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L’evasione fiscale, lo scontrino deducibile e la mistificazione sui redditi autonomi e dipendente

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L’evasione fiscale in Italia è un fenomeno lancinante, di proporzioni abnormi. Su questo ci sono pochi dubbi. Il punto è capire dove si forma, come si forma e perché si forma questa massa di evasione e se le prospettive di recupero a tassazione della stessa siano credibili. Altrimenti la lotta all’evasione diventa come gridare al lupo quando non si ha molto altro da fare: un alibi. L’evasione fiscale nasce nel momento in cui tra le parti contraenti non esiste un reciproco interesse all’emersione fiscale. Questo avviene prevalentemente nella vendita a privati, nei mercati di ampio consumo e quindi prevalentemente nella vendita al dettaglio. Tra imprenditori la fattura si scarica e quindi chi paga ha tutto l’interesse a ricevere il documento fiscale. Se vado al bar invece con lo scontrino del caffè non ci faccio nulla e quindi se non mi viene fornito non avverto alcun problema o possibile danno. La risposta sinora è quella della repressione o della cultura fiscale di un popolo. Si tratta di due grandi sciocchezze che infatti non funzionano. Pensare di mettere finanzieri ad ogni bar, negozio o stabilimento turistico italiano è una prospettiva che neanche la dittatura più arcigna o arroccata potrebbe realizzare. L’effetto dei proclami repressivi, stile maoista (punirne uno per educarne cento) ha un effetto limitato tenuto conto anche della continuità e della frequenza degli atti di acquisto degli italiani. Andiamo alla prospettiva culturale. Certo la mentalità italiana non è molto rigida sull’adempimento fiscale, che non è considerato un peccato o una condotta socialmente riprovevole. Ma anche laddove c’è una maggiore attenzione alle ripercussione sociale di una condotta fiscale discutibile i veri motivi non stanno nel puritanesimo o in una superiorità morale. Negli Stati Uniti c’è meno evasione fiscale (ma c’è pure lì e non è neanche poca) per due ragioni, che nulla hanno a che fare con l’etica della responsabilità. Primo. Le aliquote sono infinitamente più basse di quelle italiane (quasi della metà) e quindi l’adempimento dell’obbligazione fiscale diventa destramente più semplice. E qui scatta anche il discorso morale. Se non si vuole contribuire alle spese della comunità neanche con un contributo tutto sommato accettabile ci si pone davvero in una cattiva luce. Secondo: negli stai uniti le imprese sono tassate, specie quelle più piccole sono tassate a forfait. Pochi lo sanno ma negli usa esiste la minimum tax (anzi diverse minimum tax) ossia un prelievo imposto a prescindere dai risultati dell’attività economica. E’ come se si dovesse pagare in base a quello che esce dagli studi di settore, senza possibilità di prova contraria. E così siamo tutti bravi a contrastare l’evasione fiscale. Tornando all’Italia quindi una maggiore compliance fiscale si potrebbe avere o abbassando le aliquote (ma questo è impossibile vista la condizione pessima dei conti pubblici italiani) oppure creando nel mercato al consumo un conflitto di interesse tra consumatore e fornitore di beni e servizi. In pratica lo scontrino in qualche modo dovrebbe essere deducibile e questo risolverebbe anche una grandissima mistificazione statistica esistente sui redditi degli italiani. In pratica i lavoratori dipendenti hanno importi nominali di reddito di gran lunga superiori agli autonomi. E quindi dagli all’untore all’evasore. L’agenzia delle entrate ci sguazza e propina ai giornali ritualmente le statistiche dei redditi da lei elaborati facendo puntualmente capire che gli autonomi non pagano nulla e che i dipendenti invece dichiarano tanto. Il punto è che i due redditi sono elaborati con metodologie di calcolo completamente diverse. Quello degli autonomi è la differenza matematica tra costi e ricavi impegnati nell’attività, come emersi dalla contabilità aziendale. Quelli del lavoro dipendente sono al lordo di qualsiasi spesa o onere sopportato per la sua produzione. Per essere giusti si dovrebbe allora paragonare il reddito dei dipendenti con il fatturato delle attività autonome e aziendali, cioè prescindendo dalle deduzioni che la legge loro consente. Invece non si fa così e si crea confusione. Nessuno nega l’evasione ma se la si quantifica con metodologie sbagliate si creano alibi anche agli evasori (che di solito non dichiarano proprio nulla al fisco) che possono contestare procedure sbagliate e approssimative. Rendere deducibili gli scontrini o in generale le spese e gli acquisti del privato cittadino (magari ipotizzando dei tetti annui cumulativi) aprirebbe la porta ad una certo maggiore accertamento di base imponibile ed anche ad un avvicinamento nelle metodologie di calcolo dei redditi delle categorie di lavoro autonomo e dipendente.

Pietro Colagiovanni

Agevolazioni fiscali per il contratto di rete tra imprese

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FOTO DI REPERTORIO

Il contratto di rete è stato introdotto con il decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5. L’istituto ha la finalità di realizzare un  “programma comune di rete”, sulla base del quale gli imprenditori si obbligano a “collaborare in forme e ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale commerciale tecnica o tecnologica ovvero ancora ad esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa” per perseguire lo scopo di “accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato”.
L’articolo 42, comma 2, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 prevede in favore delle imprese appartenenti ad una delle reti di imprese riconosciute, ai sensi dei commi da 2-bis a 2-septies del citato articolo 42, vantaggi fiscali, amministrativi e finanziari, nonché la possibilità di stipulare convenzioni con l’A.B.I. nei termini definiti con decreto del ministro dell’Economia e delle Finanze.
In particolare, il comma 2-quater del menzionato articolo 42 stabilisce, fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2012, la sospensione d’imposta della quota degli utili dell’esercizio destinata dalle imprese che aderiscono o sottoscrivono un contratto di rete
al fondo patrimoniale comune o al patrimonio destinato all’affare. Per espressa previsione   normativa, la quota degli utili che non concorre alla formazione del reddito d’impresa non può, comunque, superare il limite di 1 milione di euro, per singola impresa e periodo d’imposta.
L’agevolazione spetta esclusivamente ai fini delle imposte sui redditi e non opera ai fini dell’Irap.

Antonina Giordano

Fisco Oggi

Manovra correttiva di luglio: sanzioni al mini restyling

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Porta aperta alla “definizione agevolata” anche nelle ipotesi di rideterminazione dell’importo, operata dall’ufficio in seguito alle deduzioni presentate dal contribuente
Le novità fiscali contenute nella manovra di stabilizzazione dello scorso luglio (Dl 98/2011) hanno interessato anche i procedimenti sanzionatori, prevedendo, fra l’altro, che le penalità relative a violazioni di tipo sostanziale debbano passare direttamente dall’atto di accertamento del maggior tributo richiesto. Ma non è questa l’unica modifica apportata al Dlgs 472/1997 (“Disposizioni generali in materia di sanzioni amministrative per le violazioni di norme tributarie”).
La prima – contenuta nel comma 29 dell’articolo 23, Dl 98/2011 – ha inserito nel corpo dell’articolo 16 del Dlgs 472/1997 il nuovo comma 7-bis, in base al quale le sanzioni “rideterminate” dall’ufficio in seguito alle deduzioni difensive presentate dal contribuente sono definibili, entro il termine previsto per la proposizione del ricorso, con il pagamento di 1/3 del loro importo. La regola si rende applicabile agli atti di irrogazione delle sanzioni notificati dopo la data di entrata in vigore del Dl 98/2011 (6 luglio 2011), nonché a quelli notificati prima di tale data, ma per i quali non sono ancora scaduti i termini per la proposizione del ricorso.
La seconda novità, come accennato all’inizio, è costituita dalla modifica all’articolo 17 del decreto legislativo che fissa i principi generali sull’applicazione delle sanzioni tributarie, a seguito della quale, in deroga alle regole per l’emissione dell’atto di contestazione (per violazioni formali, ossia svincolate dall’imposta), il tributo e la relativa sanzione “dovranno” essere richiesti con un unico atto. Questa seconda modifica si applica agli atti emessi a decorrere dal 1° ottobre 2011.
Per effetto di questo intervento, quindi, per l’irrogazione delle sanzioni collegate al tributo non si potranno più notificare due distinti atti (il primo, relativo alla maggiore imposta, l’altro per contestare la sanzione).

Definizione agevolata allargata
Con la modifica dell’articolo 16, l’accoglimento – totale o parziale – delle deduzioni difensive presentate dal contribuente all’ufficio apre alla “definizione agevolata” delle sanzioni. Alla possibilità, cioè, di chiudere il conto con un pagamento ridotto, pari a 1/3 della sanzione irrogata (l’importo non può comunque essere inferiore a 1/3 dei minimi edittali previsti per le violazioni più gravi relative a ciascun tributo). Una possibilità che prima esisteva (e continua ad esistere) solo in relazione alla “prima” contestazione e irrogazione delle sanzioni. Prima, cioè, delle eventuali deduzioni che il contribuente ha la possibilità di presentare entro il termine per la proposizione del ricorso.
Nulla cambia rispetto al passato nel caso di mancato accoglimento delle deduzioni. In tale evenienza le sanzioni non potranno beneficiare di alcuna riduzione, ma dovranno essere versate per intero. Salva ovviamente la facoltà di impugnate l’atto di irrogazione.

Tributo e sanzioni insieme
Come visto, per effetto dell’intervento sull’articolo 17, l’irrogazione delle sanzioni per le violazioni di carattere sostanziale, cioè collegate al tributo cui si riferiscono, dovrà essere effettuata in via immediata, cioè con l’avviso di accertamento o di rettifica dell’imposta. Una procedura questa (conosciuta come “procedura di deroga”, alternativa a quella “ordinaria” che prevede il duplice atto, di ricupero dell’imposta e di irrogazione delle sanzioni) che già era attivabile dall’ufficio, ma solo in via discrezionale.
Per gli atti emessi a partire dal prossimo 1° ottobre, invece, la richiesta delle sanzioni direttamente con l’atto di accertamento (si ripete, nei casi di sanzioni collegate al tributo) diventerà obbligatoria (tranne, ovviamente, nel caso di contestazioni di sanzioni mosse a soggetti diversi dal contribuente – ad esempio, i coobbligati – non destinatarie dell’avviso di accertamento, per i quali la penalità continuerà a passare attraverso l’atto separato). Conseguentemente, i benefici connessi alla definizione mediante accertamento con adesione o per omessa impugnazione degli avvisi di accertamento o di rettifica dell’imposta si estenderanno sempre anche alle correlate sanzioni.

Salvatore Servidio

Fisco Oggi

Vibo Valentia: sanità, De Nisi “insieme per tutelare il territorio e i cittadini”

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«Alla stregua di quanto avvenuto in occasione del Consiglio provinciale straordinario sul rischio soppressione della Provincia, mobilitiamoci tutti insieme per salvaguardare i livelli minimi di assistenza sanitaria e ospedaliera nel Vibonese».
È questo l’appello che il presidente dell’Amministrazione provinciale, Francesco De Nisi, lancia alle forze politiche, sociali e istituzionali, promuovendo la convocazione di una nuova riunione in adunanza aperta del Consiglio provinciale, con all’ordine del giorno la politica regionale in materia di sanità e il piano dell’Asp che prevede la soppressione e il ridimensionamento di alcuni nosocomi provinciali.
«Facciamo tesoro di questo rinnovato spirito di collaborazione, che è stato avvertito da tutti, al di là delle differenze politiche, come un prezioso elemento di novità nel contesto locale, alimentando la fiducia dei cittadini nelle istituzioni – continua De Nisi – Affrontiamo quindi con lo stesso slancio bipartisan la questione sanità e facciamo sentire forte la voce di questo territorio che non può essere marginalizzato e penalizzato oltremisura da una strategia di meri tagli alla spesa, soprattutto in un settore, come la sanità appunto, dove la tutela dei diritti inalienabili deve essere prioritaria rispetto alle esigenze contabili».
A breve, dunque, verrà convocata l’Assemblea provinciale, aperta alla partecipazione dei cittadini, dei sindaci, della deputazione parlamentare e regionale, dei sindacati, degli ordini professionali, delle associazioni, delle rappresentanze datoriali.
«La battaglia per la Provincia – conclude De Nisi – non ha senso se non la riempiamo di contenuti che vadano al di là della semplice sopravvivenza amministrativa dei confini vibonesi. Agire insieme per la salvaguardia dei servizi e delle strutture sanitarie può rappresentare la bandiera senza colore politico sotto la quale ritrovarci per perseguire l’esclusivo interesse della nostra comunità».
De Nisi, infine, ha fatto sapere che domani, mercoledì 24 agosto, parteciperà con gli altri presidenti delle Provincie a rischio soppressione alla riunione convocata nella sede romana dell’Upi, al fine di definire una strategia unitaria per contrastare gli effetti della manovra economica di Ferragosto.

Economia: la burocrazia fiscale costa 21,1 mld l’anno

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Il fisco lunare costa, nel 2011, 21,1 miliardi all’anno ai contribuenti italiani titolari di partita iva, +3,8 MLD rispetto al 2010, quando il costo degli adempimenti fiscali viaggiavano intorno ai 18,3 MLD. Questo è il costo complessivo annuo che sostengono, nel 2011, gli artigiani, i liberi professionisti e le PMI a causa della burocrazia fiscale in Italia. Una “tassa occulta” di 5.979 euro l’anno. Mediamente quattro volte di quanto pagano i francesi, tedeschi, inglesi e spagnoli.
L’indagine condotta da KRLS Network of Business Ethics per conto di “Contribuenti.it Magazine” dell’ Associazione Contribuenti Italiani, ha preso in considerazione tutti i costi per la compilazione della dichiarazione dei redditi, IVA e sostituti d’imposta, degli studi di settore, del calcolo del redditometro, dello spesometro, del disbrigo delle pratiche fiscali, del costo per l’acquisto dei software fiscali, della tenuta della contabilita’, della trasmissione telematica, della gestione dei crediti fiscali e degli avvisi bonari, delle istanze in autotutela, del contenzioso tributario, degli adempimenti per la privacy e per l’antiriciclaggio e della formazione del personale per gli adempimenti in materia contabile e fiscale.
La burocrazia fiscale costa cara ai contribuenti italiani specialmente se messa a confronto con quella europea. L’indagine di KRLS evidenzia che ogni contribuente italiano per esercitare una attivita’ economica paga nel 2011 una “tassa occulta” di 5.979 euro all’anno, contro i 1.370 euro dei francesi, i 1.310 euro dei britannici, i 1.250 euro dei tedeschi, i 1.190 euro degli spagnoli, i 1.120 euro degli olandesi ed i 860 euro degli svedesi.
La “tassa occulta” della burocrazia fiscale incide sulle aziende in maniera inversamente proporzionale alla grandezza della stessa. Per le micro imprese, quelle con meno di 5 dipendenti, costa mediamente l’10,1% del fatturato, per le piccole imprese, con meno di 50 addetti, il 8,9%, mentre le medie, con meno di 250 addetti, il 8,5%.
La classifica del peso della burocrazia fiscale, non avvantaggia le micro imprese neppure quando si parla di numero di adempimenti medi eseguiti ogni anno.
Si va cosi’ dagli 11,4 adempimenti per addetto per le micro imprese, ai 7,6 per le piccole imprese fino ai 4,3 adempimenti per addetto per le medie imprese.
L’indagine elaborata per “Contribuenti.it Magazine”, ha analizzato anche il tempo richiesto dalla burocrazia fiscale, sottratto alla produzione.
In media, si perdono 114 ore, pari a quattordici giornate lavorative, per ciascun addetto, nelle micro aziende, per scendere a 89 ore, pari a 11 giornate, per ciascun addetto, per le piccole aziende, a 81 ore, pari a 10 giorni, per ciascun addetto, per le medie imprese.
”L’inefficienza della amministrazione finanziaria, l’applicazione spesso cervellotica di leggi, circolari e regolamenti vari – commenta Vittorio Carlomagno presidente di Contribuenti.it Associazione Contribuenti Italiani – richiede una svolta epocale. Bisogna smetterla di vessare i contribuenti trattandoli come sudditi. Serve un rapporto piu’ equo tra fisco e contribuente incentrato sulla tax compliance, come avviene da tempo nei principali paesi europei”.

Fonte: Contribuenti.it

Friuli Venezia Giulia: anziani e disabili, servizi innovativi per la domiciliarità

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Amministrazione pubblica e centri di ricerca uniti per studiare nuove soluzioni che migliorino la qualità della vita di anziani e disabili, rendendo più intelligenti le loro abitazioni.
Comune di Udine, Rino Snaidero Scientific Foundation e Friuli Innovazione collaboreranno nel progetto “RE-FREEDOM – Rete funzionale per la ricerca e sperimentazione di servizi innovativi per la domiciliarità” finanziato dalla Regione FVG con la legge 26/2005, art. 22, “Interventi a favore dell’innovazione nel settore del welfare”.
L’iniziativa, ideata per rispondere alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione, ha un duplice obiettivo: promuovere le tecnologie disponibili per migliorare la qualità della vita di anziani e disabili in casa e sperimentare l’applicazione di queste tecnologie con gli utenti finali, in spazi appositamente messi a disposizione dal Comune.
Verrà creata una rete informativa che coinvolgerà gli attori locali del servizio socio-sanitario, per favorire la divulgazione verso gli utenti finali delle possibilità offerte dalla tecnologia per adeguare la propria abitazione a esigenze specifiche.
Nella fase di sviluppo sperimentale, invece, alcune di queste tecnologie – che consistono nell’integrazione di strumenti informatici, soluzioni ergonomiche e domotiche, uso di nuovi materiali – verranno applicate in due appartamenti-laboratorio.
Gli immobili individuati si trovano uno al quinto piano di uno stabile di via Mantova, e sarà riservato a utenti con difficoltà sensoriali (ipovedenti e audiolesi) e cognitive; il secondo al piano terra in via Colugna, e sarà invece destinato principalmente a persone con difficoltà motoria agli arti inferiori.
“Gli spazi saranno ristrutturati e utilizzati per sperimentare nuovi servizi socio-sanitari al cittadino, secondo la logica della sostenibilità sociale – spiega il sindaco Furio Honsell. Un contesto domestico e ambientale migliore può ridurre gli effetti della disabilità fisica e prolungare la permanenza di anziani e disabili in casa, con effetti benefici sulla loro salute. Consente, inoltre, di riorganizzare i servizi pubblici in modo più efficace e più efficiente, riducendo il ricorso all’ospedalizzazione a favore dell’assistenza a distanza”.
Le attività di ricerca saranno avviate nei laboratori della Fondazione Snaidero e poi realizzate anche negli appartamenti dove saranno validate direttamente con gli utenti finali. “Lo studio dello stato dell’arte permetterà di individuare le soluzioni più innovative esistenti sul mercato per l’assistenza domiciliare – illustra Felice Pietro Fanizza della Fondazione Snaidero. A partire da questi risultati si allestiranno gli appartamenti secondo diversi scenari che rappresenteranno le migliori soluzioni abitative per vari tipi di disabilità. Un campione di  utenti e di loro familiari – prosegue – potrà quindi accedere e testare le soluzioni tecnologiche proposte, ma anche partecipare direttamente alla definizione di nuove idee che saranno poi sviluppate dai ricercatori”.
Friuli Innovazione, oltre che della gestione del progetto, sarà responsabile anche dell’attività di diffusione e promozione delle metodologie e dei risultati, attraverso la predisposizione di materiale divulgativo e di un sito internet, e l’organizzazione di eventi e workshop sul territorio regionale. “Il progetto coinvolgerà, oltre al Comune, anche le aziende sanitarie regionali, i professionisti, le imprese, gli enti no-profit, le associazioni di disabili e di volontariato – aggiunge il direttore di Friuli Innovazione Fabio Feruglio – in un’ottica di collaborazione e di condivisione di competenze e idee, fondamentale per sviluppare approcci e metodologie innovativi”.
L’obiettivo finale è sviluppare in futuro una rete di abitazioni intelligenti sul territorio, connesse tra loro e anche con soggetti esterni in grado di erogare servizi a distanza, per ridurre sensibilmente il ricovero di anziani e disabili in istituti di cura e ospedali, favorendo la domiciliarità e l’assistenza a distanza.

Stangata fiscale sulla casa: la manovra economica taglia bonus su ristrutturazioni e risparmio energetico

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L’ombra della manovra economica si allunga sulle case degli italiani: i tagli ai bonus su ristrutturazioni e risparmio energetico e il ritorno dell’Irpef sulla prima casa concorrono a disegnare quella che appare come una vera e propria stangata. Dall’“universo casa” la manovra ipotizza un recupero sostanzioso grazie al taglio degli incentivi, che si realizzerà in due fasi e toccherà tutti: chi affitta, i proprietari di casa, chi intende ristrutturare un appartamento e anche gli inquilini.

Sulla casa, una stangata in due riprese. Ridotti i bonus per le ristrutturazioni

Tempi difficili per il settore immobiliare non solo per un mercato che stenta a ripartire, ma anche a causa delle misure recentemente stabilite dalla manovra fiscale. Nella congerie di tagli a bonus e benefici fiscali, infatti, rientrano anche alcune disposizioni che interessano padroni di casa e inquilini. In seguito alla manovra, infatti, i fondi destinati agli sconti fiscali sulla casa si alleggeriranno in maniera considerevole. I tagli saranno effettuati in due tranches: nel 2013 ai bonus fiscali sulla casa sarà riservato il 5% di fondi in meno (500milioni di euro), mentre nel 2014 il taglio sarà del 20% (2 miliardi di euro). Oltre al ritorno dell’Irpef sulla prima casa per i redditi 2013 e 2014, i proprietari di casa dovranno fare i conti con i tagli alle agevolazioni, a partire da quelle fiscali per l’acquisto della prima casa; inoltre, verrà ridotta anche la detrazione Irpef per gli interessi passivi sui mutui della prima casa (19% su un tetto massimo di spesa di 4 mila euro annui). Limitata inoltre la detrazione Irpef per le provvigioni pagate ai mediatori immobiliari per l’acquisto dell’abitazione principale (19% su un importo massimo di mille euro annui). Infine è previsto un taglio per le deduzioni Irpef per chi decide di fare lavori di ristrutturazione con il bonus che passa dal 36%, per i lavori di recupero edilizio, al 28,8%; mentre per le ristrutturazioni per il risparmio energetico il bonus passa dal 55% al 44%.

Problemi anche per proprietari che affittano casa e inqulini

E questo è solo il preludio. Non si salvano dai tagli neanche gli affittuari e gli inquilini. Nel primo caso, i tagli previsti porteranno la cedolare secca dal 21% al 25,2%. A rischio anche la deduzione forfetaria del 15% sui redditi da locazione che viene riconosciuta ai proprietari a fronte dei costi sostenuti per l’immobile (manutenzione, imposte, ecc.) e l’ulteriore deduzione del 30% ai proprietari che affittano con canone concordato. Nel caso in cui si sia inquilini, invece, è previsto un taglio per le detrazioni fiscali a sostegno del costo dell’affitto rispettivamente del 5% nel 2013 e del 20% nel 2014.

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Lavoro: l’Italia degli under 35, solo il 47% spera ancora in un contratto a tempo pieno

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L’Italia del lavoro under 35 lascia ancora il segno e mette in evidenza uno spaccato tra Nord e Sud molto chiaro: oggi più che in passato sono diminuite le pretese e le aspettative dei giovani. Da una ricerca elaborata da Datagiovani sui dati Istat relativi al 2010, in Italia sono disoccupati ben 1,2 milioni di under 35 e la maggior parte si concentra al Sud Italia.  Circa 1,1 milione di persone (il 96% del totale) è impiegato attivamente nel cercare un posto di lavoro mentre la restante parte, il 4% sta aspettando di iniziare un nuovo impiego (già ottenuto) o è in attesa di una risposta dopo aver sostenuto il colloquio di lavoro.

Le aspettative
Ciò che salta subito all’occhio dalla ricerca è l’elemento demoralizzante che hanno i giovani: sono rassegnati e quindi scoraggiati alla ricerca di un posto di lavoro e questo porta anche a delle aspettative lavorative molto più basse. Infatti solo il 47% spera ancora in un contratto a tempo pieno (5% in meno rispetto al 2007), solo il 10% vorrebbe un part time  (17,4% se si considerano solo le donne), il 43% non ha preferenze ma l’importante è lavorare. Infine il 94% dichiara di essere disposto ad accettare un lavoro a termine anche se ovviamente sarebbe più soddisfatto se il contratto fosse a tempo indeterminato.

Il sud
E’ nel Meridione dove la situazione occupazionale è più difficile e dove si trovano la maggior parte dei giovani rassegnati e scoraggiati. Proprio perché la percezione dell’impossibilità a trovare lavoro è molto più elevata che al Nord, nel meridione si trovano molti più giovani disposti a spostarsi per un posto di lavoro: un giovane su due infatti ha è pronto a trasferirsi in un comune vicino a quello di residenza mentre uno su cinque è disposto a spostarsi ovunque in Italia. Nel complesso, in tutta Italia sono quasi 98mila i giovani disposti ad espatriare per trovare un posto di lavoro ma va detto che sono sempre i ragazzi del Sud che accettano qualsiasi tipo di contratto, tipologia di lavoro e orari.

La retribuzione
Un dato interessante è legato alla retribuzione che i giovani si aspettano: se nel 2007 più del 50% dei giovani aspirava ad ottenere più di 1000 euro al mese, oggi invece meno del 20% si aspetta tanto.
Per quanto riguarda la ricerca del lavoro, al Nord chi cerca lavoro fa affidamento alle agenzie interinali e i centri per l’impiego nel 38,3% dei casi, mentre nel Sud aumenta la percentuale di giovani che partecipano ai concorsi pubblici (15% dei casi contro il 12% della media nazionale).

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Lucca: spot per promuovere la riapertura della Casa Natale di Puccini

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Sono ben 384 le sale cinematografiche italiane interessate dalla massiccia campagna di pubblicità e promozione, realizzata dal Comune di Lucca e dalla Fondazione Puccini con la Opus Proclama, azienda leader nel settore su scala nazionale. Lo spot, realizzato in digitale della durata di 15 secondi, promuove l’attesa riapertura del Museo Casa Natale di Giacomo Puccini offrendo al pubblico immagini della Città e, soprattutto, preziosi frammenti dell’inedito filmato, di proprietà della Fondazione e oggi patrimonio del Museo, in cui il Maestro Puccini esegue le sue composizioni al pianoforte e che sarà interamente visionabile in occasione dei concerti celebrativi del 10 e 11 settembre prossimo al Teatro del Giglio. L’iniziativa degli spot si va ad aggiungere alle altre attività promozionali messe in atto per la promozione dell’iniziativa: come gli stendardi alle porte della città, la diffusione di oltre 100 mila depliant in tutti i luoghi di cultura e di turismo e l’attenta campagna stampa che ha interessato testate di viaggi e turismo di livello nazionale.
Lo spot, proiettato per tutto il mese di agosto sarà ripetuto fino al 12 settembre prossimo, vigilia della riapertura della Casa ristrutturata con grande impegno dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, prima dei film in programma, ben 4 volte al giorno, su 384 sale italiane dislocate in tutta Italia, fra l’altro ad Arezzo, Assago, Bologna, Ferrara, Firenze, Genova, Livorno, Messina, Mestre, Milano, Molfetta, Napoli, Palermo, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Roma, Salerno, Torino etc..
“È la prima volta – afferma Letizia Bandoni assessore comunale alla Cultura del Comune di Lucca – che Lucca promuove le attività culturali con uno spot nelle sale cinematografiche di tutta Italia. Desideravamo raggiungere il vasto pubblico degli appassionati di cinema e le famiglie italiane così abbiamo accolto la proposta di Opus Proclama, azienda leader nel settore della pubblicità cinematografica, che ha collaborato con l’amministrazione e reso possibile questo progetto”, Opus Proclama, infatti, è la prima concessionaria in Europa ad aver completato il progetto di “Digital Cinema Advertising”, grazie al quale si possono pianificare campagne mirate in base al target, all’area geografica e ai giorni di interesse.  Opus detiene contratti in esclusiva con i più importanti players del mercato cinematografico: The SPACE Cinema (primo gruppo italiano per gestione e distribuzione cinematografica nato dalla fusione di Medusa Multicinema e Warner Village) con 24 Multiplex per 242 schermi; UCI Cinemas (circuito leader in Europa con oltre 1900 schermi) leader in Italia con 24 Multiplex per 257 schermi e oltre 11.000.000 di spettatori l’anno; UGC (circuito top con 600 schermi in Europa e leader in Francia) con 4 Multiplex per 69 schermi e 4.000.000 di spettatori l’anno.
Lo spot, visionabile anche sul sito internet del Comune www.comune.lucca.it nella home page, ciccando il link “guarda il video sulla riapertura della casa Natale Giacomo Puccini” è già stato proiettato anche nelle sale cinematografiche di Lucca prima della loro chiusura estiva e tornerà protagonista alla loro riapertura alla fine di agosto grazie alla collaborazione di Paolo Gialdini che ha da subito accolto l’iniziativa.
“Abbiamo scelto sinergie di promozione non convenzionali – sottolinea ancor al’assessore Bandoni – ed innovative anche sotto il profilo tecnologico proprio per raggiungere un pubblico variegato, spesso mai coinvolto nelle pregevoli iniziative culturali della nostra Città, con lo scopo di valorizzare al massimo il forte messaggio che il Maestro, appunto, torna a casa”.

Facebook: in Germania il tasto “mi piace” è illegale. Viola la privacy

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Il garante della privacy dello Stato dello Schleswig-Holstein, Thilo Weichert, ha intimato ad aziende e istituzioni di rimuovere il pulsante “like” (mi piace) dai loro siti e di chiudere le loro pagine sul social network poiché violerebbe la privacy. Analisi dal suo ufficio hanno dimostrato che utilizzando i pulsanti di trasferimento dei dati al server di Facebook negli Stati Uniti. violano le leggi tedesche e dell’Unione europea sulla protezione dei dati. Weichert ha dichiarato: “Facebook può tracciare ogni click effettuato su un sito Web, sapere quanto tempo io trascorro su una determinata pagina o portale, e cosa mi interessa leggere”. I siti tedeschi saranno dunque tenuti a rimuovere il tasto “mi piace” o a pagarne le conseguenze con multe salate. “Chiunque visiti facebook.com o utilizza un plug-in deve aspettarsi che lui o lei saranno monitorati dalla società per due anni”. Facebook ha fortemente negato le affermazioni di Weichert. La Germania, con le sue politiche rigorose sulla privacy online, si è trovata negli ultimi anni ripetutamente in contrasto con Facebook e altri giganti del Web. Il Garante della Privacy tedesco ha chiesto che gli utenti di Facebook ottengano un maggiore controllo sulla loro e-mail come anche per Google per permettere alle persone che vogliono scegliere lo strumento per offuscare le immagini delle loro case.

Giovanni D’Agata