Media/ Riguadagnare la ‘sovranità digitale e culturale’ dell’Europa

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(credits: Simona Altieri)

La trentatreesima edizione di Eurovisioni si è conclusa con un grande appello comune a riguadagnare la “sovranità digitale e culturale” dell’Europa. Un appello lanciato dai partecipanti alla giornata internazionale di Eurovisioni delle due giornate di dibattito all’Accademia di Francia a Roma, cosi come echeggiato dalle proiezioni di 4 fiction europee (Italia – RAI, Francia-France Télévisions, Germania-ZDF e Spagna-RTVE) presentate in anteprima a Palazzo Farnese ed a Villa Medici.
Lo ha espresso con grande chiarezza nel suo intervento conclusivo di sabato Jean-Noel Tronc, Direttore Generale della SACEM (la SIAE francese), che – nel presentare il suo volume appena edito da Seuil in Francia (“Et si on recommençait par la culture?”) – ha invitato l’Europa, i suoi governanti ma anche i suoi cittadini, a preservare la propria identità culturale messa in pericolo dalla tempesta congiunta della trasformazione digitale e della globalizzazione. Lo stesso messaggio emerso dalla giornata internazionale, promossa insieme ad AGCOM, in cui il presidente Cardani, insieme al Presidente della RAI, Foa, al presidente dell’ERGA (le autorità di regolazione europee), ai rappresentanti del governo francese e dell’autorità di controllo francese (CSA) hanno tutti invitato i legislatori italiani in primis, e quelli degli altri paesi europei ad agire presto e bene.
Principale fonte di preoccupazione di tutti gli oratori presenti (vedi programma) è la presenza delle piattaforme internet globali (tutte rigorosamente non europee: da Google a Facebook, da Twitter ad Amazon, da Netflix ad Alibaba) che hanno goduto fino ad oggi di condizioni di estremo favore. Grazie al loro status non europeo, infatti, hanno potuto beneficiare di tasse estremamente ridotte (in media del 3% sui loro profitti contro il 45% imposto alle imprese italiane e francesi), del non rispetto delle regole sulla privacy, del non assoggettamento alle regole europee in materia di quote di produzione e di contributi alla produzione nazionale. Numerose procedure di infrazione sono state aperte in diversi paesi europei ed alcune multe miliardarie sono state comminate sino ad oggi (ma nessuna o quasi risulta ancora pagata), mentre – a causa di questa concorrenza irregolare – il settore europeo dei media è da anni in crisi e sta procedendo a massicci licenziamenti, piani sociali e chiusure.
Un rischio che si sta estendendo alche al settore della produzione cinematografica e televisiva, come denunciato dai rappresentanti delle imprese dei media presenti al dibattito: oltre alla già citata RAI; anche da Giuliano Berretta, di Oberon media e Presidente A.H. di Eutelsat; da France Télévisions e dal gruppo di imprese italiane rappresentate dalla Fondazione Technomedia (partner e sponsor di Eurovisioni 2019) e dai membri di Confindustria Radio e TV (Mediaset, La 7, emittenti locali). La sfida e l’invito urgente ai Governi ed ai parlamenti di Italia e Francia è quella di trasformare subito le numerose direttive e raccomandazioni europee approvate nell’ultimo anno a Bruxelles in leggi nazionali coerenti e armonizzate: dalla revisione della direttiva “Tv senza frontiere” (oggi chiamata Servizi Media Audiovisivi) alla Direttiva sul Diritto d’autore su Internet alle raccomandazioni in materia di lotta alla disinformazione.
I tempi sono stretti (la direttiva SMA – Servizi media audiovisivi deve essere convertita in legge entro settembre 2020, quella sul diritto d’autore entro giugno 2020) e la strada si annuncia tutta in salita. Lo ha spiegato bene il rappresentante del governo francese, Jean Baptiste Gourdin, che ha denunciato la pressione esercitata da Google la scorsa settimana. Non appena il governo francese ha anticipato in legge l’obbligo per le piattaforme commerciali di pagare delle royalties ai giornali francesi per l’utilizzo dei loro titoli, Google ha subito annunciato che non intende pagare le somme dovute e che preferisce ,invece, sospendere la pubblicazione dei titoli dei giornali francesi sul suo motore di ricerca. La querelle probabilmente finirà in tribunale, ma – come ha sottolineato Michel Boyon – presidente di Eurovisioni nel suo intervento di chiusura – tutto dipende da quanto faranno gli altri paesi europei. “Se tutti i paesi adotteranno la direttiva europea introducendo questo obbligo nelle leggi nazionali quanto prima – ha dichiarato – allora anche le piattaforme Internet non avranno altra scelta che adeguarsi. Se, invece, qualche paese UE adotterà delle leggi meno chiare e più “morbide”, allora il rischio che comportamenti di questo tipo si estendano, diventerà assai alto”.
Un esempio assai chiaro di cosa intendesse dire Jean Noel Tronc nel suo discorso citato in apertura, con l’invito a “ristabilire la sovranità culturale europea”.

Ufficio stampa: Elisabetta Castiglioni

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