Cadere nella rete delle rate. Inchiesta in 284 punti vendita in 9 città

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Comprare a rate un elettrodomestico, un attrezzo sportivo, dei mobili è una scommessa al buio e a vincere sono la cattiva informazione e i tassi salatissimi e nascosti del pagamento dilazionato. E’ quanto emerge dall’inchiesta condotta da Altroconsumo in 284 negozi di 9 città italiane: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Torino e Verona. Bankitalia scrive all’associazione recependo l’indagine nell’attività di vigilanza. Analizzate 323 offerte di rateizzazione. Valutati trasparenza su costi e condizioni del prestito (foglietti informativi, indicazioni TAEG). Studiate anche le carte fedeltà (promozioni e raccolte punti) offerte dalle catene commerciali con funzione revolving. L’opacità delle informazioni è la nota dolente che emerge dall’inchiesta: pur essendo un obbligo normativo, nei 284 punti vendita sono stati consegnati solo 10 foglietti informativi con indicazioni della rateizzazione. Per ben 274 volte sono stati consegnati al consumatore solo dei volantini pubblicitari. Sul TAEG, il tasso annuo effettivo globale che dà al consumatore l’idea del costo complessivo dell’acquisto, ben oltre la metà degli esercizi commerciali sono fuorilegge: il 63% non ha fornito l’informazione corretta; di questi il 39% ha fornito un TAEG sbagliato (rispetto alle rate e alle spese comunicate) e il 24% non ne ha fornito alcuno. Nonostante il richiamo della Banca d’Italia a non utilizzare il contesto del punto vendita per far adottare le carte revolving (quelle che accendono una linea di credito da pagarsi a rate con tassi salatissimi) nel corso dell’inchiesta sono state offerte 12 carte fidelity revolving il cui tasso medio, se utilizzate fuori dalla catena dell’insegna, era del 18,47% con punte del 21,56%. Non certo un buon affare. Urgono elementi strutturali che migliorino la trasparenza dell’offerta nel credito al consumo: dall’indagine balza all’attenzione la scarsa trasparenza che caratterizza le offerte nel 63% dei casi. E la situazione è stagnante nel tempo: da indagini omologhe nel 2007 e nel 2009 gli operatori peccavano in chiarezza e correttezza nel 72% e nel 69% delle volte. Auspichiamo adesso che Bankitalia passi dalle parole ai fatti, non solo invitando i soggetti del credito al consumo a un maggiore sforzo organizzativo, ma individuando meccanismi sanzionatori. Aspettiamo al varco l’applicazione effettiva nel 2011 della legge di recepimento della direttiva europea 2008/48 sul credito al consumo, che responsabilizzerà maggiormente l’intermediario e sposterà l’attenzione sulla leva della trasparenza dal bene che si acquista, il prodotto stesso, al fruitore, il consumatore.