L’intervento/L’ inflazione galoppa i salari ristagnano, pochi sopravviveranno al carovita

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Secondo i dati Istat l’inflazione a gennaio registra una forte accelerazione, raggiungendo un livello (+4,8%) che non si registra da aprile 1996, quando il NIC (indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività) registrò la medesima variazione tendenziale.

I Beni energetici trainano questa fiammata con una crescita su base annua mai registrata, tensioni inflazionistiche crescenti si manifestano anche in altri comparti merceologici.

L’unica nota positiva è legata alla “componente di fondo” che, al netto di energetici e alimentari freschi, conferma il dato di dicembre grazie al rallentamento dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti ancora condizionati dalle limitazioni alla mobilità dovute alla pandemia.

Da Istat, emerge che: l’accelerazione dei prezzi dei beni è imputabile ai prezzi dei Beni energetici, che passano da +29,1% a +38,6%; +10,7% il congiunturale, a causa di quelli della componente regolamentata (da +41,9% a +93,5%; +42,9% rispetto a dicembre.

I prezzi dell’Energia elettrica mercato tutelato, accelerano in modo marcato, la crescita passa da +43,8% a +103,4%; +47,8% la variazione congiunturale e quelli del Gas di città e gas naturale mercato tutelato, da +40,8% a +84,4%; +37,5% su base mensile.

Da segnalare l’accelerazione, anche, dei prezzi della componente non regolamentata, da +22,0% a +23,1%; +3,2% il congiunturale, a causa di quelli dell’Energia elettrica mercato libero (da +26,4% a +32,0%; +5,1% rispetto a dicembre e del Gas di città e gas naturale mercato libero (nuovo prodotto del paniere 2022, che registra una crescita su base mensile del +10,7%); rallentano invece i prezzi del Gasolio per i mezzi di trasporto (da +23,0% a +20,2%; +0,9% il congiunturale), quelli della Benzina (da +21,3% a +18,9%; +0,7% sul mese) e quelli degli altri carburanti (da +45,3% a +41,1%; +0,3% da dicembre, si tratta di un rialzo nei prezzi, che, quotidianamente, dovremo pagare tutti noi.

Istat, ha rivisto l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo; l’avvio della rilevazione del Gas di città e gas naturale mercato libero, che si affianca alle tariffe del gas praticate nel mercato tutelato, equivarrà a un potenziale incremento (ulteriore) del già elevato costo energetico.

Il gas naturale nel corso dell’ultimo anno ha vissuto un rialzo storico raddoppiando i valori fino a quasi triplicare gli stessi.

Durante il primo mese del 2022 i prezzi stanno subendo un’eccessiva volatilità e non si esclude una continuazione, se così accadrà, i prezzi al consumo riconducibili a questa componente (nella sua marginale contribuzione) rifletteranno l’ennesima crescita a danno del consumatore.

Istat solleva un altro dato che non conferma il buono stato di salute delle tasche degli italiani; i “Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali) pone il dito nella piaga e rileva come nel 2021 l’indice delle retribuzioni orarie sia cresciuto solo dello 0,6% rispetto all’anno precedente.

Nella media del 2021 la marcata riduzione di lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale, ha comportato la crescita delle retribuzioni contrattuali orarie, di un misero +0,6%, in linea con quella del 2020,al contrario la dinamica dei prezzi al consumo, in forte accelerazione, pari a circa tre volte quella retributiva, fa registrare una forte riduzione del potere d’acquisto,.

Il vero, grande timore per il prossimo futuro sarà ed è: «La riduzione del potere d’acquisto».

Banca d’Italia ha allertato gli intermediari in materia di “Operazioni di finanziamento contro cessione del quinto o della pensione , vede profili di rischiosità e linee di vigilanza ,volta a prevenire i rischi di sovra-indebitamento  con ipotesi di futuri “nuovi cattivi pagatori.

Istat e Banca d’Italia hanno posto all’attenzione di tutti il vero problema che l’Italia e gli italiani dovranno affrontare e stanno già affrontando: prezzi al consumo in rialzo, destinati a salire ancora, magre buste paga per i lavoratori, e rischio di sovra-indebitamento in capo a coloro che non riescono ad arrivare a fine mese.

In tale desolato scenario, c’è qualcuno che, non vive tutto questo. Sempre Istat e Banca d’Italia, a fine 2020 osservano che la ricchezza netta delle famiglie italiane è pari a 10.010 miliardi di euro, 8,7 volte il loro reddito disponibile, registrando una crescita dell’1% (circa 100 miliardi) rispetto al 2019.

Le abitazioni, principale forma di investimento delle famiglie, rappresentano quasi la metà della ricchezza lorda, per un valore di 5.163 miliardi, le attività finanziarie hanno raggiunto 4.800 miliardi, in crescita rispetto all’anno precedente, per l’aumento di depositi e riserve assicurative, il totale delle passività delle famiglie, pari a 967 miliardi, è rimasto pressoché stabile rispetto al 2019.

La ricchezza netta delle famiglie italiane resta elevata se rapportata al reddito lordo disponibile mentre è tra le più basse se rapportata alla popolazione.

La ricchezza delle famiglie (alcune) è cresciuta al pari di quelle delle società (alcune). Tralasciando gli averi (in calo) delle amministrazioni pubbliche, il futuro carovita impatterà a danno di molti, moltissimi, ma non di tutti. Purtroppo, ancora una volta, le disuguaglianze sono destinate ad amplificarsi con “i pochi” che vivranno e “i molti” che sopravviveranno.

Prendiamone atto ora e non domani, magari correndo ai ripari con salari più dignitosi.

Alfredo Magnifico