Fiat: La Borsa premia scissione mentre Marchionne punta al 51% di Chrysler

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E’ stata una giornata memorabile in Borsa per Fiat, ‘sdoppiata’ sul listino in due diversi titoli, l’auto da una parte in Fiat spa e camion e trattori dall’altra in Fiat Industrial. Gli analisti scommettono sui nuovi titoli, mentre giungono nuove cifre negative per il comparto dell’auto con il calo del 16,7% delle vendite Fiat nel 2010. Il gruppo torinese ha immatricolato 589.195 nuove auto contro le 707.591 del 2009. Nel mese di dicembre il calo è stato del 26,4% con 38.668 nuove auto vendute contro le 52.562 del dicembre 2009. In Borsa però il mercato ha premiato inanzitutto l’operazione di scissione, che ha già mostrato di ‘liberare’ valore. Il prezzo finale sommato dei due titoli separati è infatti più alto rispetto all’ex ‘unicum’: 16,025 euro contro l’ultimo prezzo di 15,43 euro segnato venerdì 30 dicembre dalla ‘vecchia’ Fiat. In particolare, Fiat spa ha guadagnato il 4,91% rispetto ai 6,696 euro del prezzo di riferimento rettificato al 30 dicembre 2010, attestandosi a 7,025 euro. Fiat Industrial è salita invece del 3,05% a 9 euro, contro 8,734 euro del prezzo rettificato. Nei giorni scorsi analisti e operatori si sono divisi sui valori dello scorporo: l’auto è stata valutata da un minimo di 4 euro a un massimo di oltre 10 euro, il resto del Lingotto fra i 7 e gli 11,5 euro. Le stime divergono, anche se a Fiat Industrial viene in genere attribuito un valore superiore in virtù dei suoi fondamentali più solidi. Ma non tutti ne convengono. E come attesta l’esito della seduta di debutto, si scommette comunque su un maggiore appeal speculativo dell’auto.
Intanto, Per la prima volta Sergio Marchionne, numero uno di Fiat e Chrysler ha ammesso che la Fiat potrebbe raggiungere “il 51% di Chrysler gia’ nel 2011 se il gruppo di Detroit (di cui Marchionne e’ Ceo, ndr) nel frattempo approdera’ in borsa”. Marchionne, si legge in un articolo di MF, si e’ cautelato spiegando che si tratta di un’operazione “possibile ma non probabile”. Tuttavia le sue parole hanno lasciato trasparire in maniera evidente l’intenzione del Lingotto di arrivare alla maggioranza della casa automobilistica americana nel piu’ breve tempo possibile. Un’operazione che necessariamente dovra’ passare attraverso una rivoluzione nel perimetro attuale di Fiat auto. Il gruppo torinese, infatti, detiene oggi il 20% di Chrysler e, stando ai patti stipulati con l’amministrazione americana, potra’ salire al 35% senza spendere un dollaro, ma solo dopo il raggiungimento di obiettivi industriali. In particolare, il Lingotto crescera’ al 25% quando il primo motore con tecnologia Fiat sara’ certificato per l’uso negli Stati Uniti; al 30% quando ci sara’ la prima produzione di vetture negli Stati Uniti su piattaforma Fiat; infine al 35% quando si cominceranno a esportare vetture Chrysler prodotte negli Stati Uniti. Raggiunta questa soglia, pero’, il Lingotto dovra’ sborsare denaro per esercitare l’opzione su un altro 16% e salire al 51%. A patto pero’ che il debito nei confronti del Tesoro statunitense (7,4 mld usd all’epoca della stipula dei patti) scenda sotto i 3 mld.