Per i paperoni la crisi è già passata

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Nonostante la congiuntura sfovorevole non ancora alle spalle, il numero dei ricchi (ovvero degli individui il cui patrimonio supera il milione di dollari esclusa la prima casa) ha ripreso a salire (+17% nel 2009), tornando a quota 10 milioni su scala globale. In ascesa anche il loro patrimonio, che si attesta intorno ai 39 mila miliardi di dollari, segnando così un incremento del 19% rispetto al 2008. Invece, quelli che vengono individuati come gli ultra-ricchi, ovvero coloro il cui patrimonio supera i 30 milioni di dollari, hanno incrementato la propria ricchezza nel corso del 2009 del 21%. I dati indicano che nel complesso sono state recuperate le perdite registrate nel 2008. Questo è in sintesi quanto riporta la quattordicesima edizione del World Wealth Report, il rapporto annuale sulla ricchezza nel mondo, presentato nella giornata di ieri da Merrill Lynch Global Wealth Management in collaborazione con Capgemini.
Il boom asiatico
Nonostante la popolazione mondiale dei paperoni rimanga concentrata negli Stati Uniti, in Giappone e in Germania (che nel 2009 contano insieme il 53% dei ricchi mondiali), a guidare la ripresa sono stati i mercati emergenti e in particolare l’area dell’Asia-Pacifico. I ricchi asiatici sono infatti aumentati del 31% l’anno passato, eguagliando il numero di quelli europei; il loro patrimonio, circa 9.700 miliardi, supera per la prima volta quello del Vecchio continente. Il sorpasso in graduatoria, si legge nel rapporto, si spiega con la crescita solida e prolungata dei driver di ricchezza sia economici che di mercato registrati nel continente.
Per gli economisti di Merrill Lynch questo trend sembra destinato a continuare. Per i prossimi anni, infatti, si prevede che saranno ancora i Paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina) a spingere la crescita dei paperoni nelle rispettive aree geografiche.
Ritorno al mercato ma con prudenza
Complessivamente, i portafogli dei ricchi e degli ultra-ricchi hanno fatto segnare un ritorno, moderato, al segmento azionario (dal 25 al 29%). Ciò nonostante, sono aumentati gli investimenti con rendimenti più prevedibili, la quota destinata a strumenti a reddito fisso è infatti passata dal 29 al 31%. Insomma, malgrado i seganli di ripresa, la fiducia non è ancora pienamente tornata, nemmeno tra gli investitori con più alta propensione al rischio. I paperoni più conservativi si sono confermati i giapponesi e quelli dell’America latina, mentre gli statunitensi sono ancora quelli con più alta propensione all’equity.
E in Italia?
Anche in Italia il numero e il patrimonio dei ricchi crescono, ma meno della media mondiale. A fine 2009, i ricchi del Belpaese (che si piazza nono nel ranking mondiale) si attestano sui 180 mila circa (+9% rispetto al 2008). Nel 2007 il numero supera i 200 mila, quindi non si può dire di essere tornati ai livelli pre-crisi. A questo proposito, le ragioni si possono individuare nella caduta del Pil di oltre 5 punti percentuali, così come nella minore performance del mercato finanziario (Piazza affari è cresciuta nel 2009 del 23,6% contro al 47% del Msci World).
Fonte: http://www.morningstar.it/it/news/article.aspx?articleid=89961&categoryid=70&refsource=newsletter&lang=it-IT