Tutte le novità sull’applicazione di questi strumenti dell’accertamento per il 2009, sulla strada del federalismo
Studi di settore in veste anticrisi, con correttivi paracadute e nuove analisi di territorialità. Scendono in campo gli accorgimenti “a cascata”, che operano sulla normalità economica e sui diversi settori, sino ad arrivare alla specificità dei singoli contribuenti. Con la circolare n. 34/E del 18 giugno, l’Agenzia, inoltre, illustra le novità sull’applicazione degli studi per il 2009, per adeguarli alla caratteristiche delle singole aree, calando nel territorio questi strumenti dell’accertamento, in chiave sempre più federalista.
Studi, avanti tutta nella sfida federale
Dall’attività di analisi del territorio e delle sue specificità sono nati tre indicatori “su misura”, che consentono di differenziare l’applicazione degli studi e di adeguarli alla caratteristiche delle singole aree, rendendo questi strumenti dell’accertamento sempre più aderenti alla realtà economica in cui si muovono le imprese. Il primo indicatore, “livello di retribuzioni”, è individuato a livello provinciale e considera quanto incide il costo delle retribuzioni sulla determinazione dei ricavi, in base alla specifiche realtà territoriali. Il secondo, “livello del reddito disponibile per abitante”, invece, tiene conto della capacità dei contribuenti di produrre ricavi/compensi, in funzione dei diversi livelli di benessere e del tasso di sviluppo economico che caratterizzano il luogo in cui svolgono la loro attività. L’ultimo indicatore riguarda il “livello delle quotazioni immobiliari” e nasce in particolare per gli studi delle costruzioni e quelli di valorizzazione immobiliare, differenziando il territorio nazionale in base ai valori di mercato degli immobili per comune, provincia, regione e aree territoriali.
“Costruzioni” apripista per gli studi su base regionale
Lo studio delle costruzioni è il primo elaborato su base regionale, secondo il dettato della manovra d’estate 2008 (dl 112/2008). La regionalizzazione ha consentito di “localizzare” ben 408 differenti gruppi di imprese con caratteristiche omogenee, con altrettante conseguenti funzioni regionali di ricavo, definite in base a dimensione, struttura, modalità di acquisizione e realizzazione dei lavori, tipologia di attività e di clientela. Inoltre, secondo le linee operative dettate dal decreto Mef del 19 maggio 2009, gli Osservatori regionali, integrati con un rappresentante dell’Anci, sono entrati attivamente in campo nella valutazione dei risultati dei nuovi studi, con l’intento di calare questo strumento dell’accertamento sempre più nel territorio e garantirne un’effettiva elaborazione “su misura”.
Il correttivo si fa in quattro
Sono quattro le tipologie di correttivi messe in campo. La prima categoria di interventi è relativa all’analisi della normalità economica per coloro che presentano una riduzione dei ricavi/compensi. I secondi correttivi sono quelli “specifici per la crisi”, che adeguano ai suoi effetti i risultati degli studi. Per i professionisti che operano a prestazioni, ad esempio, questi interventi tengono conto del possibile aumento del peso degli acconti sul totale dei compensi, e sono nati mettendo in relazione l’andamento dei compensi dichiarati con il posizionamento nell’analisi di congruità e la percentuale di quelli relativi ad incarichi iniziati e completati nell’anno. Ci sono poi i correttivi congiunturali di settore, calcolati per singolo modello organizzativo, considerando la contrazione dei margini e il minor utilizzo degli impianti, per le imprese. Infine, la quarta linea d’azione riguarda i “correttivi congiunturali individuali”, che interessano i soggetti non congrui che presentano una riduzione dei ricavi/compensi dichiarati. In questo caso, i coefficienti congiunturali strutturali e territoriali vanno a cogliere il grado di crisi registrato dal singolo contribuente.
I nuovi correttivi sono il frutto di un accurato monitoraggio dell’impatto della crisi, basato sulla raccolta delle informazioni fornite dalle associazioni di categoria, a loro volta incrociate con i risultati delle analisi dei settori svolte da Banca d’Italia, Istat, Isae, Prometeia e altri istituti di ricerca di primaria importanza in campo economico aziendale. Particolare peso nell’attività di monitoraggio ha avuto anche l’analisi dei dati delle comunicazioni annuali Iva 2010 presentate dai contribuenti entro lo scorso mese di febbraio.
Giulia Marconi