E no prof. Monti, lo stato non può tirarsi fuori dagli impegni della ricostruzione in assenza di un paracadute per il cittadino. Non è questa la sussidiarietà che vogliamo. E’ necessario pensare ad una riforma strutturale di risposta alle calamità naturali che ridisegni un serio modello di risk management in partnership tra Stato, settore assicurativo e cittadini, basato su prevenzione, riordino delle normative edilizie e rispetto del territorio.
Già nel 1992 il Presidente del Consiglio Giuliano Amato dichiarò che lo Stato non aveva la capacità di gestire l’erogazione di indennizzi a seguito di gravi calamità naturali, e accennò alla possibilità che tale funzione potesse essere svolta dalle compagnie assicurative. Per almeno tre volte negli ultimi dieci anni (2002, 2004, 2008) si è tentato di inserire nelle leggi finanziarie l’assicurazione obbligatoria su edifici privati per rischio calamità. Il modello proposto non ha mai convinto l’ANIA, né Confedilizia. Nel 2008 vi è stato formale parere negativo anche da parte del Consiglio Nazionale dei Consumatori e degli Utenti (CNCU).
Questo Governo torna sul tema con la tragica coincidenza del terremoto in Emilia, con il Decreto Legge 15 maggio 2012, n.59: Disposizioni urgenti per il riordino della protezione civile.
Tale decreto prevede all’art.2 la copertura assicurativa su base volontaria contro i rischi di danni derivanti da calamità naturali per i fabbricati, con l’obiettivo di avviare un regime assicurativo per la copertura di essi. Si prevede che la protezione civile ci sarà per 100 giorni, poi si salvi chi può. La patata bollente passerà alle Regioni e ai cittadini, che dovranno ricorrere alle assicurazioni private sugli immobili.
Qualsiasi intervento in tema di assicurazione privata per calamità naturali ha due punti deboli spaventosi: il dissesto idrogeologico del suolo ed il pazzesco abusivismo ad alto rischio sviluppato in tutto il Paese. Si è costruito praticamente ovunque anche nelle “zone rosse”, come ad esempio quelle individuate nelle “Carte di localizzazione di probabili valanghe”, per non parlare del Vesuvio e dell’Etna.
Dove la trova un’assicurazione disposta a garantire adeguata copertura in caso di disastro ambientale un cittadino di un paese qualsiasi della costa calabrese?
Quanto sviluppo urbanistico si è avuto negli ultimi 30 anni nel pieno rispetto dei piani regolatori? Chi assicurerà gli immobili abusivi? Quanto costerà l’assicurazione in Abruzzo, nelle Marche e nelle zone a più alto rischio sismico? Dove li troviamo i soldi per assicurare le nostre case già gravate da mutui, relative assicurazioni, e IMU?
Un’ultima domanda professore. Quanto costa la parata del 2 giugno? ……ci farebbe uno sconto?
Liliana Ciccarelli, Responsabile politiche della conciliazione di Cittadinanzattiva