Invasione della privacy. Operazione mediatica. Rischio per il turismo. I commenti sul “blitz” operato contro l’evasione fiscale in una delle mete glamour d’Italia si sono sprecati, adducendo a sostegno molte ragioni che sono sembrate a mio parere, nella migliore delle ipotesi, artificiose.
Faccio anzitutto un passo indietro. Nei primi giorni di gennaio 2012 a Cortina d’Ampezzo, luogo ideale per un cinepanettone e meta ambita per chi vuole essere “a la page”, piombano degli strani personaggi vestiti di grigio. Si tratta di quei cattivoni della Guardia di Finanza che, dietro mandato dell’Agenzia delle Entrate, hanno deciso di avviare un controllo a tappeto sia sugli esercizi commerciali, per verificare l’emissione delle odiate ricevute fiscali, che su intestatari di tante belle e scintillanti automobili di lusso (che è ovviamente più che lecito avere se si pagano le tasse) che sfrecciano tra le candide nevi. I risultati ovviamente non tardano ad arrivare. Il “blitz” ha infatti anche un effetto benefico sul turismo: in un solo giorno il fatturato di diversi esercizi commerciali aumenta di percentuali a due zeri. E, cosa davvero strana per una nazione come la nostra, in cui si stima che l’evasione fiscale si aggiri intorno al 18% del Pil (una cosettina come 350 miliardi di Euro, pari a mancate entrate fiscali per oltre 150 miliardi di Euro), vengono scoperti intestatari di auto da decine di migliaia di euro ma quasi o del tutto nullatenenti, almeno a leggere la loro dichiarazione dei redditi. E noi, gente in malafede e malata di invidia, subito a pensare che siano evasori, invece di capire che magari qualcuno gliel’ha regalata, o semplicemente intestata senza dirglielo. In quest’ultima ipotesi poi, dovrebbero anche essere compatiti da noi: nessuno infatti ha pensato di intestargli in contumacia un bell’appartamento nel centro antico della capitale, vista Colosseo.
Ecco, noi, cittadini onesti, stupidi pagatori di tasse, gente a cui nessuno ha mai intestato niente o pagato una vacanza a nostra insaputa, godiamo del fatto che finalmente qualcuno si stia ponendo l’obiettivo di incutere almeno timore ai tanti evasori che per anni e anni hanno potuto godere di servizi che non hanno mai contribuito a pagare. Ci auguriamo sia un vero punto di svolta. Si, miei cari commentatori benpensanti e difensori della privacy, noi non pensiamo che le tasse siano belle, ma che certamente siano utili ad un patto sociale e alla possibilità di mantenere servizi pubblici e un minimo di equità sociale. La sanità, i servizi sociali, la pubblica amministrazione, la scuola: sono solo alcune delle cose che vengono assicurate proprio grazie alla fiscalità. E che chi non paga come dovrebbe, sfrutta senza averne titolo. Senza mezzi termini si tratta di truffatori, non solo dello Stato, ma di tutti noi.
Certo, la pressione fiscale in Italia è tra le più pesanti del mondo, e in molti casi i servizi non sono all’altezza di quanto paghiamo per averli. Ma questo non giustifica l’evasione. Piuttosto, sarebbe più opportuno chiedere conto, vigilare civicamente, agire per fare pressione e ottenere che si evitino gli sprechi e si migliori la qualità. Nascondersi dietro queste scusanti per evadere non può essere giustificato. E ancora di più in un momento di crisi mondiale com’è questo, in cui si chiede agli onesti di farsi carico di ulteriori sacrifici. Non solo, appunto, pagando più tasse, ma ottenendo meno servizi o criteri molto più restrittivi per accedervi. E certamente non è Cortina la patria degli evasori, ma rappresenta, come dicevo prima, un episodio importante, indice di una svolta. Certamente, e il direttore dell’Agenzia delle Entrate lo ha promesso, se la stessa operazione si dovesse ripetere in altre località, abbiamo la quasi certezza che i risultati non saranno dissimili.
Non posso ovviamente fare finta di nulla e non sottolineare anche gli errori “strategici” commessi per esempio da Equitalia. Accanirsi contro chi ha sempre pagato le tasse e oggi non può, a causa della contingenza, presta il fianco a chi preferisce dire che è giusto evadere. O anche a chi vuole approfittare della situazione per compiere atti ritorsivi violenti che in nessun caso possono essere giustificati.
Quando i controlli ci sono, arrivano anche i risultati. E sono i dati a parlarne. Prendiamo quanto scritto da Flavia Amabile su La Stampa del 10 gennaio :”A Rovigo, ad esempio, ad un certo punto ad ottobre di quest’anno i funzionari del Fisco hanno deciso di presidiare le strade della città. Guarda caso gli incassi dei commercianti sono aumentati: un parrucchiere ha fatto registrare un guadagno superiore di 6 volte rispetto alla media delle settimane precedenti. Lo stesso è avvenuto in Puglia quest’estate dove i locali della movida hanno fatto scontrini anche 5 volte superiori. In Emilia Romagna la Finanza si è concentrata sui fiorai, ne ha scoperti 56 irregolari, uno riusciva a emettere lo scontrino con regolarità ma la partita Iva era chiusa da più di un anno e l’ultima dichiarazione dei redditi risaliva al 2005″.
Chiudo con una piccola classifica delle dichiarazioni più originali, e che almeno a me hanno fatto venire voglia di dire: dieci, cento, mille Cortina. Partiamo con l’assessore al turismo del Veneto Marino Finozzi, che attacca l’Agenzia delle Entrate per il metodo adottato per le verifiche. ”I controlli si possono fare con i sistemi informatici e non con frotte di uomini che vanno a registrare i numeri di targa e i modelli delle auto nelle località turistiche. Questo è un sistema che usava la polizia di Chicago ai tempi della mafia: quando c’era il funerale di un mafioso gli agenti andavano a verificare chi partecipava. (Metodologia da sempre in uso in tutto il mondo, e che ha permesso anche importanti svolte nelle indagini – ndr). I controlli devono essere fatti perché l’evasione fiscale va combattuta, ma non con sistemi che spaventano i turisti”. (?) ”L’aspetto positivo – prosegue – è che il Veneto continua a mantenere il primato nell’attrazione turistica; quello meno nobile invece è che andando a colpire Cortina e altre località sembra si voglia rimarcare che noi veneti siamo evasori ‘di natura”. Excusatio non petita?
“In passato l’evasione ha avuto una sua logica. E’ un fenomeno da condannare ma almeno prima ridistribuiva il reddito, come le tasse”. (Giuseppe Roma, direttore del Censis, al Corriere della Sera)
“Solidarizzo con gli imprenditori di Cortina danneggiati dalla demagogica iniziativa dell’Agenzia delle Entrate. Non è criminalizzando la ricchezza che si combatte l’evasione, come dimostrano i risultati record ottenuti dal precedente governo. Per questo motivo il direttore Attilio Befera dovrebbe dimettersi per il danno d’immagine ed economico che ha provocato alla città ampezzana e più in generale al paese, che ha nel turismo la sua seconda fonte di ricchezza” (Daniela Santanché).
“Siamo il Paese più tassato d’Europa con servizi sociali di tipo africano. Il problema numero uno non è l’evasione fiscale, ma la spesa pubblica. [….]L’operazione di Cortina è fumo negli occhi di chi paga le tasse Sono terrorizzato dal magistrato che dice: “ma dove si va a cercare l’evasore? Dove presumibilmente c’è l’evasore”. Allora per combattere la criminalità, il magistrato, tra qualche mese, suggerirà alla Polizia di venire tutti i mesi nelle nostre case per vedere se c’è la refurtiva”. (Piero Ostellino, lunedì 9/1 a Radio24)
“Coloro che sovrintendono alla lotta all’evasione fiscale, e in primo luogo il dottor Befera devono avere la consapevolezza che operazioni come quelle fatte a Cortina, con controlli a tappeto in tutta un’area solo perché presumibilmente popolata in queste vacanze da ricchi, sono del tutto inaccettabili e chiaramente ispirate ad una confezione ideologica del controllo fiscale”. (Fabrizio Cicchitto)
“Sono arrivati alle 8 del mattino e se ne sono andati dieci minuti dopo mezzanotte ho firmato il verbale che ero già in camicia da notte. Un blitz del genere in queste date è un attentato a chi lavora. I miei clienti hanno detto che se ne vanno a Sankt Moritz, questo stato poliziesco nessuno lo vuole accettare” (albergatrice di Cortina)
L’onorevole pdl Osvaldo Napoli: «…Non è vero che il contribuente onesto non ha nulla da temere. Gli accertamenti condotti con metodi polizieschi sono fatti per colpire random, a caso, e nella rete finiscono spesso, troppo spesso, contribuenti onesti colpevoli di un errore materiale».
Alessandro Cossu
Responsabile Ufficio stampa e comunicazione