L’estratto di una pianta australiana potrebbe affiancarsi alle terapie antitumorali. Ricerca del Neuromed

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La Melaleuca, pianta usata dagli aborigeni australiani, si è rivelata capace di contrastare la crescita di cellule tumorali di glioblastoma in laboratorio

Il glioblastoma, un tipo di tumore maligno cerebrale particolarmente aggressivo, nonché il più diffuso, viene contrastato con uno standard terapeutico composto da chirurgia, chemioterapia e radioterapia. Ma una delle caratteristiche delle cellule che lo compongono è di sviluppare una resistenza contro i farmaci antitumorali, cosa che rende estremamente difficile combattere questa patologia. Per questo motivo la ricerca è impegnata nello studio di nuove sostanze, anche di origine naturale, capaci di affiancarsi alle terapie attuali (adiuvare nella terminologia tecnica).

Una ricerca condotta dal Laboratorio di Neuropatologia Molecolare dell’Unità di Neuropatologia dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli, pubblicata sul Journal of Pharmacognosy and Phytotherapy, ha ora individuato una sostanza capace di contrastare la crescita delle cellule tumorali di glioblastoma. Si tratta del tea tree oil, l’olio essenziale estratto dalla pianta Melaleuca alternifolia, originaria dell’Australia. Condotto su cellule in laboratorio, lo studio potrebbe offrire uno strumento in più per contrastare il glioblastoma.

“Siamo naturalmente in una fase preliminare – dice Antonella Arcella ( nella foto), prima firmataria della ricerca – e saranno necessari altri studi per dimostrare l’effettiva possibilità di usare il tea tree oil in ambito clinico. Ma le nostre osservazioni mostrano come questa sostanza riesca ad arrestare il ciclo cellulare ed indurre apoptosi (la morte cellulare) nelle cellule tumorali. Non stiamo naturalmente parlando di sostituire le terapie convenzionali, ma di affiancarle in modo da potenziarne l’effetto”.

La Melaleuca alternifolia venne definita “tea tree” (albero del te) da James Cook, il navigatore inglese che scoprì l’Australia. Gli aborigeni australiani la usavano per curare ferite e ulcere, un’azione antibatterica e antifungina per la quale l’estratto della pianta è ancora oggi conosciuto.

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