Decreto antiscalata, Bazoli: “cresce ruolo mano pubblica nell’economia”

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Stiamo assistendo al fenomeno della ripresa di un ruolo crescente di incidenza sull’economia dell’autorita’ e della mano pubblica, ruolo di regolazione ma anche tendenzialmente di intervento nella gestione”. Cosi’ Giovanni Bazoli presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo intervenendo ieri sera a Torino in un incontro con lo scrittore Claudio Magris e suor Giuliana Galli , vicepresidente della Compania di San Paolo, sull’uguaglianza e gli insegnamenti del Vangelo, ha affrontato pur senza citarli esplicitamente i piani governativi di soccorso delle grandi aziende. ”Sono sempre meno isolate – ha aggiunto – le opinioni di chi non ritiene questo fenomeno contingente e transitorio, ma lo teorizza, in modo fin troppo ricorrente e banale con il richiamo al colbertismo. Io non mi lascerei tentare da idee fuorvianti, preferirei stare nel solco di quella concezione che si e’ espressa felicemente in alcune costituzioni europee e per certi aspetti nella stessa carta europea, concezione della democrazia e dell’economia che sotto diversi nomi, dell’economia sociale di mercato, di capitalismo temperato, di modello renano che si rifa’ tanto al pensiero sociale cristiano quanto a quello liberale, al pensiero dei padri dell’Europa di ispirazione cristiana socialista ma anche liberale che negli sviluppi piu’ maturi e aperti riconosce la conciliabilita’ dell’efficienza di mercato con la giustizia”.
L’intervento di Bazoli ha toccato soprattutto il tema dell’uguaglianza, prendendo spunto dal Vangelo, per sottolineare che vanno rimosse le barriere nelle opportunita’ delle persone. Ma ha spiegato ”un conto e’ la disuguaglianza che e’ un disvalore, un conto e’ la diversita’ che e’ un potenziale di ricchezza della comunita”’. E se l’uguaglianza non puo’ essere decisa d’autorita’, tuttavia ”non puo mancare un’attenzione dei regolatori” contro le disparita’ eccesive: ”il problema esiste – ha detto Bazoli – ed e’ stato evidenziato proprio dalla recente crisi. In assenza di regolamentazioni a riguardo abbiamo visto gli eccessi e gli effetti distorti che ne sono derivati. Perche’ se e’ vero che il merito deve essere premiato e incentivato , se dalla diversita’ delle prestazioni e dai talenti non puo che non derivare una diversita’ di condizioni economiche e sociali, cio’ non puo’ autorizzare guadagni e ricchezze eccessive e illimitate come si e’ verificato nel recente periodo del cosiddetto turbocapitalismo”. ”Le distanze economiche sono accettabili, inevitabili, non in modo illimitato, ma nella misura e nei limiti in cui risultano socialmente accettabili: e’ questa l’etica di una giusta diseguaglianza”, ha aggiunto evidenziando in particolare che occorre una giusta misura nella differenza di remunerazione tra i top manager e i loro collaboratori .

Fonte: Asca