Fisco, Nens: il ‘Pasticciaccio brutto del condono iva’

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Quel ‘pasticciaccio bruttò del condono Iva: così il Nens, l’associazione fondata tra gli altri da Pierluigi Bersani ed Vincenzo Visco, titola un commento sul condono Iva del 2003. «Cresce, in queste settimane, – spiega il Nens – una polemica derivata dalla bocciatura inflitta nel 2008 dalla Corte di Giustizia europea al condono Iva che il ministro dell’Economia Giulio Tremonti aveva introdotto con la legge Finanziaria per il 2003. Si parla confusamente di circa un milione di contribuenti i quali, versando una somma che, secondo calcoli successivi, ammontò a circa 3 miliardi di euro, pensavano di aver sanato pendenze molto più gravose. Un’altra norma varata dal governo Prodi nel 2006 stabilisce che i termini per gli accertamenti fiscali, in caso di reati tributari, dai 4 anni canonici possono protrarsi fino a 8 anni. Da qui la febbrile preoccupazione di molti contribuenti che pensavano di essersi messi in regola e adesso temono di essere esposti a pesantissimi accertamenti. E, come è ovvio, i commenti, le resistenze, le critiche di associazioni di categoria, Confindustria, Assonime, Abi. Sembra opportuno, quindi, tentare un sforzo di chiarezza. Che quel condono Iva fosse esposto ad una sicura bocciatura in sede europea era chiaro fin dall’inizio. Molti commentatori – politici, tecnici, osservatori ed esperti di cose fiscali – lo segnalarono subito». Ma «nonostante i segnali e gli avvertimenti, il condono Iva venne varato ugualmente, moltissimi contribuenti vi aderirono e i loro consulenti sciaguratamente lo consigliarono. Tutti gli elementi di accertamento da cui emergevano dati di evasione di cui l’Amministrazione era entrata in possesso, per effetto del condono furono giocoforza sospesi. L’erario incassò, secondo le stime correnti, 3 miliardi di euro che avrebbero dovuto sanare un’evasione di imposta complessivamente molto superiore. Com’era ovvio e previsto, la Corte di Giustizia europea, esaminata la questione, arrivò, nel luglio del 2008, alla conclusione che quel condono era inammissibile e quindi non valido». In Nens ricostruisce poi la ‘storià che seguì alla bocciatura e afferma: «per ora, da questa vicenda, si possono trarre le seguenti conclusioni: in primo luogo, varando un condono sicuramente votato alla bocciatura, la gestione della cosa pubblica si Š dimostrata ancora una volta inaffidabile e improntata alla peggiore spregiudicatezza; in secondo luogo è emerso come, per ottenere un incasso immediato, l’erario sia stato privato di un gettito molto superiore che sarebbe derivato dal recupero delle somme evase».

Fonte: Ansa