Migliaia di lavoratori attendono rassicurazioni per il proprio futuro occupazionale e contrattuale. Di seguito ricordiamo solo alcune delle tante vertenze che restano aperte in attesa di soluzioni.
Fiat Termini Imerese
Azioni di protesta, in attesa di un nuovo incontro a settembre, e la richiesta a Fiat di non abbandonare Termini Imerese, il prossimo 31 dicembre. Così i lavoratori e sindacati, Fim Fiom e Uilm, si sono rivolti all’azienda all’indomani dell’insediamento, al ministero dello Sviluppo economico, del tavolo tecnico-istituzionale su Fiat. “Su Fiat servono atti concreti, subito la firma dell’accordo di programma”. Lo afferma, il segretario generale della Cisl di Palermo Mimmo Milazzo, secondo il quale é necessario intervenire con atti concreti, ad iniziare dalla fin troppo rinviata firma dell’accordo di programma per sostenere il vero rilancio dello stabilimento Fiat di Termini Imerese. “Da parte di tutti – rileva il sindacalista – necessario un impegno mirato piuttosto a far in modo che Fiat non lasci il territorio termitano il 31 dicembre prossimo se entro quella data le nuove attività che mantengano e sviluppino il polo automobilistico non saranno state già avviate”. Allo stesso tempo – conclude Milazzo – va accelerato l’insediamento delle aziende interessate all’area, bisogna fare presto e reperire subito i 200 milioni di euro dai fondi Fas necessari a completare il finanziamento da 350 milioni della Regione siciliana, somme senza le quali il rilancio dell’area industriale di Termini Imerese non potrà essere avviato”.
“Come Fim Cisl – afferma Bruno Vitali, segretario nazionale di categoria – chiediamo al ministro Romani di essere presente al prossimo incontro che si terrà a settembre e assumere un’iniziativa per la ricerca di soluzioni che mettano in sicurezza gli operai del sito di Termini Imerese.
Irisbus
Manca l’accordo tra le parti nella vertenza Irisbus e il ministero dello Sviluppo economico decide di riconvocare il tavolo il 31 agosto. È questo l’esito dell’incontro svoltosi nella sede del ministero, presenti tra gli altri il ministro per l’attuazione del programma Gianfranco Rotondi, il governatore campano Stefano Caldoro, rappresentanti di Fiat e delle forze sindacali. “Il Governo deve farsi carico della vicenda Irisbus, attivandosi per rilanciare il trasporto pubblico locale”. Lo dichiara il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “Abbiamo posto la questione Irisbus con forza al governo – sottolinea Bonanni.
“La Cisl dà il suo pieno sostegno ai lavoratori. Si potrà uscire da questa situazione soltanto se governo nazionale e regionale collaboreranno tra di loro, ciascuno assumendosi le proprie responsabilità ed attivandosi concretamente su come e dove reperire i fondi necessari al rilancio dell’azienda”.
Delusione, rabbia, pessimismo, ma anche ferma determinazione a proseguire ad oltranza la difesa dell’Irisbus di Valle Ufita, lo stabilimento in provincia di Avellino, nonostante gli esiti dell’incontro a Roma. Nel corso dell’assemblea davanti ai cancelli dell’azienda, cui hanno partecipato trecento tra operai e impiegati ed anche i segretari provinciali del sindacato, è emersa la decisione di continuare il presidio dello stabilimento e dare vita “ad ogni ulteriore forma di lotta per costringere Fiat, il governo e il Parlamento ad assumersi le rispettive responsabilità nei confronti di un territorio che negli ultimi anni ha subito pesanti penalizzazioni: la chiusura dell’Irisbus, insieme alle pesanti incertezze sulla Fma di Pratola Serra, significherebbero mettere su un binario definitivamente morto il futuro della intera provincia di Avellino”. Dure le critiche rivolte al Governo, assente nell’incontro del 3 agosto il ministro Paolo Romani, accusato di “non avere uno straccio di idee sulle politiche industriali che ha consentito alla Fiat di chiudere tre stabilimenti nel Mezzogiorno” ma anche alle istituzioni locali e regionali.
Trasporto pubblico locale
L’ultimo sciopero di 24 ore è solo del 22 luglio scorso, l’ultimo di una lunga serie proclamato da Fit Cisl, Filt Cgil, Uiltrasporti, Ugltrasporti, Orsa Trasporti, Faisa e Fast a sostegno della vertenza per il nuovo contratto della mobilità che riguarda 116mila autoferrotranvieri.
I sindacati accusano Governo, enti locali e Regioni di ingiustificabile indifferenza e per l’ingente taglio delle risorse per il trasporto locale avverteno che “senza un rapido intervento la vertenza potrà solo inasprirsi a aprtire da settembre”. Fra le soluzioni proposte dalle organizzazioni sindacali, il taglio dei costi del sottobosco della politica locale tramite la riduzione delle attuali 1.200 aziende del trasporto locale. Ma la responsabilità dei disagi per lo stop di bus, metro e tram viene attribuita dai sindacati anche alle associazioni datoriali (Asstra e Anav) che da oltre trenta mesi “si sono arroccate su posizioni miopi e settoriali non dando alcuna risposta” nè sul fronte normativo nè su quello economico. La protesta ha origine da un ritardo di quasi tre anni nel rinnovo contrattuale e punta a raggiungere un accordo sul contratto unico della mobilità per assicurare regole certe per tutti i lavoratori e le imprese dei trasporti pubblici e ferroviari. Contratto sul quale è in corso da due anni un confronto al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti a cui viene chiesto un intervento con atti politici rapidi e soprattutto risolutivi.
Fincantieri Castellammare di Stabia
“Auspicando un incontro nei primi giorni di settembre, apprezziamo comunque la volontà degli attori istituzionali per la decisione assunta al tavolo tecnico svoltosi a Roma per la Fincantieri, che accoglie in parte le proposte sindacali utili al fine di creare le condizioni per il rilancio del cantiere di Castellammare di Stabia”. È quanto ha affermato il segretario generale della Fim-Cisl di Napoli, Giuseppe Terracciano, auspicando una riunione per i primi giorni di settembre con Ministero e azienda. “Il nostro sindacato – ha aggiunto Terracciano – ritiene necessario ed urgente che il Ministro e la Fincantieri convochino l’incontro una riunione per concretizzare un accordo sindacale che assuma la strumentazione individuata, utile al rilancio del cantiere di Castellammare e del suo indotto, assegnando una missione produttiva in grado di saturare i livelli occupazionali e rilanciare l’economia stabiese”.
Fincantieri Ancona
Ad Ancona i cassintegrati della Fincantieri si sono radunati davanti allo stabilimento per consegnare ai vertici locali dell’azienda una lettera diretta all’ad del gruppo Giuseppe Bono per chiedergli un incontro in occasione della visita del Papa. Bono, infatti, dovrebbe intervenire alla messa che sarà celebrata proprio nell’area del cantiere l’11 settembre prossimo, a conclusione del XXV Congresso eucaristico nazionale.
Nella lettera si chiede espressamente all’ad di programmare per quell’occasione un incontro con i sindacati e gli operai per discutere della situazione. “Abbiamo ricevuto la solidarietà del vescovo di Ancona e di tutte le istituzioni – hanno dichiarato i sindacati – ma nonostante la visibilità ottenuta non abbiamo risolto i nostri problemi. Perciò puntiamo diritti all’ad per chiedergli dopo gli impegni assunti il 20 gennaio scorso ad Ancona di dividere tra i diversi stabilimenti eventuali commesse, perchè qui non è arrivato ancora niente”.
“Da oltre un anno – si legge nella lettera, firmata dalle Rsu dello stabilimento e Fim, Fiom e Uilm – ci mobilitiamo per ottenere lavoro e commesse. Abbiamo con noi la solidarietà della città, delle istituzioni e della Chiesa, che ci hanno sempre sostenuto, e da ultimo la disponibilità del sistema creditizio locale a farsi carico dei nostri e dei suoi problemi. Le chiediamo la disponibilità a prevedere nei giorni di settembre, prima dell’arrivo del Papa, la sua presenza per discutere degli impegni presi”.
Antonio Merloni
Le trattative per la cessione dei complessi aziendali della Antonio Merloni di Ancona, una delle vertenze più critiche sul piano nazionale, “sono tuttora in corso di svolgimento e, in particolar modo, va avanti la verifica negoziale con un gruppo industriale “che prospetta un impegno diversificato su un perimetro industriale ampio”. È quanto comunicano i commissari straordinari della Merloni. I commissari precisano che due gruppi precedentemente interessati hanno fatto un passo indietro. “Sono attualmente in corso – concludono – concrete trattative con un gruppo industriale che prospetta un impegno diversificato su un perimetro industriale ampio, e con una risposta occupazionale che, pur essendo, allo stato, ancora insoddisfacente potrebbe pervenire a risultati comunque interessanti ed in linea con l`attuale condizione economica complessiva. La verifica negoziale è attualmente in fase di svolgimento e si prevede che possa pervenire a maturazione nel corso del mese di settembre”.
Alstom
Alstom non cede sui 280 esuberi previsti per l’Italia. Dei 2.600 dipendenti degli 8 stabilimenti Alstom Transport, l’azienda vuole lasciare a casa 55 persone a Savigliano (Cuneo), 40 a
Bologna, 40 a Guidonia (Roma) e trasferire i 62 dipendenti dello stabilimento di Verona a Bologna. A Colleferro (Roma), invece è stato confermato il provvedimento di cassa integrazione straordinaria per tutti i 145 lavoratori. In tutto, quindi, sono 280 i dipendenti italiani a
rischio per il Settore Transport. Dopo il nulla di fatto dell’incontro svoltosi il 26 luglio scorso, il confronto tra sindacati e azienda riprenderà il 30 e 31 agosto.
Vinyls
Non c’è pace per i lavoratori della Vinyls, neanche per quelli di Ravenna che dopo l’annuncio-salvezza del maggio scorso e il parere favorevole in giugno del comitato di sorveglianza per la cessione dello stabilimento all’Igs di Varese, avevano deciso di abbandonare la protesta in cima al silos cominciata la notte del 10 febbraio.
La Rsu e i sindacati chimici di Cgil, Cisl e Uil fanno sapere che, esaurito il contributo regionale ai lavori socialmente utili, è stata sospesa la cigs a zero ore. Ovvero, “a oggi i lavoratori sono ancora senza il pagamento degli stipendi di febbraio, marzo e parzialmente di aprile: in tale condizione è stato chiesto loro di dimostrare per l’ennesima volta buona volontà e senso di responsabilità”, presidiando gli impianti per garantirne la sicurezza, “pur sapendo che l’azienda non è in grado di pagargli le ore lavorate”.
I sindacati hanno deciso di garantire il presidio degli impianti fino al 10 agosto: per tale data è stato garantito il pagamento dello stipendio arretrato di febbraio. Ma, “a questo punto della vertenza – proseguono i sindacati – è fondamentale capire lo stato della trattativa fra i commissari straordinari Vinyls e Igs, fornendo tempistiche certe alla firma di un accordo di cessione del sito di Ravenna e alla ripartenza degli impianti”.
Golden Lady
È stato convocato per il prossimo 13 settembre a Roma, presso il Ministero dello Sviluppo economico, l’incontro sulla vertenza Golden Lady di Gissi, richiesto lo scorso 8 luglio dal presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio. L’incontro presso il Ministero è una tappa fondamentale nella vicenda Golden Lady e in quella sede si cercherà, insieme a Regione, sindaci e organizzazioni sindacali, una soluzione al dramma occupazionale che stanno vivendo le maestranze della Golden Lady, per la stragrande maggioranza donne e con scarse possibilità di reimpiego in quel comprensorio. La situazione negli stabilimenti italiani della Golden Lady resta esplosiva: l’azienda ha comunicato l’intenzione di chiudere Gissi (Chieti), già previsti esuberi per Basciano (Teramo), pressocchè al capolinea il sito della Omsa di Faenza (Ravenna) per il quale, dopo oltre un anno, non si è ancora evidenziata alcuna proposta concreta sulla reindustrializzazione sostenibile del sito e sulla salvaguardia dell’occupazione, nonostante le promesse annunciate più volte.
Videocon di Anagni
Il governo e il ministero dello Sviluppo economico seguiranno direttamente la crisi della Videocon di Anagni(Frosinone), la fabbrica di Fratta Rotonda dove da mesi è in atto una vertenza senza sbocchi. Lo hanno reso noto i sindacati al termine di un incontro che si è tenuto il 27 luglio al ministero dello Sviluppo Economico. “Dal vertice di oggi – fanno sapere i sindacati – è emerso l’impegno del governo e del ministero che si sono impegnati a seguire nei dettagli la vicenda Videocon allo scopo di tutelare l’occupaizone allo stabilimento di Anagni”.
La Videocon, che fa capo al gruppo guidato dal magnate indiano venugopal Dooth, ha presentato in questi giorni richiesta di concordato preventivo al tribunale di Frosinone, dopo il mancato accordo con Banca Intesa per rinegoziare il debito di circa cento milioni. I 1.300 lavoratori sono in cassa integrazione fino a metà dicembre, ma l’assessore regionale al lavoro Mariella Zezza ha già garantito che verrà concessa la cig in deroga fino a dicembre.
Cecilia Augella
Conquiste del Lavoro