“Quando si pensa che il sistema previdenziale greco garantiva una pensione pari a quasi il 96 % dell’ultimo salario rispetto a circa il 34 % del Regno Unito è evidente che vi sono degli eccessi non più sopportabili che costringono i Paesi con la spesa pubblica fuori controllo a inevitabili riforme strutturali”, ne è convinto l’assessore al bilancio della Regione Lombardia, Romano Colozzi,che in un’intervista pubblicata da “il Revisore” prosegue il suo ragionamento: “per evitare una pericolosa rivolta sociale – spiega – queste necessarie riforme strutturali devono essere affrontate contemporaneamente ad un intervento choc sul terreno dell’evasione fiscale. È evidente che in passato, se ci sono stati privilegi legati ad un eccesso di spesa pubblica, ce ne sono stati altrettanti -se non addirittura superiori- verso altri cittadini sul piano del mancato prelievo fiscale. Ora non si può intervenire solo su una delle due storture”. Certamente “il problema è complesso ma se ci si muove con grande determinazione sul piano delle norme, chiudendo le troppe scappatoie ancora garantite agli evasori, e se si coinvolgeranno tutti i livelli istituzionali in questo compito di giustizia sociale, io credo che i risultati non mancheranno. Ad esempio, in Regione Lombardia, il sistema di verifiche impostato sui tributi di nostra competenza – prosegue Colozzi – sta garantendo risultati straordinari”.
“Sicuramente andranno apportate le dovute razionalizzazioni per garantire risparmi nella spesa pubblica. Ma credo che anche su questo versante l’Italia potrebbe dare un grande contributo per evitare che la riduzione della spesa non corrisponda automaticamente ad una riduzione delle tutele, soprattutto delle fasce più deboli. In quest’ottica ci si dovrà muovere nel superamento di quella polarizzazione pubblico-privato o Stato-mercato, per cui un arretramento dello Stato significhi abbandonare il cittadino a se stesso. C’è un mondo, quello del privato non profit che, pur non essendo stato sufficientemente valorizzato in questi anni, ha dimostrato di poter offrire servizi meno costosi e di qualità superiore. È chiaro che da questo punto di vista gli eredi delle tradizioni socialiste dell’Europa dovranno superare questa visione manichea per cui “ciò che non è statale non è pubblico”. La crisi del “welfare state” impostato esclusivamente sulle spese a debito deve lasciar spazio ad un rafforzato sistema di protezione sociale, fondato sulla “welfare society”. Anche da questo punto il modello lombardo, conclude Colozzi, “ sta dimostrando la sua lungimiranza: esso si è posto da subito il problema di coniugare risorse pubbliche sempre inferiori con servizi sempre più adeguati e con la necessità di non lasciare soli i cittadini”.
Fonte: http://www.regioni.it/newsletter/newsletter.asp?newsletter_data=2010-05-19&newsletter_numero=1580#art2