In attesa del vaccino si parte con i farmaci già conosciuti. Si chiama Solidarity ed è la sperimentazione di 4 farmaci L’Organizzazione mondiale della sanità lancia il programma per la sperimentazione di quattro vecchi farmaci contro il Covid-19: si tratta di 2 medicinali anti-Hiv, uno anti-malaria e uno anti-Ebola. Sarà una vasta sperimentazione globale, come spiega il sito della rivista Science, uno sforzo senza precedenti per raccogliere dati scientifici solidi in modo coordinato durante una pandemia.
Saranno coinvolti migliaia di pazienti in dozzine di paesi. L’idea è di usare farmaci già approvati per altre malattie, di cui è dimostrata la sicurezza, o non approvati che hanno dato buoni risultati negli animali sui coronavirus di Sars e Mers. FOTO DI REPERTORIO
Coronavirus, Solidarity: parte la sperimentazione di 4 farmaci
Coronavirus, 8,2 milioni per potenziare la didattica a distanza attraverso gli animatori digitali
In arrivo per le scuole 8,2 milioni di euro per potenziare la didattica a distanza, in questo momento di emergenza sanitaria, attraverso la figura dell’animatore digitale. Ogni scuola riceverà un contributo di mille euro che potrà essere utilizzato per la formazione dei docenti, anche online, su modalità didattiche innovative.
L’animatore digitale, figura strategica per la diffusione dell’innovazione a scuola introdotta nell’ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale, grazie a queste risorse potrà promuovere tra i colleghi la conoscenza di nuove metodologie didattiche, sperimentare insieme agli altri insegnanti forme di insegnamento a distanza e coinvolgere l’intera comunità scolastica.
“Con questo intervento da 8,2 milioni complessivi – dichiara la Ministra Lucia Azzolina – intendiamo sostenere, in un momento di difficoltà e di emergenza come quello che stiamo vivendo, tutte le scuole che, attraverso il lavoro costante degli animatori digitali e dei team per l’innovazione, sono impegnate nelle attività di didattica a distanza. Sappiamo che ci sono situazioni differenti e compito del Ministero sarà supportare tutti in questa sfida: le istituzioni scolastiche, il personale, i docenti. Questo stanziamento è un contributo che si aggiunge agli 85 milioni previsti nel decreto-legge approvato di recente dal Governo per il potenziamento della didattica distanza e del digitale. Tutti gli sforzi che stiamo facendo oggi, anche grazie al grande senso di responsabilità della scuola, li raccoglieremo alla fine di questa emergenza: dobbiamo trasformare questa fase critica in una opportunità per migliorare ancora il nostro sistema di istruzione”.
“Le attività didattiche sono sospese per contenere il contagio da Coronavirus, ma la scuola non si ferma – afferma la Vice Ministra Anna Ascani – e neanche il nostro lavoro per tutte le istituzioni scolastiche del Paese: ogni istituto avrà da subito risorse per la formazione dei docenti attraverso gli animatori digitali. In questi giorni le comunità scolastiche stanno dando prova di grande responsabilità e stanno garantendo la didattica con i mezzi tecnologici a disposizione. Alcune realtà sperimentano da tempo e non stanno incontrando particolari difficoltà, altre invece hanno bisogno di sostegno per attivare metodologie didattiche innovative che si stanno rivelando indispensabili in questo momento. Come Ministero, attraverso questo stanziamento, continuiamo a dare supporto a tutte le scuole affinché nessuna rimanga indietro”.
Coronavirus, 300mila casi nel mondo
Il virus si espande velocemente nel mondo. “La pandemia sta accelerando”. Sono le parole del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra.
“Ci sono voluti 67 giorni per arrivare dal primo caso segnalato a quota 100.000. Ci sono voluti 11 giorni per i secondi 100.000 casi e solo 4 giorni per arrivare a 300.000. Ora sono stati segnalati all’Oms oltre 300.000 casi, da ogni paese del mondo.
Covid-19, Speranza: “Alleanza tra istituzioni e cittadini. Sacrifici indispensabili per battere il virus”
bbiamo bisogno di una grande alleanza. Le istituzioni devono lavorare insieme e c’è bisogno di un patto tra cittadini e istituzioni. I decreti, le ordinanze, sono importanti, ma quel che conta di più sono i comportamenti di ogni singolo individuo. Sappiamo che stiamo chiedendo sacrifici, anche molto seri, ma sono indispensabili se vogliamo battere finalmente questo coronavirus. L’economia ripartirà, ma la premessa per questa ripartenza non può che essere la definitiva sconfitta di questo virus». Questo il messaggio diffuso alla stampa dal ministro della Salute, Roberto Speranza.
Lo studio/ Il coronavirus sembra non risentire dei cambiamenti climatici
Lo studio/ Il coronavirus sembra non risentire molto dei cambiamenti climatici
“Il Coronavirus non terrebbe conto delle variazioni climatiche. Questo è il risultato di uno studio in costante evoluzione”. Lo ha dichiarato Massimiliano Fazzini, Climatologo dell’Università di Camerino e Coordinatore del Gruppo di esperti sul *Rischio Climatico* della Società Italiana di Geologia Ambientale (SIGEA).
“Lo studio è condotto da un gruppo multidisciplinare accademico e tecnico (di cui fa parte il professore Massimiliano Fazzini). Tra le differenti numerosissime variabili indipendenti che possono spiegare l’evoluzione della variabilità spazio – temporale del SARS-CoV-2 non possono non essere analizzate quelle meteoclimatologiche ed ambientale. In particolare, da più parti si sono fatte svariate allusioni sull’incidenza della variabile temperatura – ha proseguito Fazzini – evidenziando che il virus possa perdere di virulenza all’aumentare o al sensibile diminuire di tale parametro; alcuni divulgatori hanno curiosamente evidenziato che il virus morirebbe oltre i 27°C di temperatura. Ovviamente è quello che speriamo tutti. Da alcuni studi sembrerebbe che il virus possa avere una maggiore virulenza nel range termico esterno compreso tra 64 e 12°c e che “le temperature registrate in febbraio in wuhan siano idonee alla proliferazione del virus” evidenziando poi che con l’aumento delle temperature procedendo con la stagione primaverile, le aree situate a latitudini maggiori potrebbero subire un incremento dei contagi. Però da approfondimenti che stiamo conducendo sembrerebbe che il Coronavirus non terrebbe conto delle variazioni climatiche. Di conseguenza è stato approntato uno studio climatologico finalizzato alla conferma di tali evidenze o supposizioni. I primi parziali risultati dell’analisi effettuate sull’epicentro della diffusione del virus -WUHAN e su alcune regioni estremamente fredde e calde del Globo oltre che nella Lombardia e nel Veneto, a partire dal 20 gennaio circa, focalizzando l’attenzione sui giorni di picco del segnale statistico considerando, come da recente letteratura scientifica, un tempo medio di incubazione di 5,5 giorni ±2 giorni, mostra che:
Nell’area di WUHAN, l’intero mese di Febbraio – ha proseguito Fazzini – ed in particolare la prima decade, nella quale si sono verificati i picchi epidemiologici, hanno evidenziato temperature costantemente oltre le medie climatiche (9,2°C la media mensile del mese contro i 5,8°C della media climatica riferita al trentennio 1971-2000) mentre le precipitazioni sono state complessivamente inferiori alle medie climatiche (36 mm Vs 52 mm). Evidentemente, non si tratterebbe di anomalie medie tali da poter in qualche modo amplificare il segnale epidemiologico occorso. Se poi si va ad analizzare l’andamento epidemiologico giornaliero con quello termico, ne deriva un coefficiente di correlazione pari a circa 0,11, dunque statisticamente insignificante. Quindi il quadro climatologico non ha influito in alcun modo sull’evoluzione del contagio. Ora, giunti al probabile termine del picco epidemiologico, non si osservano nuovamente anomalie termiche significative, tal ida poter eventualmente giustificare un rapido calo della virulenza dovuto al segnale termico”.
Analizzata l’evoluzione termica di Irkutsk e aree subartiche.
“Si è analizzata l’evoluzione termica di Irkutsk, città di oltre 620.000 abitanti e capitale della Jacuzia – ha continuato Fazzini – notoriamente l’area estesamente abitata più fredda dell’emisfero boreale. Per lo stesso periodo di osservazione, si sono osservate temperature medie notevolmente più elevate della media climatica (a febbraio una media di -14°C contro una media climatica di -21°C) e nella prima decade di Marzo la media risulta essere di -7°C a fronte di una media di -13°C. Nelle restanti aree subartiche o artiche (Es Svalbard, Alaska, Canada Artico, Groenlandia), risulta evidente come l’assenza di centri abitati di riguardo o comunque l’estrema bassa densità della popolazione non abbiano potuto potenzialmente favorire la diffusione del virus”. Si sta esaminando l’andamento dei principali parametri di inquinamento ambientale (Biossido di azoto e di zolfo e particolato sospeso).
“Focalizzando infine l’attenzione sul dominio lombardo – veneto, sono stati considerati, a partire dal 20 febbraio e sino al 18 marzo, i dati termo-pluviometrici ed anemometrici di 10 stazioni rappresentative – ha concluso Fazzini – sia dei tre focolai principiali di diffusione del virus (aree di Codogno, Nembro e Vo ‘euganeo) sia delle altre province maggiormente interessate della regione lombarda (Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia). Anche in questo caso, i coefficienti di correlazione tra la diffusione giornaliera del virus a livello provinciale ed i parametri meteoclimatici non hanno affatto evidenziato alcun rapporto statistico edunque sembrerebbero di conseguenza smentire i risultati pubblicati ufficialmente da più fonti. A quanto pare nessun rapporto ci sarebbe tra le variazioni climatiche, dunque le temperature e l’evoluzione epidemiologica del Coronavirus. Contemporaneamente, stiamo esaminando l’andamento dei principali parametri di inquinamento ambientale (Biossido di azoto e di zolfo e particolato sospeso) per tentare di ricavare eventuali relazioni statistiche multiregressive con i prima menzionati parametri meteo climatologici sempre in relazione alla comprensione dell’espansione del COVID 19”.
Per Interviste:
Giuseppe Ragosta – Addetto Stampa Nazionale della Società Italiana di Geologia Ambientale
Coronavirus. Mit ferma navi passeggeri: basta crociere
La ministra delle Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli ha firmato , con il ministro della Salute Roberto Speranza, il decreto con cui si sospendono i servizi di crociera per le navi passeggeri italiane e si blocca l’arrivo nei porti italiani delle navi da crociera battenti bandiera straniera.
Per le navi battenti bandiera italiana, le società di gestione, gli armatori e i comandanti delle navi italiane, una volta adottate tutte le misure di prevenzione sanitaria disposte, sono tenuti a sbarcare tutti i passeggeri presenti a bordo nel porto. La procedura di sbarco prevede che i passeggeri italiani non positivi al Covid 19 possano rientrare con i dispositivi di sicurezza alle loro abitazioni con mezzi non di linea organizzati dall’armatore per avviare il periodo di sorveglianza sanitaria fiduciaria domiciliare. Da quel momento, le navi battenti bandiera italiana non potranno più imbarcare passeggeri fino almeno al 3 aprile. Per i passeggeri non positivi al Covid 19, ma stranieri, l’armatore dovrà organizzare il rientro in patria con mezzo non di linea. Per gli eventuali passeggeri positivi, o entrati a stretto contatto con un caso positivo, valgono le disposizioni sanitarie già vigenti, salvo diverse determinazioni dell’autorità sanitaria.
Le navi passeggeri battenti bandiera straniera impegnate in servizi di crociera non potranno più fare ingresso nei porti nazionali. Le disposizioni del decreto si applicheranno fino a 3 di aprile salvo proroga.
Coronavirus, 50418 positivi, 6078 deceduti e 7423 guariti
Quotidiana conferenza stampa della Protezione Civile con i ‘numeri’ dell’epidemia. Nelle ultime 24 ore si sono registrati 3780 positivi al Covid-19, che porta il totale a 50418 , mentre i deceduti sono stati 602 (in totale 6078) e 408 guariti ( in totale 7423).
Continua intanto l’attività di controllo del territorio nel rispetto delle norme di contenimento dell’epidemia: finora sono stati effettuati 2.000.000 di controlli e denunciati 69.000 soggetti trasgressori.
Emergenza coronavirus/ La Fondazione Banco di Napoli lancia l’iniziativa ‘una goccia nell’oceano #pocomatanto’
Sin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, la Fondazione Banco di Napoli ha attivato i suoi rappresentanti nelle regioni meridionali di competenza al fine di costruire una rete territoriale per intercettare nei luoghi individuati le esigenze di alcune fasce più deboli. La Fondazione Banco di Napoli ha deciso di sostenere un’iniziativa ampia ed articolata, denominandola simbolicamente ‘Una goccia nell’oceano’ e lanciando l’hashtag #pocomatanto. Sono state così messe in campo specifiche iniziative in Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata e Calabria. Nello specifico: Napoli, Caserta e provincia; Chieti, Pescara e Montesilvano; Campobasso; Taranto; Potenza; Catanzaro. Per aiutare i nuclei familiari colpiti dagli effetti del lockdown: piccoli commercianti, negozianti, famiglie monoreddito, anziani soli. Verranno distribuiti pacchi alimentari realizzati con la collaborazione dei supermercati Decò, con l’aiuto logistico della Croce Rossa e della Protezione Civile, dei parroci e delle associazioni di volontariato dei rispettivi territori. L’obiettivo è aiutare anche con piccoli contributi quelle persone che, avendo interrotto l’attività lavorativa improvvisamente, versano ora in gravissima difficoltà economica. La Fondazione, che ha condiviso l’iniziativa con l’Unione industriali di Caserta, ha avuto poi la collaborazione della Camera di Commercio di Caserta. Per il sostegno concreto alle strutture sanitarie attive in prima linea per contrastare l’epidemia da Covid-19, verrà finanziato l’acquisto di tecnologie sanitarie per l’Azienda Ospedaliera dei Colli di Napoli e verranno distribuite mascherine ai medici di prossimità nelle varie regioni di competenza che ne stanno facendo richiesta. La Fondazione ha aperto un conto su Banca Intesa destinato a ricevere le donazioni di chi vorrà contribuire, senza spese per i bonifici effettuati:
FBN PER EMERGENZA COVID-19;
IBAN: IT71B0306909606100000172086
La presidente Rossella Paliotto, a nome del Consiglio Generale e del Consiglio di Amministrazione, rilascia la seguente dichiarazione: “Destineremo la quasi totalità del nostro avanzo di bilancio dell’anno 2019 all’emergenza Coronavirus: circa 600mila euro per sostenere l’emergenza nelle regioni di nostra competenza. Aiutare i medici e gli infermieri che stanno affrontando con abnegazione e coraggio questa gravissima epidemia è un nostro dovere morale e non finiremo mai di ringraziarli. Inoltre, la Fondazione, da sempre sensibile ai problemi dei territori meridionali, in una fase in cui la solitudine può rappresentare il male invisibile di una società costretta ad evitare qualsiasi relazione sociale in nome della salute, sente forte il desiderio di rappresentare un’istituzione di prossimità”.
Carlo Porcaro
Scuola, Coronavirus: famiglie hanno diritto a rimborso per rette di asili , scuole e mense
Mentre si va verso una ulteriore proroga della chiusura delle scuole in tutta Italia come misura di contenimento del coronavirus, il Codacons scende in campo per tutelare i diritti di milioni di famiglie che hanno pagato rette per asili, mense e scuole e che potrebbero vedersi richiedere nuovi pagamenti per le prossime settimane, anche se il servizio non sarà erogato.
“A fronte di un servizio pagato e non usufruito, si configura il diritto in capo alle famiglie con figli di chiedere e ottenere il rimborso di quanto versato per rette e mense di asili nido o scuole private, proporzionale al periodo di chiusura degli istituti – spiega il presidente Carlo Rienzi – L’inevitabile proroga della chiusura delle scuole che sarà decisa a breve legittima inoltre i genitori a non versare altre somme per rette e costi vari relativi al periodo in cui gli istituti non erogheranno servizi. Qualsiasi pretesa in tal senso da parte delle strutture scolastiche sarebbe illegittima e, pertanto, nulla”.
Proprio per aiutare milioni di famiglie a far valere i propri diritti, il Codacons ha pubblicato sul proprio sito internet il modulo con cui i genitori possono chiedere il rimborso delle rette di scuole e asili per i periodi di chiusura delle strutture.
Ovviamente non ci dimentichiamo di migliaia di asili privati che versano in situazione di difficoltà e che potrebbero essere costretti a chiudere a causa dell’emergenza coronavirus – afferma il Codacons – In loro favore chiediamo al Governo di varare sussidi e misure di sostegno in grado di consentire loro la prosecuzione delle attività una volta terminata l’emergenza sanitaria.
Tutti gli utenti che necessitano di assistenza e chiarimenti sul tema possono contattare il forum di assistenza legale del Codacons al numero 89349933
Coronavirus, i contagi di medici, infermieri e operatori delle strutture sanitarie tutelati come infortuni sul lavoro
I contagi da nuovo Coronavirus di medici, infermieri e altri operatori dipendenti del Servizio sanitario nazionale e di qualsiasi altra struttura sanitaria pubblica o privata assicurata con l’Inail, avvenuti nell’ambiente di lavoro o a causa dello svolgimento dell’attività lavorativa, sono tutelati a tutti gli effetti come infortuni sul lavoro.
Si presume il nesso causale con le mansioni svolte. A chiarirlo è una nota della Direzione centrale rapporto assicurativo e della Sovrintendenza sanitaria centrale dell’Istituto, nella quale è precisato che la tutela assicurativa si estende anche ai casi in cui l’identificazione delle specifiche cause e modalità lavorative del contagio si presenti problematica. Si presume, infatti, che il contagio sia una conseguenza delle mansioni svolte. Sono tutelati, inoltre, anche i casi di contagio da Covid-19 avvenuti nel percorso di andata e ritorno dal luogo di lavoro, che si configurano quindi come infortuni in itinere.
Copertura Inail anche per quarantena e isolamento domiciliare. Gli operatori che risultino positivi al test di conferma del contagio sono ammessi alla tutela dell’Istituto, che si estende a tutte le conseguenze dell’infortunio. Nei casi di infezione da nuovo Coronavirus, in particolare, copre l’astensione dal lavoro dovuta a quarantena o isolamento domiciliare per l’intero periodo e quello eventualmente successivo, dovuto a prolungamento di malattia che determini una inabilità temporanea assoluta.
Per il datore di lavoro resta l’obbligo di denuncia/comunicazione all’Istituto. L’Azienda sanitaria locale o la struttura ospedaliera/sanitaria privata di appartenenza del personale infortunato, in qualità di datori di lavoro pubblico o privato, come per gli altri casi di infortunio sono tenute a effettuare la denuncia/comunicazione di infortunio all’Inail. È confermato, inoltre, l’obbligo da parte del medico certificatore di trasmettere all’Istituto il certificato medico di infortunio.











