Il presidente De Nisi sull’abolizione delle piccole Province: «Scelta iniqua, inefficace e demagogica»

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«L’abolizione delle Province più piccole rappresenta una scelta iniqua, inefficace e profondamente demagogica».
Così il presidente dell’Amministrazione provinciale di Vibo Valentia, Francesco De Nisi (foto), definisce la decisione del Governo, che ha inserito nella nuova manovra finanziaria l’abolizione delle Province con meno di 300mila abitanti.
«Iniqua perché discrimina proprio quei territori meno popolati dove i compiti e le funzioni delle Province hanno maggiore importanza nelle dinamiche socio-economiche locali, lasciando in vita, invece, le Province più “inutili”, cioè quelle dove sono presenti grandi aree metropolitane, come Milano, Roma, Napoli. Inefficace, perché il risparmio realizzabile con l’abolizione delle Province è irrisorio rispetto agli enormi disagi che questa norma comporterà per le popolazioni dei territori coinvolti. Infine, una scelta di questo tipo è chiaramente demagogica, perché asseconda un clima di caccia alle streghe determinato in primo luogo dall’incapacità di Berlusconi e di questa maggioranza parlamentare di governare, gli stessi che oggi, abolendo le piccole Province, cercano disperatamente di recuperare credibilità e consenso davanti ai propri elettori».
De Nisi, poi, si sofferma sulle conseguenze che tale provvedimento avrà sui territori interessati, sottolineando come l’abolizione delle Province innescherà un effetto domino a tutto danno dei cittadini.
«Come già evidenziato circa un anno fa, quando il Governo fece un primo tentativo di abolizione delle Province, è bene riflettere sulle conseguenze che ciò comporterebbe in termini di servizi per i cittadini – continua -. Tanti, infatti, sono gli enti e le articolazioni dello Stato che verrebbero meno: Prefettura, Questura, Comandi provinciali dei carabinieri, della guardia di finanza, del corpo forestale, dei vigili del fuoco, Direzione provinciale del Tesoro, Ragioneria dello Stato, Agenzia delle entrate, Agenzia delle dogane, Agenzia del territorio, Direzione provinciale del lavoro, Camera di commercio, sezione locale di Confindustria, sedi provinciali dell’Inps e dell’Inail, Azienda sanitaria provinciale, Aci, Croce rossa, Ufficio scolastico, Ufficio provinciale delle Poste italiane, Motorizzazione civile. Soltanto nel Vibonese, in questi uffici lavorano circa 2mila persone, che corrispondono ad altrettanti nuclei familiari. In totale, dunque, almeno 6mila cittadini vibonesi (se si considera una media di 3 persone a famiglia) sarebbero costretti a trasferirsi altrove. Le conseguenze sarebbero devastanti per Vibo Valentia, che subirebbe il crollo del mercato immobiliare e del commercio, senza contare la delocalizzazione dei servizi erogati oggi dalle amministrazioni pubbliche che sarebbero coinvolte dalla cancellazione degli attuali confini provinciali».