La P.A. deve 70 miliardi alle imprese di servizi

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Il Tavolo interassociativo delle imprese dei servizi chiede il recepimento “in tempi rapidi” della direttiva europea sui ritardi di pagamento che impone pagamenti a 30 giorni (che possono diventare 60 per il comparto sanità).

Il debito accumulato dalla Pubblica amministrazione nei confronti delle imprese di servizi ammonta a 70 miliardi di euro, cifra che rischia di portare al fallimento molte società. Per questo il Tavolo interassociativo delle imprese dei servizi (Taiss, realtà dove si coordinano associazioni settoriali rappresentative di imprese di servizi aderenti ad Agci, Confapi, Confcommercio, Confcooperative, Confindustria, Legacoop) e le organizzazioni sindacali di categoria, chiedono “il varo di un disegno di legge per definire le modalità con le quali le pubbliche amministrazioni possano saldare alle imprese creditrici il debito” e che ”in tempi brevi si recepisca la direttiva europea dello scorso 20 ottobre sui ritardi di pagamento”. La direttiva europea, ricorda il Tavolo, stabilisce pagamenti a 30 giorni (che possono diventare 60 per il comparto sanità) e riconosce otto punti di interesse oltre al tasso di riferimento alle imprese che vengono pagate oltre tali termini. ”Ora – si legge nella nota del Taiss – tocca all’Italia fare la sua parte, trovando l’equilibrio tra esigenza di stabilità dei conti pubblici e sopravvivenza delle imprese”. Altro punto ‘dolente’ la non parità contrattuale tra committente e società, che, secondo il Taiss, andrebbe risolta ”confermando senza alcuna attenuazione che gli interessi maturati a favore delle imprese vengano conteggiati in modo automatico, che le clausole inique siano considerate nulle e che ogni accordo derogatorio che contenga la rinuncia agli interessi sia considerato iniquo e dunque nullo”. Infine, il Tavolo ha sostenuto l’esigenza di non ”tornare al massimo ribasso” riguardo agli appalti pubblici e ha lanciato un Sos per i ”tagli delle risorse” agli appalti commissionati dagli Enti locali sulle pulizie, che metterebbero a rischio ”27mila posti di lavoro e centinaia di imprese”.

Fonte: Confcommercio