I dati elaborati dall’ dall’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro, riportati nel rapporto “Il lavoro dove c’è”,che fa un’analisi degli spostamenti per motivi di lavoro negli anni della crisi” arriva alla conclusione che dal 2008 sono 800mila i residenti italiani “fuggiti” all’estero.
Mete più ambite risultano Germania, Regno Unito e Francia di questi; 500mila sono gli italiani e 300mila gli stranieri.
Tra gli stranieri la prevalenza sono quelli dell’Est che hanno deciso di tornare a casa visto che in Italia le opportunità di lavoro scarseggiano.
Nello stesso periodo oltre 380.000 hanno tentato la fortuna emigrando dal Sud verso il Nord. Una vera e propria diaspora dal nostro Paese, considerato ormai privo di opportunità.
Il fenomeno ha subito un’accelerazione dal 2012, dopo tre anni di forte crisi economica e finanziaria, e il picco di partenze è stato registrato nel 2015, con quasi 150mila cancellati dalle anagrafi comunali.
Con la scure della crisi che incombe e dalla quale non si vede via di uscita spesso se pur a malincuore l’unica soluzione è quella di fare i bagagli e lasciarsi tutto alle spalle per provare a ricominciare daccapo da un’altra parte del mondo ricercando, magari, fortuna altrove lontano da casa,a cercare queste opportunità sono principalmente lavoratori qualificati e laureati che vedono nella fuga il modo migliore per afferrare un lavoro dignitoso.
Un altro fenomeno analizzato è il pendolarismo, la distanza residenza-lavoro e come questa impatti sulla retribuzione,ed è emerso che solo il 54% degli italiani lavora nel comune di residenza e un occupato su dieci lavora in una provincia diversa da quella di residenza.
Questo conferma come le possibilità occupazionali nelle 110 aree provinciali italiane si differenzino enormemente da Nord a Sud.
Alfredo Magnifico