Il film della settimana/ “Galveston” di Melanie Laurent (Usa)

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Pietro Colagiovanni *

Il film (2018) è un adattamento di un romanzo poliziesco dello scrittore statunitense Nic Pizzolatto,autore della celebre serie televisiva True Detective. La regista, francese, è Melanie Laurent che prima di essere regista è nota soprattutto come attrice, con una lunga sequenza di interpretazioni tra cui quella nel film di Quentin Tarantino “Bastardi senza gloria”.

La storia è quella di un malavitoso , Roy Cady colpito da un cancro ai polmoni, che il suo capo dopo avergli strappato la fidanzata, decide di eliminare. Non ci riesce e da lì inizia una lunga fuga insieme ad una giovane prostituta ( Rocky, interpretata da Elle Fanning) che ha salvato dall’agguato orditogli dal suo boss. La ragazza gli chiede di fare una tappa nella sua città natale ad Orange, in Texas e lì dopo aver sparato al patrigno porta con sé la sorellina di tre anni. Il terzetto approda a Galveston, la città di origine di Roy. I conti con il vecchio boss non sono ancora saldati ma su questo filone si intersecano altre vicende personali dei protagonisti o legati al motel in cui si sono sistemati.

Il finale è un salto in avanti di venti anni con Roy ormai anziano e svincolato dal suo passato che svelerà alla sorella di Rocky tutto l’arcano di quella tragica storia. Il film non è un poliziesco nel senso classico del termine, e neanche un thriller, nonostante ne abbia moltissimi elementi. Va precisato che Pizzolatto non ha voluto firmare la sceneggiatura del film, non condividendo le scelte della regista.

E vedendo l’ora e mezza di Galveston si capisce anche il perchè. Nonostante una buona fotografia, che alterna oscurità, ambienti sordidi a sprazzi di luce e di sole, a simboleggiare disperazione e speranza la trama del film è così piena di buchi, illogicità, narrazioni laterali prive di significato da rendere l’opera poco coesa e poco credibile. Gli attori sono bravini ma non eccezionali e il protagonista Ben Foster è quasi monocorde nella sua recitazione di criminale duro e puro, da stereotipo di genere.

Il film è tutto centrato sulla narrazione realista di fatti ed eventi e quindi la coerenza logica della narrazione è un presupposto fondamentale. Ma questo presupposto in Galveston di solito non c’è e viene preferito il colpo ad effetto, la sorpresa o l’innesco drammatico senza che ci sia alcuna logica sottostante.

Il momento migliore del film è il finale, intriso di lirismo e di introspezione, in cui anche Ben Foster recita con grande profondità. Ma si tratta di scarsi dieci minuti non sufficienti per risollevare le sorti di un film confuso e confusionario.

Voto 2,5/5

*imprenditore, giornalista, fondatore e amministratore del gruppo Terminus

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