L’Italia alla sfida del clima

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Un’Italia a metà del guado nelle politiche di efficienza energetica, con piani poco ambiziosi e misure spesso generiche, ma anche segnali estremamente positivi che giungono dagli interventi realizzati in questi anni e, soprattutto, da una potenzialità rilevantissima di risparmi in tutti i settori industriali. Questi, in sintesi, i risultati del rapporto presentato a Roma nell’ambito del convegno “L’Italia alla sfida del clima” promosso da Legambiente e AzzeroCO2. All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, Alberto Biancardi (componente Autority Energia), Massimo Beccarello (Confindustria), Carlo Manna (Enea), Beppe Gamba (AzzeroCO2), Edoardo Zanchini (Legambiente), Monica Frassoni (European Alliance to save energy), Antonio Gennari (Confindustria), Francesco Ferrante e Gianni Silvestrini (Kyoto Club).

Lo studio, realizzato da AzzeroCO2 e Istituto di ricerche Ambiente Italia, mette in evidenza dati particolarmente interessanti rispetto alle prospettive di intervento nel settore. Il primo riguarda la riduzione dei consumi energetici avvenuta in questi anni, non solo per via della crisi, ma anche grazie all’impatto di provvedimenti quali la detrazione fiscale del 55% e i titoli di efficienza energetica (i cosiddetti certificati bianchi). Tanto che si è passati da un consumo finale lordo di energia di 146,5 MTEP al 2005 a un dato di 137,5 nel 2010. Il problema è che gli obiettivi proposti nei piani approvati in questi anni sono troppo timidi (attraverso l’efficienza si avrebbe una riduzione di circa 15,8 MTEP, rispetto a un consumo in crescita post crisi stimato a 145,6 MTEP al 2020), e soprattutto accompagnati da interventi che rimangono ancora non chiaramente definiti e con incentivi incerti perché a continuo rischio di cancellazione.
L’efficacia delle politiche vigenti per l’efficienza è il secondo tema trattato nel Rapporto, che evidenzia risultati inediti e particolarmente significativi come il peso che hanno avuto le detrazioni del 55% nei risultati realizzati in questi anni nel settore edilizio, grazie agli incentivi, in un rapporto di 3 a 1 rispetto ai titoli di efficienza energetica. Lo studio presenta una vera e propria analisi costi-benefici degli incentivi legati ai titoli di efficienza energetica per le diverse categorie di intervento. Ne risulta un’incredibile differenza rispetto ai costi di investimento, che varia dal 2 al 100%, senza però una chiara motivazione legata ai vantaggi energetici, industriali o ambientali. Proprio per la difficoltà della situazione economica occorre individuare con attenzione i campi di intervento più efficaci per raggiungere risultati di riduzione dei consumi energetici, che Confindustria stima possibili in almeno 86 MTEP.

“I recenti provvedimenti che hanno innovato le regole riguardanti i Titoli di Efficienza Energetica vanno nella direzione giusta e valorizzeranno gli interventi più impegnativi – ha commentato Beppe Gamba, Presidente di AzzeroCO2 -. Come ESCO impegnata nel settore lo riteniamo un segnale importante, ma siamo al contempo consapevoli che per raggiungere gli obiettivi nazionali ed europei di risparmio occorrono misure più forti e potenzialmente più efficaci a cominciare dalle misure di esenzione fiscali. Il nostro contributo di analisi e proposta vuole affrontare questi nodi che obiettivamente ostacolano l’azione delle imprese e degli investitori”.

“I risultati di questo studio dimostrano quanto sia nell’interesse del Paese ridurre consumi energetici e emissioni di CO2 attraverso precise politiche di efficienza – ha dichiarato Edoardo Zanchini responsabile energia di Legambiente -. L’Italia deve guardare ai vantaggi che otterrebbe in questo contesto, per i cittadini in termini di bollette meno care e lavoro, e per le imprese nel recupero di competitività. Ora occorre accelerare in questa direzione, altrimenti perderemo un’occasione anche di uscita dalla crisi economica. Per riuscirci occorre, innanzi tutto, rivedere gli obiettivi dei piani nazionali portandoli da 15 ad almeno 30 MTEP come riduzione nei consumi energetici finali da conseguire al 2020. Si deve poi costruire una vera e propria cabina di regia dell’efficienza energetica, per dare certezza alle politiche, monitorare i risultati conseguiti con incentivi e standard minimi in modo da intervenire e rendere possibile raggiungere i risultati”.
Legambiente sottolinea i due banchi di prova che il nuovo governo Monti ha di fronte per aiutare questa prospettiva. Da un lato, la fondamentale proroga delle detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza energetica in edilizia, dove è diventato necessario rimodulare i benefici per le diverse tecnologie, intervenendo anche sugli anni di detrazione e sui tetti massimi di spesa, in funzione dei benefici energetici realizzabili. Dall’altro, le politiche per il trasporto ferroviario pendolare, che rischia nel 2012 di subire un vero e proprio tracollo a seguito del taglio del 75% delle risorse necessarie a far muovere treni che ogni giorno vengono presi da oltre due milioni e mezzo di cittadini. Ma è proprio la trasversalità del tema efficienza energetica che obbliga a ragionare di una vera e propria cabina di regia, indispensabile perché sono diversi i provvedimenti in discussione e i soggetti coinvolti – ministeri, Autorità per l’energia, Enea -, con interi settori sostanzialmente esclusi (come i trasporti) o dove manca una chiara prospettiva di innovazione come l’edilizia.
Proprio all’edilizia e ai consumi domestici occorre guardare con maggiore attenzione per accompagnare la prospettiva già indicata dall’Unione Europea con la nuova direttiva europea in materia di efficienza energetica in edilizia. Dal 2021 tutti i nuovi edifici, pubblici e privati, dovranno sostanzialmente “azzerare” i consumi energetici. Bisogna quindi promuovere un significativo miglioramento delle prestazioni del settore attraverso le nuove possibilità di controllo create con la certificazione energetica. Una prospettiva chi si costruisce stabilendo da subito, per i nuovi edifici e le ristrutturazioni edilizie oltre una certa dimensione, lo standard minimo obbligatorio di Classe A, ossia una riduzione dei fabbisogni di riscaldamento e raffrescamento a pari o maggior comfort, su tutto il territorio nazionale. E’ necessario prevedere anche per tutte le ristrutturazioni edilizie il miglioramento della classe energetica di appartenenza, con incentivi in funzione del “salto” effettuato (una, due, tre categorie), oltre a stabilire un contributo minimo obbligatorio e crescente delle fonti rinnovabili rispetto ai fabbisogni termici. Ma solo con un’ampia riqualificazione energetica del patrimonio edilizio esistente sarà possibile ridurre in maniera sostanziale i consumi energetici civili. Per questo occorrono politiche più ambiziose per riqualificare e migliorare le prestazioni energetiche del parco immobiliare esistente. I provvedimenti introdot¬ti finora non sono sufficienti a muovere un cam¬biamento significativo. Occorre intervenire per creare condizioni di vantaggio per gli interventi di riqualificazione energetica di interi edifici pubblici e privati, attraverso una riforma della fiscalità del settore e specifici incentivi. Ma anche premiare in maniera più efficace la riduzione dei consumi realizzata negli edifi¬ci, sia sul versante delle famiglie che su quello delle imprese di distribuzione e gestione dell’elettricità e del calore.