Fisco: imprese “apri e chiudi” nel mirino

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La manovra economica mira a smascherare le aziende fasulle: oltre 100mila imprese “apri e chiudi” o sempre in perdita sono riuscite finora a evitare i controlli, ma nei prossimi tre anni dovranno pagare tasse per 2.8 mld. Due tipologie di aziende saranno da subito messe sotto controllo dal Fisco, in seguito alle disposizione della manovra economica. Si tratta delle imprese che aprono e chiudono dopo pochi mesi e di quelle che versano in uno stato di perdita sistemica.

Si tratta di 40mila e 60mila soggetti rispettivamente, che finora avevano evitato le ispezioni ma che nei prossimi tre anni dovrebbero restituire tasse evase per un gettito di 2,8 miliardi di euro.

Secondo i dati Unioncamere, le aziende italiane in perdita sono il 15,9%, cioè oltre 100mila imprese che in un triennio hanno chiuso il bilancio in rosso. In questo caso, il campione era riferito ai bilanci del 2005, 2006 e 2007 e riportava la perdita civilistica, non direttamente impattata dall’articolo 24 della manovra del Governo.

Tuttavia, il risultato dell’analisi evidenzia l’ampiezza del fenomeno, soprattutto nelle grandi città, con Roma, Milano, Napoli, Bari e Brescia in testa. Considerando il rapporto con la numerosità delle imprese sul territorio, la città più in perdita risulta Matera sicuramente a causa della lunga crisi del salotto.

Unanime il parere degli imprenditori, convinti che la chiusura di tre bilanci consecutivi in negativo debba immediatamente allarmare il Fisco e che l’eliminazione delle frodi rafforzi il mercato, anche riducendo le aliquote. Attenzione però a “non criminalizzare le imprese” – proseguono gli imprenditori – “che nella stragrande maggioranza assolvono ai doveri fiscali”.

di Alessandro Vinciarelli