L’intervento/ Per contrastare la povertà serve migliorare la qualità dell’occupazione

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FOTO DI REPERTORIO

La Guerra pesa sulle prospettive di crescita, limita gli approvvigionamenti di materie prime incide sempre più sulle fonti energetiche primarie e induce  alcuni operatori a chiedere una revisione immediata delle scelte operate con il Pnrr, revisione immediata rischia di essere controproducente.

La polemica sull’urgenza di alcune riforme ormai pronte per la discussione finale manda all’Europa un segnale sbagliato di divisione fra le forze di maggioranza e fa emergere fra i nostri alleati europei il riflesso sull’inaffidabilità del sistema Italia.

Le riforme di giustizia e concorrenza metterebbe fine allo strapotere e ai ritardi giudiziari che sull’economia creano sovra costi e rallentamenti in tutta la filiera di servizi.

L’uscita dalla fase pandemica ha portato una ripresa dell’occupazione asimmetrica, con alcuni settori che hanno avuto una forte crescita occupazionale, mentre altri sono ancora frenati dall’assenza di domanda.

Molti lavoratori con alta specializzazione e con forte richiesta del mercato per le loro capacità si sono messi volontariamente in mobilità per trovare migliori condizioni di lavoro, ma mentre esce lavoro buono, abbiamo una crescita percentualmente elevata di assunzioni con contratti a termine.

Le diseguaglianze si accentuano e diventano un vero e proprio freno alla crescita dell’occupazione con il risultato finale di accentuare le caratteristiche negative del nostro mercato del lavoro,  uomini- donne, nord-sud e tutelati e non tutelati, che sono un freno alla crescita del lavoro di qualità.

Il Pnrr ha previsto; ·        interventi per potenziare la rete dei Centri per l’impiego, ·        misure straordinarie per un programma di formazione che assicuri le competenze necessarie a mantenere alta l’occupabilità di tutti i lavoratori e, ·        Il programma GOL, che intende avviare il sistema nazionale di politiche attive del lavoro, al di là di tutto c’è bisogno di un’accelerazione e di un salto di qualità.

La crescita dei lavori poveri ha portato a una crescita della povertà , a determinare questa crescita hanno contribuito i lavoratori fragili, quelli che sommano molti contratti di breve durata in settori poveri dell’economia dei servizi, e fasce di lavoratori autonomi che sono in realtà lavoratori parasubordinati.

La crescita dei lavoratori con occupazione discontinua, basse tutele e basso salario, induce a una riflessione sugli strumenti con cui affrontare la sfida per riportare il lavoro a essere risposta efficace al rischio povertà.

L’introduzione,prima del Rei e poi del Reddito di cittadinanza ha creato una strumentazione separata dagli schemi assistenziali per combattere la povertà, la ricerca Inapp evidenzia come la scelta di intervenire con strumenti economici invece di creare servizi di sostegno abbia lasciato scoperti gli interventi indispensabili per sostenere cambiamenti reali sul mercato del lavoro.

Governi populisti hanno privilegiato la distribuzione di contributi monetari mentre c’era la necessità di dare servizi, ad esempio per combattere il basso tasso di occupazione femminile sarebbe più un servizio di sostegno per l’infanzia abbinato a politiche attive per il lavoro rivolte alle lavoratrici piuttosto che contributi monetari che portano a rimanere fuori dal mercato del lavoro.

Alla luce dei fatti è più urgente far decollare un sistema nazionale di servizi al lavoro dedicati alle politiche attive piuttosto che elargire sussidi per cui sarà dalla conoscenza di cosa serve per sostenere il tasso di occupazione e di partecipazione attiva al mercato del lavoro che si può realmente misurare l’efficacia delle politiche contro la povertà.

Alfredo Magnifico