ROMA – Debutta nel menù del governo la “mina” dell’aumento della tassazione delle rendite finanziarie. Secondo indiscrezioni circolate ieri, sul tavolo del ministero del Tesoro ci sarebbe una prima ipotesi di lavoro sul tema delle imposte sui prodotti finanziari che oggi sottostanno ad un regime che va dal 12,5 per cento (Bot, Cct, obbligazioni sopra i 18 mesi) al 27 per cento (depositi e conti correnti, certificati di deposito, obbligazioni sotto i 18 mesi).
Il ministro dell’Economia Tremonti non aveva escluso l’ipotesi (disse il 12 giugno scorso a Lavico Terme che non era disposto a tassare il risparmio delle famiglie ma che si poteva fare un “ragionamento”). La Lega sembra favorevole, mentre in passato An sponsorizzò una misura volta a portare la nostra tassazione a livello europeo. L’ipotesi di lavoro prevederebbe una aliquota unica, ma escluderebbe i titoli di Stato.
Secondo quanto si apprende, potrebbe entrare tra le misure la determinazione di una aliquota tra il 18 e il 20 per cento: potrebbe fruttare 1,5 miliardi l’anno. Nell’attività di monitoraggio dei tecnici potrebbe confluire anche la revisione della tassazione dei capital gain (azioni, future, swaps): oggi hanno una imposta sostitutiva al 12,5 per cento con la sola eccezione della cessione delle partecipazioni qualificate che entrano nell’Irpef per il 40 per cento.
Mentre si ragiona di rendite finanziarie l’esecutivo si divide sul rincaro dell’Iva. E’ stato il fedelissimo di Berlusconi, Paolo Romani, a rassicurare la platea della Confcommercio. “Non è assolutamente intenzione del governo – ha detto il ministro per lo Sviluppo economico – costruire la riforma fiscale su un incremento dell’Iva. Sarebbe uno strumento che frena la crescita mentre serve un forte stimolo alla domanda interna”. “Sull’Iva state tranquilli”, ha aggiunto Romani.
Una affermazione in contrasto con quanto annunciato da Tremonti 1 dieci giorni fa a Santa Margherita Ligure di fronte ai giovani di Confindustria: “L’innalzamento delle aliquote Iva – aveva detto il ministro dell’Economia – è una questione che dobbiamo studiare”.
Si allarga così, dal Pd alla Cgil alle associazioni dei commercianti il fronte del “no” al rincaro dell’Iva, mentre il leader della Cisl Bonanni ribadisce e precisa: “Fingono di non capire. Siamo d’accordo se l’Iva viene aumentata sui beni di lusso”. Ma la Confcommercio risponde con le cifre e valuta che un eventuale aumento dell’Iva possa generare una contrazione del Pil dello 0,6 e dei consumi dell’1 per cento. E insiste sul malessere fiscale: “Bisogna ascoltare e capire chi non paga le tasse perché non ce la fa”, ha detto il presidente Carlo Sangalli.
In movimento il fronte delle pensioni. La mossa allo studio del governo di anticipare al 2013 2 il percorso di innalzamento dell’età pensionabile di anzianità e vecchiaia divide le parti sociali. “Siamo alle solite si tenta di fare cassa con il Welfare”, ha detto la leader della Cgil Camusso. Mentre per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, “la stretta sull’età dà credibilità alla manovra”.