Siria/Save the Children: “Catastrofe umanitaria per centinaia di migliaia di persone”

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FOTO DI REPERTORIO

 Da Save the Children  Italia Onlus riceviamo e pubblichiamo

Nelle ultime due settimane almeno 150.000 persone sono state costrette a fuggire a causa dell’intensificarsi delle ostilità nel nord-ovest della Siria, portando così il numero totale di sfollati dal 1 dicembre a oltre mezzo milione. Una catastrofe umanitaria che colpisce in particolare donne e bambini, di fronte alla quale 8 organizzazioni umanitarie, tra cui Save the Children, lanciano un appello urgente per un cessate il fuoco immediato[1]. “I bambini nel nord-ovest della Siria sono terrorizzati. Vedono bombe e proiettili ogni giorno. Le loro vite sono già state distrutte da anni di conflitto e dall’aver assistito alla distruzione delle loro case, scuole e ospedali e all’uccisione dei loro cari sotto i loro occhi. Ora, tutto ciò che stanno cercando di fare, è sfuggire alla violenza, mentre le loro vite vengono di nuovo stravolte. Le parti in conflitto devono rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani e fare in modo che non siano i bambini e i civili a pagare il prezzo più alto di questa guerra”, ha affermato Inger Ashing, Direttore Generale di Save the Children International, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. “Negli ultimi due mesi circa 300 civili sono stati uccisi a seguito dell’intensificarsi delle ostilità nel nord-ovest della Siria. Se questa violenza continua, fino a 800.000 persone che si trovano nelle zone degli scontri saranno fortemente a rischio. Anche le infrastrutture civili continuano a essere attaccate e questo è una ulteriore dimostrazione del clima di impunità. Nelle ultime due settimane, due ospedali sono stati colpiti da attacchi aerei e sarebbero diversi i pazienti e i medici rimasti feriti. Una delle nostre ambulanze è stata danneggiata e messa fuori servizio per oltre una settimana e, a causa dell’intensità dei combattimenti, abbiamo dovuto ricollocare un’intera flotta di ambulanze. L’IRC chiede urgentemente la fine della violenza e che sia individuata la responsabilità di chi ha commesso queste violazioni del diritto internazionale umanitario. Un’opportunità è fornita dalla commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sugli attacchi alle infrastrutture civili nella Siria nordoccidentale, che dovrebbe individuare i responsabili e rendere pubblici i risultati”, ha dichiarato David Miliband, Direttore Generale dell’International Rescue Committee. “Nel solo 2019 ci sono stati 85 attacchi a strutture sanitarie nella Siria settentrionale. Il primo mese del 2020 è stato in linea con questa spaventosa tendenza. L’escalation dei combattimenti ha costretto centinaia di migliaia di siriani a fuggire con le loro famiglie per vivere e trovare un posto sicuro. Dopo numerosi attacchi agli ospedali di Idlib, il nostro ospedale materno-infantile è rimasto l’unica struttura sanitaria funzionante nel giro di chilometri. È stata presa d’assalto da donne e bambini in cerca di assistenza medica urgente. Purtroppo, abbiamo dovuto sospendere la fornitura di cure mediche di emergenza ed evacuare i pazienti e il personale dalla struttura, dopo che un ospedale vicino è stato colpito da numerosi attacchi aerei alcuni giorni fa. C’è un urgente bisogno di supporto per le condizioni sanitarie critiche di donne incinte, madri e neonati nel nord-ovest della Siria. Gli effetti di questo conflitto sono devastanti per la popolazione civile. Donne e bambini, in particolare, sono a rischio e hanno bisogno di protezione immediata e servizi salvavita”, ha detto Michelle Nunn, Presidente e Direttore Generale di CARE USA. Tra le testimonianze raccolte c’è quella di Hadil * che è fuggito da Maarat an Numan: “C’erano bombardamenti incessanti e i soldati si stavano avvicinando al villaggio, quindi siamo stati costretti a lasciare la nostra casa. Abbiamo dovuto camminare molto prima di arrivare qui sani e salvi. La situazione era molto grave quando siamo fuggiti sotto i bombardamenti e con gli aerei da guerra che ci sorvolavano. Le strade venivano prese di mira, abbiamo camminato tra le rovine. Ci siamo fermati di giorno e abbiamo ripreso a muoverci di notte, portando con noi solo ciò che era necessario. Ci siamo lasciati alle spalle tutti i nostri averi. Volevo solo che i miei figli fossero al sicuro. Siamo qui da 20 giorni e viviamo con mio cugino, in un edificio non ancora completato che io e i miei quattro figli condividiamo con i miei suoceri. Ci sono altre 12 famiglie. Non posso descrivere quanto sia difficile vivere con così tante persone e quanta tensione ci sia”, è il racconto di Hadil.  “Decine di migliaia di famiglie siriane si stanno riversando lungo il confine turco a causa dell’offensiva militare del governo siriano e dei suoi alleati. I campi sono sovraffollati e ospitano persone cinque volte oltre la loro capienza, i prezzi degli affitti sono saliti alle stelle nelle città del nord-ovest. La Turchia ha ospitato generosamente milioni di rifugiati dalla Siria nel corso degli anni, ma i combattimenti stanno spingendo le persone sempre più a nord, perché non hanno nessun altro posto dove andare. Chiediamo alla Turchia di permettere a queste famiglie terrorizzate di cercare sicurezza oltre confine o nelle aree che la Turchia controlla in Siria. Non ci si può aspettare, però, che la Turchia si assuma la responsabilità di accettare un numero sempre maggiore di rifugiati. NRC invita la comunità internazionale a fornire con urgenza un ulteriore significativo sostegno”, ha affermato Jan Egeland, segretario generale della NRC. “Le condizioni che le persone sono costrette a sopportare a Idlib sono terribili. Dall’aprile dello scorso anno gli sfollati sono circa 900.000, il loro esodo è sbalorditivo e decine di migliaia di altre persone si uniscono a loro ogni giorno. I bambini dormono in campi allagati senza acqua corrente e protezione adeguata. Abbiamo fornito coperte e stufe, ma le persone non hanno soldi per comprare carburante e ci hanno detto che adesso stanno bruciando vestiti e spazzatura per stare al caldo. Al momento in Siria fa un freddo pungente e le famiglie fanno ricorso a misure sempre più disperate per proteggere i propri figli e garantire che sopravvivano all’inverno”, ha aggiunto Andrew Morley, Presidente e Direttore Generale di World Vision International. “Sappiamo che la decisione di fuggire è spesso presa all’ultimo minuto, le famiglie sono costrette a farlo nonostante l’inverno, con poco o nessun supporto, e i nostri team sono a malapena in grado di tenere il passo con queste ondate di persone che stanno fuggendo dalle violenze”, ha evidenziato Kieren Barnes, Direttore di Mercy Corps in Siria. Ahmad* è tra le persone che hanno dovuto abbandonare di recente le proprie case: “Grazie a Dio, io e i miei figli siamo stati in grado di rifugiarci in una cantina e sotto un tetto. Molte persone che sono fuggite dalle loro case non sono riuscite a trovare un riparo e neanche una tenda. Molte famiglie condividono gli spazi con loro conoscenti e alcuni parenti stanno aprendo le loro case nella campagna a nord di Idlib e di Aleppo. Ho visto molte persone passare la notte nella propria auto per continuare il viaggio la mattina e continuare a cercare un posto sicuro per proteggere le proprie famiglie. Ho anche sentito parlare di molti casi in cui la gente ha trascorso la notte all’aperto. La situazione a Idlib e in campagna è oltre ogni immaginazione e le cose peggiorano ogni giorno e non sappiamo cosa accadrà in futuro. I rumori dei bombardamenti e degli attacchi aerei sono davvero terrificanti anche quando colpiscono un’area lontana. La cosa peggiore che si possa immaginare è lasciare la propria casa”, ha raccontato Ahmad. “In passato le persone erano in grado di affittare alloggi dalla gente del posto che ha aperto loro le proprie case, ma questo sta diventando sempre più difficile perché ci sono semplicemente più persone rispetto alle case disponibili e le condizioni stanno diventando sempre più disperate. Molti di coloro che sono fuggiti dormono nelle loro macchine o si accampano ai bordi della strada perché non hanno altro posto dove andare. Hanno urgente bisogno di assistenza, di cibo, riparo, carburante per riscaldarsi e molti hanno bisogno di assistenza sanitaria, in particolare anziani e persone con disabilità. Con migliaia di persone più vulnerabili che arriveranno nei prossimi giorni, i bisogni continueranno solo a crescere e diventerà sempre più difficile soddisfarli”, ha concluso Bahia Zrikem di Humanity Inclusion.  “Tè, zucchero, riso, tutto è molto costoso, anche il pane, facciamo fatica a trovare denaro per comprare cibo tutti i giorni. Essere sfollati ci ha rovinato. Non voglio comprare carne o pomodori, non lo sogno neanche più, voglio solo impedire ai miei bambini di morire di fame. Ieri i nostri vicini per fortuna ci hanno dato un po’ di riso, cuciniamo tutto ciò che la gente ci può dare. Non compro verdure da un po’, solo cose economiche come il prezzemolo. Dobbiamo fare così per sopravvivere”, è il racconto di Farrah *, anche lui sfollato.  Per evitare che questa catastrofica situazione peggiori ulteriormente, Save the Children, International Rescue Committee, CARE, NRC, World Vision International, Mercy Corps, Humanity Inclusion e People in Need chiedono che ostilità vengano cessate immediatamente e che sia garantita la protezione a milioni di civili attualmente sotto tiro. La comunità internazionale deve condannare le violenze in atto e impegnarsi a individuare i responsabili delle violazioni del diritto internazionale umanitario. Dopo nove lunghi anni di sofferenza per i civili siriani, una soluzione pacifica a questo conflitto è ora più urgente che mai, spiegano le 8 Organizzazioni.

* I nomi sono stati modificati per proteggerne l’identità