Investire nei Bond Parmalat e Cirio era rischioso e le banche dovevano informare i propri clienti anche quando ancora non si parlava di default. Lo ha deciso la Corte di Cassazione con la decisione n. 18038/2012 che ha dato ragione ai risparmiatori. La sentenza, ha affrontato il problema della valutazione, da parte delle banche, della propensione al rischio, di chi fa investimenti sottolineando che la propensione a rischio, anche se non è stata rivelata dal cliente, può essere desunta dal suo profilo. Nella parte motiva della sentenza la Corte spiega, tra le altre cose, introducendo tra le righe una regola fondamentale valida pro futuro: “ in ogni caso la banca è tenuta a dare le necessarie informazioni sui rischi legati agli investimenti “.
Secondo la Cassazione le banche non possono giustificarsi per il solo fatto che non fosse chiaro il rischio di default delle due società e neppure possono addurre a discolpa il fatto che titoli fossero regolarmente venduti anche da altri istituti che li consideravano convenienti.
Se poi si considera che i bond Cirio e Parmalat non avevano un rating ufficiale, il loro livello di rischio era immediatamente precedente a quello speculativo.
Ricordiamo che i casi Cirio e Parmalat insieme a quelli dei Bond Argentina hanno coinvolto più di 500.000 investitori italiani tra cui migliaia di pensionati, artigiani, operai e dipendenti, per una cifra di circa 15 miliardo di euro.
Soddisfazione è espressa da Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che finalmente avverte efficacemente la vicinanza delle Istituzioni nei confronti dei risparmiatori traditi.. Inoltre si vuole informare che è ancora possibile esercitare azione legale nei confronti delle banche per ottenere la restituzione delle somme corrisposte per l’acquisto delle obbligazioni che riguardano Cirio, Parmalat, Argentina e Giacomelli.