“Nei primi quattro mesi del 2010 si è registrato un aumento delle perdite legate alla dipendenza da giochi e scommesse del 12,3%. Rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono stati lasciati sul tavolo da gioco circa 550 mln in più.” La conferma arriva da uno studio presentato oggi ad Aosta da Contribuenti.it che con Lo Sportello Antiusura monitora costantemente il fenomeno del gioco d’azzardo.
In Italia, il solo gioco legalizzato coinvolge circa 29 MLN di persone, di cui 7 MLN con frequenza settimanale, e sviluppa un fatturato di circa 54 MLD di euro. Ogni giocatore sottrae 1.860 euro l’anno all’economia reale, lasciandoli sui tavoli da gioco.
Anche il coinvolgimento dei minorenni è aumentato passando da 860 mila unità a 1,9 milioni.
In Italia, nonostante il gioco d’azzardo sia una dipendenza ufficialmente riconosciuta dalle comunità psichiatriche, non viene percepita come tale dallo Stato, al pari di altre dipendenze quali la droga o l’alcol.
Questo perché? Naturalmente la tassazione sui giochi serve a rimpinguare le casse del bel Paese.
La “tassa degli imbecilli” è una vera e propria tassazione legalizzata: metodo di riscossione argutamente inventato dagli imperatori romani è divenuto col tempo lo strumento più semplice e veloce per depauperare inconsapevolmente i contribuenti italiani, anche utilizzando lotterie “benefiche”.
Per arginare tale fenomeno, Contribuenti.it chiede misure restrittive nei confronti del gioco legalizzato, pari a quella sul divieto delle sigarette nei luoghi pubblici, la diminuzione dell’offerta di lotterie, il divieto del gioco d’azzardo on line, l’aumento della tassazione sulle vincite al fine di renderle meno appetibili.
“Lo scopo delle istituzioni è quello di educare i cittadini, proteggere la loro salute, mentale e fisica – afferma Vittorio Carlomagno, presidente di Contribuenti.it, Associazione Contribuenti Italiani – non di certo quello di indurli a giocare al poker o ad indebitarsi con persone senza scrupoli. Per un reale rilancio dell’economia e per accompagnare il paese dall’uscita della crisi economica – conclude Carlomagno – i risparmi degli italiani dovrebbero entrare in circolazione nel mercato attraverso canali legali e produttivi e non lasciare che le perdite al gioco diventino prima fonte di entrate nelle casse statali.”