Dopo la tragedia: la lezione del Giappone e la cultura della sicurezza

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Quanti pensieri e quanto sgomento nel seguire le vicende giapponesi! Il paese più attrezzato del mondo per fare fronte ai rischi si trova in una situazione disastrosa, che sarebbe stata ancora più grave senza, appunto, questa attenzione, ma che registra così tanti morti, tanta distruzione e un rischio enorme quale quello nucleare.
Non vorrei soffermarmi su quest’ultimo rischio, quello che fa più paura, che tocca un popolo che sapeva bene di che cosa stiamo parlando per esserci già passato.
In queste ore stona anche l’avvio di un dibattito su nucleare sì nucleare no, anche se il mio personale pensiero è che il pericolo ancora una volta supera i benefici. Non tutto è infatti prevedibile, nessuno pensava che si potesse arrivare ad un terremoto del 9° grado della scala Richter.
Vorrei invece parlare della cultura della sicurezza, di come ognuno di noi deve fare i conti con l’essere abitante di un pianeta dove la terra trema, i fiumi esondano, i vulcani eruttano. In Giappone questo lo sanno ed hanno una grande cultura che permette loro di convivere con il pericolo, con compostezza, freddezza, razionalità. Ho sentito giornalisti denunciare questa presunta passività dei giapponesi perché non ci sono in giro volontari della Protezione Civile. Forse bisognerebbe dire a questi acuti commentatori che quanto c’è una maggioranza che è essa stessa “agente” di Protezione Civile, c’è meno bisogno di una minoranza di cittadini che si adopera per tutti gli altri!
Si dice che in Italia, per motivi di ricorrenze storiche, ci saranno nei prossimi anni numerosi terremoti. Noi non avremo mai magnitudo come quelle della zona nipponica, eppure rischiamo tanti morti e tanta distruzione, per la grande indifferenza delle nostre autorità pubbliche nei confronti di questi rischi. Pochissimi soldi per mettere a norma almeno gli edifici pubblici; niente sanzioni per chi costruisce senza rispetto delle leggi; scarsi investimenti, non solo economici, nel rafforzamento della cultura della sicurezza dei cittadini. In più, abbiamo dovuto assistere ad un uso da parte di affaristi e costruttori (la “cricca” di cui parlano le inchieste della magistratura) delle disgrazie altrui per illeciti arricchimenti.
Cittadinanzattiva deve trarre da questo momento così tragico un grande sprone per andare avanti nella sua volontà di occuparsi della sicurezza dei cittadini, proprio a partire dalle scuole. Le scuole, non solo come luoghi che richiedono di essere messe a norma per i nostri figli, ma anche come luogo privilegiato per coinvolgere i cittadini, a partire da quelli più piccoli, per una battaglia per la sicurezza che tocchi tutti, che incida sui comportamenti delle persone, che ci prepari ai rischi, che ci convinca a costruire diversamente, che ci spinga a chiedere con maggiore energia alle nostre istituzioni di fare il loro dovere che ci mobiliti per i prossimi anni in modo tale da essere pronti e non dover soccombere anche a seguito di scosse lievi. Noi siamo un paese a rischio, dobbiamo saperlo, dobbiamo introiettarlo. Il miglior modo per onorare tutti questi morti, come diceva il Presidente Sandro Pertini, è pensare ai vivi. Noi cittadini attivi, che stiamo qui in Italia e poco possiamo fare per i nostri amici giapponesi, abbiamo il dovere di occuparci del nostro futuro.
Forse qualcuno ha pensato in passato che occuparsi della sicurezza fosse una piccola cosa, una specie di nicchia. Ben altri sono i problemi dell’Italia! Dopo quello che sta succedendo in Giappone, sembra quasi ridicolo ed insensato anche il solo averlo pensato.

Teresa Petrangolini, Segretario generale di Cittadinanzattiva