L’inflazione dal settembre scorso è salita del 169%, la disoccupazione aumentata tra il 35% e il 45%, il potere di acquisto delle famiglie crollato. Alcuni bambini sono stati costretti o hanno scelto di lavorare per supportare le loro famiglie. Il crollo dell’economia libanese ha spinto più di mezzo milione di bambini a Beirut alla fame e a lottare per sopravvivere. Molte famiglie non possono permettersi il cibo, l’elettricità, il combustibile per cucinare, i prodotti igienici essenziali e l’acqua necessari per sopravvivere. Nella zona di Greater Beirut, 910.000 persone, tra cui 564.000 bambini, non hanno abbastanza soldi per acquistare beni di prima necessità[1], compreso cibo sufficiente. Questa la drammatica denuncia riportata dall’ultimo report condotto da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e garantire loro un futuro, secondo la quale questi numeri potrebbero essere solo la punta dell’iceberg, a fronte di una crisi economica che stanno vivendo le famiglie di tutto il Libano, a causa dell’aumento dei prezzi di cibo, affitto e altri beni di prima necessità. Il Libano sta attraversando una crisi economica, aggravata dalla pandemia di COVID-19. Da settembre dello scorso anno, i prezzi degli articoli di base come cibo e alloggio sono aumentati del 169%[2], mentre la disoccupazione è aumentata del 35% tra i lavoratori regolari e fino al 45% nel tra quelli irregolari. L’inflazione ha ulteriormente ridotto il potere d’acquisto delle famiglie, che è precipitato dell’85%.
“Questa crisi colpisce tutti, famiglie libanesi, rifugiati palestinesi e siriani. Inizieremo a vedere bambini che muoiono di fame prima della fine dell’anno”, ha dichiarato Jad Sakr, Direttore di Save the Children in Libano. “I bambini, anche quelli provenienti da famiglie libanesi a medio reddito, mangiano sempre meno o addirittura nulla per un’intera giornata solo per far quadrare i conti. In alcuni casi, i bambini lavorano per incrementare il reddito familiare e sono così tenuti lontani dalla loro istruzione”.
Lama *, 27 anni, siriana, è incinta e già madre di tre figlie, vive in un rifugio collettivo nel sud del Libano. Suo marito ha perso il lavoro a causa dell’epidemia di Coronavirus. “Se abbiamo qualcosa da mangiare, mangiamo. Se non lo abbiamo, allora non mangiamo. Ci sono momenti in cui prendiamo in prestito denaro solo per mangiare. Cosa possiamo fare? Ci sono giorni in cui le mie figlie piangono fino ad addormentarsi: a volte per la fame, a volte per il Coronavirus, questa crisi le ha profondamente colpite. La mia bambina di nove anni ci ha chiesto se può iniziare a lavorare, vendendo tessuti in autostrada. Non sono riuscita ad accettarlo e sono scoppiata in lacrime. Mia figlia vuole lavorare solo per sollevare un po’ noi dal peso che portiamo. Solo per aiutarci in modo che i suoi fratelli non muoiano di fame. Temo un simile destino per le mie figlie” ha detto Lama.
“A causa del Coronavirus, mio padre non lavora e non stiamo mangiando. Voglio lavorare in modo da poter aiutare i miei genitori e nutrire le mie sorelle. Mia sorella piange continuamente perché vuole il latte e non glielo possiamo comprarlo perché ora costa 10.000 LBP (circa 7 dollari al tasso di cambio ufficiale attuale” ha confermato la piccola Sarah *, di nove anni.
Solo il mese scorso un sondaggio del World Food Programme ha mostrato che i due terzi delle famiglie libanesi hanno subito una perdita di reddito durante la crisi, costringendo molti a spendere meno per il cibo, a indebitarsi o ad attingere ai propri risparmi. Una famiglia libanese su cinque e il 33% delle famiglie siriane hanno saltato i pasti o sono rimaste senza cibo per un giorno intero e un sorprendente 50% dei libanesi, 63% dei palestinesi e 75% dei siriani sono preoccupati di non avere abbastanza da mangiare.Per aiutare le famiglie a far fronte alla crisi, Save the Children chiede al governo libanese di attuare immediatamente un piano di assistenza sociale che sia trasparente e finanziariamente adeguato per le famiglie libanesi più vulnerabili, per rispondere le esigenze di base e contribuire a compensare la perdita di reddito a causa della pandemia di COVID-19. A lungo termine, Save the Children chiede al Governo libanese di istituire un sistema di protezione sociale adatto ad affrontare i futuri shock economici per le popolazioni povere e introdurre sistemi assicurativi e pensionistici per coprire i lavoratori autonomi o che lavorano nell’economia informale.
Intanto Save the Children ha iniziato a distribuire pacchi alimentari che coprono l’80% del fabbisogno nutrizionale di una famiglia di cinque persone per un mese. Con il supporto di partner locali e team di distribuzione, 1.554 pacchi alimentari saranno distribuiti a famiglie siriane, libanesi e palestinesi. Save the Children e i suoi partner stanno inoltre supportando economicamente circa 1.000 famiglie in difficoltà, oltre a garantire servizi di istruzione e protezione alle ragazze e ai ragazzi più vulnerabili.
Save the Children Italia Onlus |