento in Francia ed è diminuito dello 0,3 per cento in Giappone e dello 0,6 per cento nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 4,0 per cento in Germania, del 2,7 per cento negli Stati Uniti, del 2,6 per cento in Giappone e dell’1,5 per cento in Francia e nel Regno Unito. Nel complesso, il PIL dei paesi dell’area Euro è cresciuto dello 0,3 per cento in termini congiunturali e del 2,0 per cento in termini tendenziali.
In termini congiunturali, le importazioni di beni e servizi sono cresciute del 3,4 per cento, mentre il totale delle risorse (PIL e importazioni di beni e servizi) è cresciuto dello 0,8 per cento. Dal lato della domanda, le esportazioni sono aumentate dello 0,5 per cento, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dello 0,7 per cento e i consumi finali nazionali sono rimasti stazionari. Nell’ambito dei consumi finali, la spesa delle famiglie residenti è aumentata dello 0,3 per cento, quella della Pubblica Amministrazione (PA) e delle Istituzioni Sociali Private (ISP) è diminuita dello 0,6 per cento.
La diminuzione degli investimenti è stata determinata da una contrazione dell’1,3 per cento degli investimenti in costruzioni, dell’1,5 per cento degli acquisti in mezzi di trasporto, mentre gli investimenti in macchine, attrezzature e altri prodotti sono aumentati dello 0,2 per cento. In termini tendenziali, le esportazioni sono aumentate del 10,1 per cento, le importazioni del 13,3 per cento. La spesa delle famiglie residenti è aumentata dell’1,0 per cento; quella della PA e delle ISP è diminuita dell’1,1 per cento.
La spesa delle famiglie sul territorio nazionale ha registrato un aumento, in termini tendenziali, dell’1,0 per cento; in particolare, gli acquisti di servizi sono cresciuti dell’1,8 per cento, i consumi di beni non durevoli sono aumentati dell’1,6 per cento, mentre i consumi di beni durevoli sono diminuiti del 7,4 per cento. Gli investimenti fissi lordi hanno segnato, nel complesso, una crescita del 2,7 per cento, con aumenti dell’8,8 per cento per i macchinari e gli altri prodotti e del 3,4 per cento per i mezzi di trasporto, mentre gli investimenti in costruzioni sono diminuiti dell’1,8 per cento.
Rispetto al terzo trimestre, il deflatore del PIL è diminuito dello 0,5 per cento. Il deflatore della spesa delle famiglie residenti è cresciuto dello 0,6 per cento e quello degli investimenti dello 0,6 per cento. Il deflatore delle esportazioni ha mostrato un incremento dell’1,0 per cento, quello delle importazioni dello 0,8
per cento. In termini tendenziali, il deflatore del PIL è aumentato dello 0,7 per cento, quello della spesa delle famiglie residenti dell’1,9 per cento. Nel quarto trimestre si rilevano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto per le costruzioni (meno 0,8 per cento). L’industria in senso stretto e il settore che raggruppa le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni sono rimasti stazionari. Si rilevano poi aumenti congiunturali del valore aggiunto per l’agricoltura (più 1,5 per cento), per gli altri servizi (più 0,7 per cento) e per il settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (più 0,1 per cento).
In termini tendenziali, il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è cresciuto del 4,3 per cento, quello dell’agricoltura del 2,0 per cento e quello dei servizi dell’1,4 per cento, mentre il valore aggiunto delle costruzioni è diminuito dell’1,6 per cento.