La Lega Nord e le pensioni delle dipendenti private anticipate…

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La Lega Nord si sta ergendo a paladina dei pensionati, bocciando in modo rumoroso (e a volte anche discutibile) qualsiasi intervento che vada ad incidere sulle prestazioni di chi non lavora più. Il problema è che la Lega Nord e Bossi non sono finora entrati nel merito delle misure, preferendo, per ovvi motivi propagandistici, schierarsi a difesa dei pensionati tout court. Una politica comprensibile dal punto di vista del ritorno politico e di visibilità meno se si scende nel piano concreto delle misure ipotizzate. In particolare una sembra frutto delle astruse bizantine alle quali il legislatore italiano ci ha abituato da sempre. In pratica in Italia se sei donna, e sei una dipendente pubblica, vai in pensione a 65 anni. Se invece sei sempre donna ma sei dipendente privata vai in pensione a 60 anni. Una disparità di trattamento perfino anticostituzionale, che però tutti tollerano e sulla quale la Lega Nord ha voluto mettere il cappello, senza troppo scendere nei particolari. Il punto è che o si ha il coraggio di dire che i dipendenti della pubblica amministrazione sono gente che lavora poco, e quindi può andare in pensione più tardi con tutto quello che ne consegue sul piano politico e giuridico oppure si deve mettere mano ad una disparità che non ha ne capo ne coda e che ci costa pure una barca di soldi. Va inoltre considerato come le donne vivano in media più degli uomini e quindi il pensionamento a 60 anni, con un’attesa di vita (fortunatamente aggiungiamo noi) di venti anni diventa un colossale costo che le generazioni produttive si devono sobbarcare per campare i ceti ormai non più produttivi (per legge non certo per capacità o possibilità). Insomma la storia delle dipendenti private che vanno in pensione prima non ha nulla a che vedere con la difesa dei sacrosanti diritti dei pensionati. La Lega lo può anche usare questo spot per ritagliarsi un ruolo di lotta che forse la propria base non gli riconosce più pienamente ma chi fa informazione ha il diritto dovere di spiegare le cose come stanno, a prescindere dalle posizioni politiche, partitiche o dalle opportunità di schieramento e di visibilità di volta in volta ricorrenti nella nostra litigiosa nazione.

Pietro Colagiovanni