Lavoro: riparte il confronto tra Governo e parti sociali

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Il negoziato sulla riforma del lavoro riparte oggi (ore 12.15 al Ministero del Lavoro) in un clima teso. A dividere governo e parti sociali non c’è soltanto il tema in agenda, l’introduzione del sussidio di disoccupazione a beneficio delle categorie ora escluse. Ma, soprattutto, la questione dell’articolo 18 che si è riaccesa dopo la breve tregua seguita alle proposta del ministro del Lavoro, Elsa Fornero, di aprire una discussione “senza aut aut”. Il nuovo strappo sta nell’alt del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, a rimettere in discussione quella che definisce “una norma di civiltà”, cioè l’obbligo di reintegro per i lavoratori licenziati senza giusta causa nelle aziende con più di 15 dipendenti. “Ha una valenza e non si può cambiare perchè il messaggio che verrebbe ricavato è potete fare quello che volete”, ha ribadito la Camusso intervenendo al programma ‘Che tempo che fa’ su Raitre. Resta il problema dei contenziosi giudiziari. “Durano in media sei anni e questo è troppo sia per il lavoratore che per le aziende”, ha ammesso la leader della Cgil che frena anche sulla durata del confronto che il governo vorrebbe chiudere entro marzo. “E’ necessario che il Paese abbia un intervento sul mercato del lavoro con il contributo parti sociali, ma dire che siamo vicini all’accordo è un pò presto”. Un altro no arriva sull’ipotesi di cancellare la Cassa integrazione straordinaria (Cigs) nel quadro del riassetto degli ammortizzatori sociali. Per mettere in piedi “una indennità che sia universale e possibilmente più lunga ci vogliono più risorse”, sottolinea la Camusso che bacchetta il ministro Fornero. “Quando dice che si può eliminare la cassa integrazione straordinaria, sbaglia”. Su questo punto interviene anche il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni. “Rimuovere i sostegni vuol dire gettare un cerino su un bidone di benzina: non vorrei che questo discorso nascondesse la volontà di risparmiare”. Alla vigilia del confronto il vice-ministro del Lavoro, Michel Martone, lancia un appello distensivo: “Spero che la Camusso non si alzi dal tavolo. I nodi sono tantissimi e devono essere risolti con il consenso delle parti sociali”. Per quanto riguarda specificatamente il tema oggi in discussione l’obiettivo di medio periodo del Governo resta chiaro: procedere a un deciso restyling della cassa integrazione, limitandone durata e confini, e introdurre un sistema universale di tutele per chi perde il posto legato a doppio filo con le politiche attive (chi non accetta un nuovo impiego perde il sussidio). Un sistema a due vie che sostiene – a parità di costi – da un lato, le crisi temporanee con la cassa integrazione ordinaria rafforzata e, dall’altro, il reddito dei disoccupati con indennità e sussidi. Nell’immediato, almeno per 18 mesi , non ci saranno sconvolgimenti sull’attuale sistema, che ha salvato dalla disoccupazione 1,5 milioni di lavoratori (pari a 225mila posti full-time) nel 2011, secondo le stime della Uil su dati Inps, più del doppio rispetto al 2008. E per il 2012 il sindacato stima 323mila posti a tempo pieno a “rischio”.