Biodiversità: a Nagoya scaduto il Countdown 2010

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È scaduto a Nagoya, durante la decima Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità delleNazioni Unite, il Countdown 2010, la campagna di iniziative lanciata dalla IUCN, l’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura, per fermare la perdita di biodiversità entro il 2010. Sei anni di impegno comune, da parte di Governi, Ong, settore privato e singoli cittadini, che terminano, purtroppo, con un bilancio troppo magro: il raggiungimento degli obiettivi è ancora lontano e la perdita di biodiversità prosegue con ritmi allarmanti.
Basti pensare che, secondo l’Agenzia per la valutazione ambientale dei Paesi Bassi, continuando con lo stesso trend, entro il 2050 avremo una riduzione del tasso di biodiversità pari al 15%, e tenendo conto delle estinzioni documentate – negli ultimi 100 anni – delle specie conosciute, si nota che i tassi di estinzione attuali procedono a ritmi cento volte superiori a quelli naturali. Altri dati allarmanti arrivano dalla Lista Rossa dell’IUCN (novembre 2009), secondo cui il 36% delle specie studiate è a rischio di estinzione.
A Nagoya, dunque, oltre a tirare le somme delle iniziative messe in campo, l’IUCN rilancia l’impegno per il 2011 e invita i rappresentanti dei 193 Paesi presenti a individuare ulteriori strategie e strumenti economici per fermare la perdita di biodiversità nei prossimi dieci anni e sviluppare, inoltre, una prospettiva al 2050.

“È necessario fissare nuovi e concreti obiettivi internazionali in materia di biodiversità – ha dichiarato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente – e che sia definito un piano strategico condiviso da tutti i soggetti capaci di influenzare questo andamento, dai governi alle ONG, passando per i settori produttivi come agricoltura e pesca. È inoltre importante che vengano identificati i costi necessari e le fonti di finanziamento, con un adeguato sistema di monitoraggio dei risultati ottenuti”.

In tema di salvaguardia della biodiversità, negli ultimi anni Legambiente ha curato alcuni progetti di conservazione come quello di tutela del camoscio appenninico (in collaborazione con il Parco Nazionale della Majella, d’Abruzzo Lazio e Molise, dei Monti Sibillini, del Gran Sasso e Monti della Laga e del Parco Regionale Sirente Velino), grazie al quale una comunità di soli 500 esemplari sull’Appennino ha raggiunto oggi quota 1500.
Un contributo importante viene dato, inoltre, dalle strutture locali di Legambiente: grazie al Centro di recupero di tartarughe marine dell’ Oasi di Lago Salso in Puglia, per esempio, solo nell’ultimo anno sono state recuperate e salvate circa 103 esemplari di tartarughe danneggiate dalle attività di pesca.