Mediocrazia: come condizione di successo  

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Il sociologo canadese Alain Deneault, ha scritto un interessante saggio dal titolo“Mediocratie” nel quale viene analizzata l’ascesa dell’“uomo medio”.

Il successo dell’uomo medio trova la sua massima espressione nel mondo del lavoro e della politica. Per avere successo non occorre ne capacità ne impegno ma propensione al conformismo. La Mediocrazia teorizza la rivincita del mediocre o idiotes, personaggio sempre incline a collocarsi al centro, a metà tra gli incompetenti e i supercompetenti.

Il mediocre per preservare lo status quo  accetta acriticamente e passivamente regole e convenzioni, poiché da un lato talento e competenza sono una minaccia;dall’altro la totale incompetenza e incapacità porterebbero a inevitabili inefficienze.

Qual è la figura del mediocre? mediamente preparato e competente,incline a conformarsi al sistema, alle sue regole implicite e tacite, non è un inetto piuttosto un “idiòtes”, incapace di interessarsi alla vita pubblica, in grado di tacere e omettere informazioni che possano rivelarsi deleterie per i propri superiori,senza scrupoli sulla morale e sulle ripercussioni sociali, addestrato al conformismo, pronto a collocarsi al centro, senza mai mettere in discussione l’ordine prestabilito. La sua affermazione e definibile “rivoluzione anestetizzante” della società.Già l’italiano Antonio Merlo, direttore del dipartimento di Economia della Pennsylvania University, nel 2007 con “Mediocracy equilibrium”, analizzava e stigmatizzava il sistema sociale italiano e riteneva la Casta, massima espressione del fenomeno mediocratico.A denunciare il culto della mediocrità, fu anche il giudice Giovanni Falcone, che teorizzò la “prevalenza del cretino”. Antesignano di tale teoria fu Pier Paolo Pasolini che definì l’uomo medio; un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, razzista, schiavista, qualunquista.” Di cretini, pardon idiotes, mai come oggi l’offerta è abbondante.

Alfredo Magnifico

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