Safer Internet Day, Italia: Save the Children, il 67% degli adolescenti frequentano la rete

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Tre bambini o preadolescenti (6-14 anni) su 4 in Italia frequentano la rete, sviluppando una grande familiarità con Internet che diventa quasi assoluta tra i 15-24enni (94%). Navigano soprattutto per comunicare con i messaggi Whatsapp, Skype, Viber o Messenger (92% tra i 14 e i 17 anni), o utilizzando le applicazioni online anche per chiamare e videochiamare (81%), ma sono molti meno quelli che usano il web per leggere giornali o riviste online (circa 40%)[1].

Ma quanti adolescenti utilizzano la rete per seguire o aderire a cause a sfondo sociale, civico o politico e si impegnano attivamente in prima persona anche oltre la rete?

Save the Children lo ha voluto chiedere proprio a loro. In occasione del Safer Internet Day 2020 – la giornata mondiale per la sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione Europea per un uso consapevole della rete, un ruolo attivo e responsabile di ciascuno per rendere internet un luogo positivo e sicuro – l’Organizzazione diffonde il dossier “Dai like alle piazze: giovani e partecipazione civica onlife” che, attraverso alcuni focus group nelle scuole e un’indagine online a risposta spontanea promossa tra gli adolescenti, racconta se e come questa presenza sulla rete abbia a che fare anche con la loro partecipazione civica.[2] 

Solo 1 adolescente su 3 (30% circa) tra quelli che hanno risposto all’indagine, non è iscritto o non fa parte di nessun gruppo o associazione, 1 su 6 frequenta gruppi scolastici e sempre 1 su 6 è iscritto ad associazioni di volontariato sociale o ad associazioni o gruppi religiosi. L’iscrizione ad associazioni culturali o associazioni per la tutela dell’ambiente riguarda il 7% circa, mentre quella ad associazioni per la cooperazione internazionale o per la tutela dei diritti umani, o a movimenti, partiti politici o comitati di cittadini riguarda il 4% circa dei rispondenti. In effetti in Italia fra il 2011 e il 2017 è raddoppiata la quota di giovani fra i 15 e i 30 anni che sono attivi in organizzazioni territoriali che supportano comunità locali, passata dal 10% del 2011 al 20% del 2017, a fronte di una media europea che è passata dal dall’11 al 13%[3].

Per il 67% degli adolescenti che hanno risposto al sondaggio, i social rappresentano il canale sul quale si informano e si attivano rispetto ai temi sociali, civici o politici di maggiore interesse per loro, seguita dalla scuola (65%) .Tra i temi che maggiormente riscuotono l’interesse dei ragazzi e delle ragazze vi sono: i cambiamenti climatici e la difesa dell’ambiente (60%), la lotta contro discriminazioni, bullismo e stereotipi (53%), l’immigrazione (25%), i problemi della scuola e i diritti dei minori (18%).

Una buona parte dei ragazzi interpellati si adopera per diffondere online queste informazioni principalmente attraverso il “mi piace” (45% circa) o condividendole sulla propria bacheca o profilo (46%), mentre 1 su 20 (6%) fa un passo in più e contribuisce creando in rete un nuovo contenuto sulla tematica in questione, e un, pur ristretto, 4% arriva anche a scrivere un appello o una petizione di raccolta firme per raggiungere un obiettivo prefissato.

Questo attivismo digitale, che è stato definito come un “attivismo pigro”[4], rimane tuttavia confinato nel web solo nel 13% dei casi. Più della metà dei ragazzi attivi online traduce l’impegno anche in azioni dirette di cittadinanza, per cambiare concretamente le cose, partecipando a eventi di sensibilizzazione o mobilitazione collettiva legati alla tematica di interesse. E’ la difesa dell’ambiente la causa che sembra stimolare di più il passaggio all’azione dei ragazzi: l’83% di quelli che hanno “abbandonato la tastiera” per uscire in strada e partecipare a manifestazioni o cortei ha infatti seguito assiduamente online questo tema negli ultimi due anni. Dall’indagine, in ogni caso, sembra emergere come l’impegno on line divenga per molti una chiave di accesso per una dimensione di impegno diretto sul territorio.

L’esempio dei genitori, e in particolare quello della figura materna, sembra avere un effetto positivo sulla decisione di attivarsi anche fisicamente per le cause sociali, civiche o politiche conosciute online. Gli adolescenti con una madre attiva su queste cause, hanno maggiori probabilità di essere iscritti ad associazioni di volontariato (41%) rispetto a quelli con una madre non attivamente impegnata socialmente o politicamente (27%)l’81% di chi ha dichiarato di non essere mai passato dalla dimensione online a quella reale ha una madre che non è attiva su questi temi. Un altro fattore di rilievo in questo senso sembra essere anche l’abitudine alla lettura dei libri da parte dei ragazzi. Il 57% di chi partecipa “spesso” e il 47% di chi partecipa “qualche volta” anche fisicamente ad eventi che ha seguito onlinedichiara infatti di aver letto più di 3 libri extrascolastici nell’ultimo anno, contro il 9% e il 12%, rispettivamente, di chi non ne ha letto neanche uno.          

“La connessione in rete è oggi una costante della vita quotidiana dei bambini e dei ragazzi. Occorre proteggerli dai rischi della rete, ma allo stesso tempo non dobbiamo ignorare la potenzialità che la rete stessa può avere nello sviluppo della loro cittadinanza attiva. Una potenzialità preziosa, così come ha dimostrato la mobilitazione mondiale sul clima. E’ importante diffondere questa consapevolezza nelle scuole, dove tutte le materie, a partire dall’educazione civica, dovrebbero sempre prevedere una interazione tra la dimensione online e quella offline, per i ragazzi ormai inscindibili,” ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro.

“Come hanno sottolineato con forza le ragazze e i ragazzi che hanno partecipato ai focus group di questa indagine, gli adolescenti vogliono esprimersi ed essere presi sul serio, condividere le loro opinioni ed esperienze, informarsi ed informare i loro pari senza soluzione di continuità tra la dimensione della rete e il mondo reale, in modo non superficiale e sicuro.  Preoccupa il fatto che anche le competenze di cittadinanza digitale non siano rese disponibili per tutti i bambini e i ragazzi ma, anche in questo caso, si rilevino fattori di diseguaglianza, legati alle famiglie di origine, al corso di studi, alle risorse educative di cui si dispone. Abbiamo il dovere di investire le migliori idee, competenze e risorse per far sì che tutti i bambini, le bambine e gli adolescenti abbiamo accesso alla rete in modo consapevole, senza discriminazioni, sviluppando progetti educativi e di partecipazione che colleghino la dimensione online con quella offline”.  

Proprio con questo obiettivo, alla vigilia del Safer Internet Day 2020, Save the Children lancia in Italia la piattaforma “Change the Futureun ecosistema digitale di condivisione e informazione che nasce dall’esperienza di Sottosopra, il Movimento Giovani per Save the Children e di UndeRadio (la radio web contro le discriminazioni), dedicato a tutti i ragazzi e le ragazze, tra i 17 e i 22 anni, associazioni e gruppi per informare, sensibilizzare, approfondire, creare comunità, e dare forza alla voce dei giovani.

social media, un magazine e una community online i 3 pilastri della nuova piattaforma, alimentata da una redazione centrale composta da 60 ragazze e ragazzi e da altri 200 “antenne dei territori” in tutto il Paese, con oltre 30 associazioni e gruppi che partecipano al progetto. Tra gli obiettivi di Change the Future quello di leggere l’attualità oltre le semplificazioni, generando pensiero critico, dando modo di sviluppare competenze digitali, offrire strumenti e formazione per comunicare al meglio il proprio punto di vista. Il tutto nel quadro della promoz