Il 12 e 13 giugno rappresentano una data molto importante. Si voterà infatti su 4 quesiti, di cui 2 riguardano nello specifico il disegno di legge che prevede l’obbligo di privatizzazione del servizio idrico nel nostro Paese.
L’appuntamento referendario rappresenta di per sé un appuntamento fondamentale per chi, come noi, sostiene l’importanza dell’esercizio democratico del voto e del ruolo dei cittadini nelle scelte pubbliche. Noi siamo convintamente a favore del SI ai due quesiti, per alcune importanti questioni.
Anzitutto, l’acqua rappresenta uno dei beni comuni fondamentali, su cui crediamo non possano valere solo le leggi del mercato. Contestiamo quindi che un bene simile possa essere privatizzato, sottolineando inoltre che negli ultimi anni, tutte le volte in cui la gestione di un servizio nel nostro Paese e’ stata data ai privati vi sono stati aumenti dei costi per i cittadini, sebbene la qualità del servizio spesso sia peggiorata con un aumento costante della dispersione idrica, dal momento che nessuno investe sul miglioramento dele infrastrutture di rete.
In secondo luogo, procedere ad una semplice privatizzazione, senza adeguati sistemi di “contrappeso” e di tutela dei cittadini non è convincente. Anzi, è chiaro il rischio del passaggio da un monopolio pubblico ad un monopolio privato.
Il nostro Paese non è certamente nuovo a tentativi di questo genere per quanto riguarda le risorse idriche. Aziende private, anche quotate in borsa, gestiscono il servizio in alcune importanti città. Ma a fronte di tutto questo, nelle stesse aree abbiamo registrato solo una significativa escalation delle tariffe, senza assistere agli annunciati miglioramenti sulla qualità e ad una seria politica di modernizzazione delle strutture. Anzi, in alcuni casi abbiamo fotografato invece un arretramento degli investimenti.
Agrigento è la città dove si paga di più in Italia, il servizio è deficitario ed è gestito da privati, come in larga parte della Sicilia. Ad Arezzo e Firenze, che sono al secondo e al terzo posto come costi (vedi dati Osservatorio Prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva), il servizio è gestito da società private. Addirittura a Firenze Publiacqua ha aumentato le bollette, anche se i cittadini, aderendo ad una campagna del Comune sul risparmio idrico, avevano consumato meno. Invece del premio, hanno ricevuto una punizione!
Milano, con un servizio totalmente pubblico gestito dalle Metropolitana, costa pochissimo. Siamo ovviamente consci che la gestione pubblica non ci metta al riparo da problemi. In questi anni una “rete colabrodo” e il ricorso alle deroghe sulla potabilità stanno ad evidenziare la necessità di una riforma del settore. Ma siamo parimenti coscienti che il semplice affidamento ai privati non sarebbe una soluzione al problema, soprattutto se questo avviene (e il tema lo affronta il secondo quesito) in base ad un meccanismo di “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Insomma, a fronte dell’affidamento l’unico dei diritti riconosciuti è quello al profitto, nessun cenno invece a quelli dei cittadini per un servizio essenziale com’è appunto il servizio idrico.
Vale la pena infine ricordare come esperimenti di gestione privata abbiano creato difficoltà in molti Paesi, europei ed extra europei, e che a Parigi sia stato necessario tornare indietro sulle decisioni, e far diventare nuovamente pubblica l’azienda d’Oltralpe. E Londra, in cui il servizio è gestito al 100% da privati, è in corso da anni una polemica molto forte, dovuta alla scarsità di investimenti e allo stato della rete di distribuzione. Si valuta infatti che le perdite stimate, ogni giorno, sarebbero pari a 300 piscine olimpiche.
Per tutte queste ragioni diventa necessario andare a votare in tanti. Nelle ultime settimane abbiamo assistito al tentativo di scippare ai cittadini il referendum sull’acqua (come quello sul nucleare) attraverso modifiche di legge. Questo modo di fare arrogante, avvilente e basato sull’idea del “popolo bue” , che è esattamente uno dei motivi della nostra esistenza come organizzazione civica. Non possiamo permetterci e permettere che il nostro diritto di esprimerci su argomenti legati al futuro nostro e dei nostri figli sia trattato come una “cosa di cui si può fare a meno, visto che c’è il parlamento sovrano”.
Antonio Gaudioso, Vice segretario vicario di Cittadinanzattiva