Per risolvere il problema delle emissioni di anidride carbonica, ora si pensa di passare al sequestro geologico di Co2 o Carbon Capture and Sequestration – CCS. Il suggerimento viene direttamente dall’UE che, con una Direttiva, ha imposto, oltre che all’uso delle tradizionali rinnovabili, anche quest’ultima soluzione. È pronto, infatti, lo schema di recepimento della Direttiva stessa, realizzato dal Ministero dello Sviluppo economico tramite Franco Terlizzese, Direttore Generale delle Risorse Minerarie ed Energetiche dello stesso ministero. Ma vediamo di cosa si sta parlando. Il meccanismo di sequestro geologico di Co2 è più o meno semplice: la CO2 viene intercettata e separata dai fumi di scarico delle industrie o delle centrali (processo di cattura). Poi, l’anidride carbonica viene compressa fino alla liquefazione e trasportata da un sistema di tubi al sito del sequestro, dove è pompata nel sottosuolo. A partire dagli 800 metri di profondità le condizioni di pressione la mantengono liquida e viene intrappolata definitivamente. In alcune zoe del mondo è già ampiamente praticato, come, ad esempio, a Weybourn in Canada, dove vengono seppellite circa 5000 tonnellate di Co2 al giorno. Qualche obiezione, però, arriva dal mondo ambientalista che suggerisce prudenza. A studiare il caso è stato Gary Shaffer, climatologo del Niels Bohr Institute e direttore del Danish Center for Earth System Science, ipotizzando una eventuale acidificazione degli oceani da verificarsi nel lungo periodo, ovvero quanto i livelli di Co2 arrivino alla saturazione del suolo. Prima conseguenza: surriscaldamento globale e, quindi, vanificazione del lavoro svolto. Per questo motivo, non tutti i siti posso essere adatti a ricevere le grosse quantità di anidride carbonica: esclusi gli oceani, quelli più adatti sono, a detta dei geologi, acquiferi salini – formazioni sotterrane composte di sale e intrise d’acqua o i depositi di carbone dove il gas serra si legherebbe subito col minerale. Resta comunque una percentuale di rischio anche per questi siti: da non dimenticare, infatti, che il carbonio è una sostanza leggera che cercherà sempre di sfuggire da qualsiasi gabbia. “I pericoli legati al sequestro della CO2 sono reali – mette in guardia Gary Shaffer – e lo sviluppo di questa tecnica non deve essere usata come argomento per continuare a mantenere alto il livello alto di emissioni. Al contrario dovremmo limitare fortemente le emissioni adesso per ridurre la necessità di usare il sequestro della CO2 in modo massiccio, riducendo così gli effetti indesiderati e il fardello a carico delle prossime generazioni”. Tornando al caso italiano, resta fermo il progetto predisposto da un gruppo di tecnici dei Ministeri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente e sara’ trasmesso a breve al Ministero delle Politiche Comunitarie per l’emanazione entro il prossimo dicembre.
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