In trasferta muore mentre fa sesso, per i giudici è incidente sul lavoro

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FOTO DI REPERTORIO

I giudici francesi sono stati chiamati a dirimere una lunga controversia legale sul risarcimento tra i familiari di un tecnico della sicurezza defunto e la ditta per la quale l’uomo lavorava.

L’uomo un tecnico della sicurezza, in viaggio di lavoro fuori sede per conto della sua ditta, la sera si era appartato con una donna in albergo per fare sesso, durante l’amplesso è morto per un infarto.

Il decesso risale a sei anni fa quando il lavoratore era deceduto durante un viaggio di lavoro fuori sede a seguito di un infarto mentre faceva sesso con una donna conosciuta in zona.

I parenti ricorrevano in tribunale contro l’azienda con il quesito; morire mentre si fa sesso durante una trasferta per la propria azienda può essere considerato incidente di lavoro?

Dopo i funerali, la famiglia dell’uomo aveva deciso di chiedere un risarcimento per incidente di lavoro ma la ditta, una società di costruzione nel campo delle ferrovie, si era opposta, fermamente, sostenendo che l’uomo era fuori dall’orario di lavoro e in più impegnato in attività assolutamente private.

La società sosteneva che il decesso dell’uomo non poteva essere considerato morte sul lavoro sia perché avvenuto al di fuori di ogni attività lavorativa, sia perché il tecnico era morto in un’altra stanza d’albergo rispetto a quella assegnatagli dall’azienda, gli avvocati della società sostenevano “l’impiegato aveva coscientemente interrotto il suo viaggio di lavoro per una ragione di interesse personale, indipendente dal suo impiego”, cioè impegnarsi in “una relazione adultera con una perfetta sconosciuta”. Dopo varie sentenze, il caso è finito alla corte d’appello di Parigi dove i giudici hanno accolto le richiesta della famiglia dell’uomo e condannato la ditta al risarcimento.

Secondo la sentenza, la trasferta non include solo il tempo effettivamente trascorso a lavorare ma anche il tempo di viaggio e quello di riposo durante il viaggio, valido anche per la notte in cui l’impiegato è costretto a stare lontano da casa propria. In sintesi; durante l’intero periodo del viaggio d’affari, egli rimane sotto l’autorità del datore di lavoro fino a quando non dimostra di averlo interrotto per un’attività che non può essere considerata come parte della vita quotidiana” hanno spiegano i giudici, ritenendo che fare sesso è un’attività che fa parte della normale vita quotidiana.

Alfredo Magnifico

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