Settimana decisiva per il futuro dell’euro

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Il nuovo asse Italia-Francia, varato appena venerdì scorso, affronta già la prova più difficile: il confronto con la cancelliera Angela Merkel. Monti e Sarkozy proveranno a convincere la Germania che l’Europa dovrà essere certo piu’ disciplinata ma non può essere così poco solidale se vuole uscire dalla crisi e tornare a crescere. A rendere quasi impossibile una missione già difficile, l’inciampo della vigilia, ovvero la spaccatura ormai netta sulla Tobin Tax, una priorità assoluta soltanto per Parigi, aborrita da Londra. Un tema, quello della tassazione delle transazioni finanziari, su cui è intervenuto anche il premier Mario Monti, parlando a ‘Che tempo che fa’ su RaiTre, precisando che il nostro Paese è disposto a lavorare sulla tassa a livello Ue e che non può essere applicata solo in Italia. ”Il governo Berlusconi – ha aggiunto Monti – ha marcato la sua opposizione a questo in sede europea; io ho segnalato invece l’apertura del governo italiano.
Siamo disposti a lavorare, ma mai e poi mai solo se questa fosse solo per l’Italia, ma in un fase in cui abbiamo molto interesse ad ottenere la collaborazione stretta con paesi come la Germania e la Francia, perché no? E lo dico non perché io sia stato allievo di Tobin”. Intanto oggi Sarkozy arriva alla colazione con la Merkel con qualche timidezza in meno per l’appoggio del partner italiano e qualche punto in più nei sondaggi per le presidenziali; e il presidente del Consiglio ne seguirà le orme mercoledi’, portando a Berlino la consapevolezza di un’Italia tornata affidabile grazie alla pesante manovra di dicembre e al nuovo pragmatismo del governo. ”L’Europa faccia la sua parte, e presto”: questa parola d’ordine rimbalzata venerdì nei Palazzi di Parigi durante la visita di Monti, troverà eco a Berlino. Poi Monti, che sulla Tobin Tax è allineato con la Merkel e non con Sarkozy che ne fa una priorità, andra’ a Londra, per provare a riallacciare il dialogo con Cameron, che si sta allontanando ogni giorno di più dall’Europa: prima con il veto sulla riforma dei trattati, in queste ore con il no assoluto alla tassa sulle transazioni finanziarie, a protezione degli interessi della City londinese. Seguirà, in un gennaio di negoziati senza tregua, la trilaterale di Roma del 20 – Monti-Merkel-Sarkozy – quindi a fine mese il summit di Bruxelles. Ma la prima tappa a Berlino sembra poter dare la linea al seguito. Italia e Francia, per abbassare i tassi e intravedere una luce in fondo a tunnel della crisi, si aspettano da un lato un impulso decisivo e sostanziale – anche nella dotazione, come ha fatto capire Monti – del fondo Esm, il salva-stati. Dall’altro, puntano entrambe con decisione sulla fase 2, quella della crescita senza la quale tutto è palliativo. In questa prospettiva, le obbligazioni ‘project-bond’ per rilanciare l’Europa con le infrastrutture fanno più tendenza degli eurobond, pura gestione dell’immane debito esistente. Il tetto di 500 miliardi di dotazione dell’attuale Fondo, l’Efsf, è irrisorio, Monti l’ha fatto capire e la Merkel dovrà ascoltare le richieste dei partner. Per quanto riguarda invece ulteriori irrigidimenti del Fiscal compact, l’accordo sulle regole di bilancio voluto dal presidente della Bce Mario Draghi e dalla cancelliera tedesca, Roma e Parigi non ne accetteranno. La strada appare in salita, ma all’Italia con il suo rinnovato peso internazionale sembra andare meglio che alla Francia: Parigi deve appoggiarsi proprio al nuovo governo di Roma per fare squadra dopo che Londra si è allontanata ancora di più rompendo anche sulla Tobin Tax.