Il Codacons interviene nello scontro in atto a seguito della pubblicazione delle foto della figlia di Totti su una nota rivista di gossip, e pur concordando con le critiche avanzate da più parti – si tratta, pur sempre, di una minorenne sottoposta a un’assurda e inaccettabile sessualizzazione – attacca i tanti enti intervenuti sul tema, rapidissimi nel prendere posizione in questa occasione ma assenti, e silenti, in tante circostanze precedenti.
Basti pensare, tanto per fare un esempio, alle immagini della figlia di Michelle Hunziker: come denunciato da Selvaggia Lucarelli, trattandosi dell’estate 2011, Aurora Ramazzotti aveva solo 15 anni. Allora, nessuno fiatò: e dispiace vedere che troppe volte in queste circostanze si percorra un doppio binario, differenziando circostanze e lesioni che dovrebbero sempre avere la stessa rilevanza. Chiaramente, l’Associazione accoglie con soddisfazione il cambiamento del clima di opinione, e come detto appoggia le contestazioni di questi giorni, ma invita tutti gli attori in campo a non fare figli e figliastri, e a criticare la pubblicazione di foto di minori sempre e comunque, da qualsiasi parte provengano.
Il Codacons, infine, torna su un tema troppo spesso dimenticato: quello relativo a web influencer e vip vari che, sempre più spesso, pubblicano sulle pagine Instagram e Facebook foto dei propri figli, bambini e neonati, in totale spregio della normativa vigente. Per questo, nei mesi scorsi, l’associazione aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma e ai garanti della Privacy e dell’Infanzia, corredato da un dossier di foto reperite su Instagram, nelle quali compaiono minori in pose o situazioni inadeguate – come l’immagine postata da due noti personaggi che, svestiti, si baciano sulle labbra mentre il bambino, stretto tra la coppia di genitori, tiene il dito nella bocca della madre – alla Procura della Repubblica di Roma, nonché al Garante della Privacy e a quello dell’Infanzia, in cui si legge:
“Sulle piattaforme web sono sempre più di sovente pubblicati contenuti che immortalano minori, finanche neonati, ritratti talvolta seminudi o in pose o situazioni ambigue ed allusive, con il risultato di trasformare gli spazi virtuali in un postribolo in cui i più piccoli potrebbero rimanere vittime dell’illecito trattamento dei propri dati personali, nonché, ancor peggio, di fattispecie di reato ben più gravi. Immagini che immortalano minori in tenera età, senza l’adozione di alcun tipo di accorgimento, ai soli fini esibizionistici o di lucro.
Come rappresentato da moltissimi psicanalisti interrogati sul tema, i bambini, una volta cresciuti e alle prese con la propria rete sociale, su quelle piattaforme, si ritroveranno dotati di un fardello di contenuti digitali impropriamente pubblicati nel corso degli anni dai genitori. Senza, ovviamente, che il soggetto più importante della relazione – il bambino – abbia avuto alcuna possibilità di dire la sua”.
Ora il Codacons porta avanti l’impegno avviato con una lettera indirizzata a METER ONLUS, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, AGCOM, AGCM, Istituto Superiore di Sanità, Ministeri della Salute, dello Sviluppo Economico, del Lavoro e delle Politiche Sociali, e dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, UNICEF e ai principali social network (Facebook, Twitter, Instagram). Nella nota si legge
“Se seri sono i rischi che l’uso dei minori sui social possa essere sintomatico di pratiche commerciali scorrette, e quindi di ipotesi di pubblicità indiretta o occulta, gravissimi ed irreparabili sono i danni provocati ai minori da condotte illegittime sia di chi posta le foto sui social che di chi, poi, le utilizza per fini illeciti e pedopornografici, ma non meno gravi e pregiudizievoli sono le corresponsabilità di chi, o quale proprietario dei server, o quale titolare del brand, o quale genitore/tutore, ha il dovere di assicurare la tutela dei minori e forme di controllo e/o ha il potere/dovere di agevolare i monitoraggi anche da parte di associazioni”.
Il Codacons chiede quindi di avviare un confronto tra istituzioni, aziende digital e parti sociali affinché all’interno di un tavolo tecnico, si possano realmente approfondire e affrontare le problematiche sopra denunciate. L’Associazione ha chiesto inoltre “ai soggetti che gestiscono direttamente o indirettamente o che comunque traggono vantaggi dalla gestione delle piattaforme social, di prevedere forme di controllo più efficienti, non obbligare gli utenti e le comunità monitorante a complicate azioni di segnalazioni”, agevolando così le azioni di contrasto nei confronti delle pratiche illecite riguardanti minori.