Equitalia e le 120 rate, manca il decreto attuativo per poter accedere alla dilazione

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Dilazione di 120 rate per pagare i debiti col fisco. E’ questa la promessa che il Governo ha fatto tempo fa ai contribuenti inserendo nel Decreto del Fare la possibiltà di allungare ulteriormente i tempi per saldare le pendenze fiscali. Peccato che però si tratti solo di una promessa rimasta solo sulla carta perchè tecnicamente non può ancora essere messa in atto. Ciò che manca, infatti, è il decreto attuativo del Ministero dell’Economia col quale si dovranno decidere le modalità pratiche del meccanismo di rateizzazione. Un decreto che tarda ad arrivare visto che, per legge, doveva essere redatto entro 30 giorni dalla conversione di legge del testo del Decreto del Fare e il termine è già scaduto il 19 settembre scorso.
Tutto ciò ha comportato la spiacevole sorpresa per chi ha provato a fare richiesta ad Equitalia delle 120 rate, di vedersi negare la dilazione: tecnicamente, infatti, gli operatori dell’agente di riscossione non sono in grado di andare oltre le classiche 72 perchè il sistema non lo consente.
Con il decreto attuativo, i programmi telematici dovrebbero, dunque, essere aggiornati secondo la nuova normativa che, così, permetterebbe a molti contribuenti di risolvere notevoli debiti con Equitalia perchè si tratta di una dilazione di 10 anni durante i quali i soggetti debitori potranno spalmare quanto dovuto. Il decreto è il Dl 69/2013 che inserisce un nuovo comma (il comma 1-quinquies) all’articolo 19 del Dpr 602/1972 e riguarda soltanto le somme iscritte a ruolo. Per accedere al beneficio è, però, necessario dimostrare di avere precisi requisiti e aver bisogno di una dilazione superiore alle classiche messe a disposizione dal Fisco.
In pratica ci sono diverse strade che un contribuente può per correre per mettersi in regola con le tasse e ognuna di esse è stata pensata per un particolare caso.
Se il soggetto ha accumulato un debito superiore ai 50 mila euro (la vecchia soglia di 20 mila euro è stata innalzata), potrà chiedere un frazionamento di 72 rate (di minimo 100 euro l’una) senza dover produrre specifiche documentazioni ma presentando soltanto una semplice richiesta in cui si motiva una momentanea difficoltà economica. Questo grazie alla direttiva che Equitalia ha emanato lo scorso 7 maggio.
Se, invece, il debito supera i 50 mila euro si passa alle pratiche classiche in cui si potrà chiedere sempre un massimo di 72 rate ma fornendo ai funzionari tutti i documenti comprovanti il proprio stato di crisi di liquidità.
Qualora le 72 rate non fossero comunque sufficienti e il debitore non riuscisse a pagarle, al di là della somma (inferiore o superiore i 50 mila euro), interviene il Dl 16/2012 che concede ulteriori 72 mesi e allunga i tempi di decadenza da due rate a otto rate consecutive. Sempre ammesso che vi sia un “comprovato perggioramento” della situazione economica del soggetto interessato valutata in base alle carte presentate dallo stesso dai funzionari del fisco.
A tutto ciò, ora si aggiunge il famoso comma 1-quinquies che invece delle ulteriori 72 rate, permette di fare istanza per ulteriori 120 purché si rispettino due parametri:
– il contribuente deve trovarsi “per ragioni di estranee alla propria responsabilità, in una comprovata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica” tanto da non riuscire a sostenere più il pagamento delle rate secondo quanto disposto dal piano ordinario;
– il contribuente deve dimostrare che, qualora gli fosse concesso il 72 + 120, è effettivamente in grado di sostenere il pagamento delle rate tramite i propri mezzi economici.
Attualmente la questione è in discussione in Parlamento. Intanto, al contribuente a cui è stata concessa già una rateizzazione non resta che tenersi aggiornato e recarsi ad Equitalia per la dimodulazione del debito una volta approvato il dercreto attuativo.

C.M.