Nessun versamento all’Aspi per quelle famiglie che decidessero di licenziare la colf o la badante assunta a tempo indeterminato. Lo chiarisce il Ministero del lavoro a seguito di alcune segnalazioni partite dalle associazioni di categoria. Il problema veniva sostanzialmente dalla legge 92/2012 la quale, all’articolo n.2, comma 31, prevedeva che, “in tutti i casi di interruzione di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato per causa diversa dalle dimissioni, intervenuti a decorrere dal 1° gennaio 2013, e’ dovuta, a carico del datore di lavoro, una somma pari al 50 per cento del trattamento mensile iniziale di ASpI per ogni dodici mesi di anzianità aziendale negli ultimi tre anni”. Questo contributo è volto principalmente a finanziare l’Assicurazione sociale per l’impiego (Aspi) ma, come spiegato dal Ministero, è rivolto solo alle imprese e non alle famiglie. Se ciò non fosse, infatti, liberarsi del rapporto di lavoro con i collaboratori domestici sarebbe stato davvero oneroso: calcolando uno stipendio medio di 10 euro ad ora di una colf, per 8 ore settimanali accumulate per tre anni, ad esempio, la somma da versare sarebbe stata pari a 1450 euro. Secondo il Ministero, inoltre, tale errore di valutazione sarebbe dipeso da una scorretta interpretazione della norma in quanto la legge stessa non cita questa categoria di lavoratori. Tanto basterebbe per non adottare nessun decreto legge aggiuntivo e chiarificatore come, invece, richiesto dalle associazioni di categoria.
Di seguito il testo della Legge 92/2012:
http://www.lavoro.gov.it/nr/rdonlyres/3027e62a-93cd-444b-b678-c64bb5049733/0/20120628_l_92.pdf